«Il debito vi danneggia»
«L’Italia è un grande Paese dell’Unione Europea al quale si applicano le stesse regole degli altri. Va riconosciuto lo slancio riformista del governo». Il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, in visita a Roma, aggiunge: «Non definirei l’Italia un sorvegliato speciale».
«Non definirei l’Italia un sorvegliato speciale: è un grande Paese dell’Unione Europea, al quale si applicano le stesse regole che si applicano agli altri». Il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, oggi è in visita ufficiale a Roma. Il Consiglio dei ministri ha sul tavolo la Nota di aggiornamento al Documento di finanza pubblica (Def) ed entro il 15 ottobre il governo dovrà inviare la legge di Stabilità a Bruxelles. Lo scorso anno abbiamo rischiato la bocciatura e ora stiamo trattando per ottenere altra flessibilità.
Che idea si è fatta la Commissione del taglio delle tasse annunciato da Renzi?
«Mi sento regolarmente con il ministro Pier Carlo Padoan. Va riconosciuto lo slancio riformista del governo. L’Italia sta facendo una serie di riforme che stanno avendo un impatto positivo sulla crescita, sull’occupazione e attirano investimenti. La riforma del mercato del lavoro comincia a dare i frutti. Rimane molto da fare ma la situazione è incoraggiante. Aspettiamo di vedere la legge di Stabilità».
L’Italia è stata il primo Paese a godere della flessibilità prevista dal patto di Stabilità. Ora vorrebbe ricorrervi ancora, usando la clausola sugli investimenti. Che margini ci sono?
«La flessibilità è prevista in caso di crescita negativa di un Paese o sotto il suo potenziale, quando fa riforme importanti o se ha bisogno di una spinta per investire in progetti cofinanziati dai fondi europei e dal Piano Juncker. L’Italia gode già della clausola per le riforme strutturali per lo 0,4% del Pil. Esamineremo la legge di Stabilità in base alle regole europee, tenendo conto di tutti i fattori pertinenti e di un fattore centrale per l’Italia che è l’alto debito pubblico. Tutte le domande eventuali saranno esaminate una volta ricevuto il testo e in base alle nostre previsioni economiche. È troppo presto per pronunciarsi».
I ministri finanziari della Ue vi hanno chiesto di valutare l’impatto economico sui bilanci degli Stati delle misure adottate per far fronte all’emergenza rifugiati. Come intendete intervenire?
«La Commissione è la guardiana dei Trattati, applica le regole del patto di Stabilità. Le regole includono la flessibilità per poter reagire alle circostanze impreviste e agli eventi eccezionali. Ma è troppo presto per dire se la crisi dei rifugiati possa essere considerata rilevante in questa circostanza dal punto di vista dei bilanci pubblici. La Commissione esaminerà la questione con il Consiglio».
L’Europa cambierà rotta sull’austerity?
«Non c’è austerità in Europa. Non c’è in Francia né in Italia. L’austerità si ha quando i salari dei dipendenti pubblici vengono abbassati e i dipendenti statali fortemente diminuiti, quando lo Stato si ritrova incapace di far fronte ai propri obblighi. Invece si stanno facendo le riforme perché lo Stato sia più efficiente e l’economia più competitiva. Sono un socialdemocratico e non ho mai fatto parte del partito dell’austerità ma penso che chi rifiuta le riforme e l’Europa faccia della demagogia. La Germania all’inizio degli anni Duemila ha fatto le riforme strutturali che le hanno permesso di diventare la più forte d’Europa. Non dico che sia l’unico modello, ma senza riforme non c’è crescita né progresso sociale».
Per il presidente Juncker la ripresa è troppo debole.
«La ripresa europea è solida e su basi robuste, le riforme strutturali fatte in Europa stanno dando i frutti, la nostra competitività è migliorata, ci siamo dotati di strumenti anticrisi che non avevamo nel 2007-2008. Non c’è motivo per mettere in dubbio le previsioni per il 2015. Per il 2016-2017 pubblicheremo le nostre previsioni a novembre. Ma come ha detto il presidente Juncker la ripresa è troppo lenta e ineguale, per questo stiamo lavorando alla convergenza economica. È il senso della flessibilità e del Piano Juncker per gli investimenti».
Tra le misure annunciate c’è anche una riforma fiscale.
«Diamo grande importanza al principio della tassazione effettiva: bisogna tassare i profitti là dove sono prodotti. Questo si tradurrà in una proposta legislativa della Commissione, riprenderemo il progetto della Base imponibile comune consolidata per l’imposta sulle società. Inoltre entro fine anno speriamo di raggiungere un accordo sulla cooperazione rafforzata per l’imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie».
Domenica si vota in Grecia. Cosa vi aspettate? L’Esm non è d’accordo con chi ritiene che il debito greco sia insostenibile. Cioè il Fmi...
«Rispetto l’esito delle urne qualunque sia. Credo però che gli elettori saranno con una larga maggioranza a favore dei partiti che hanno sostenuto l’accordo per il programma che ha messo a disposizione della Grecia 85 miliardi e permesso le riforme necessarie per la crescita e la competitività. Aspettiamo queste elezioni con grande serenità. Affronteremo la questione del debito nei prossimi mesi: abbiamo gli elementi tecnici e politici per una risposta soddisfacente; il Fmi ha tutto il suo spazio, la sua partecipazione è essenziale per assicurare la solidità del programma. Ho parlato con Christine Lagarde, sono fiducioso».
La crisi greca ha messo in evidenza i limiti della Ue.
«Serve una riforma della governance. La Commissione ha il monopolio legislativo, lanceremo una prima fase di riforme che permetta la convergenza delle economie prevista dal Rapporto dei cinque presidenti. Quanto al dopo, sono favorevole a una democratizzazione forte della zona euro, con un ruolo specifico e maggiore per il Parlamento europeo e una sorta di governo dell’eurozona che possa gestire un bilancio comune, spero nella creazione di un ministro delle Finanze della zona euro che sia un membro della Commissione e infine un Tesoro europeo. Sono le mie idee personali». Come vede la futura Ue? «Non c’è soluzione alla crisi greca o all’emergenza dei migranti che non sia europea. Dobbiamo fare un salto politico e mettere in atto dei meccanismi efficaci di decisione e azione. Se saremo capaci di rispondere a queste crisi, di fare il salto politico e ottenere dei risultati in campo economico sono fiducioso per l’avvenire. Altrimenti ci saranno dei partiti di estrema destra e sinistra che proporranno lo smantellamento della Ue. Come ho scritto tempo fa in un testo sull’Europa: o si cambia o si muore».
Padoan Ci sentiamo con regolarità, clima costruttivo Juncker Ha ragione quando dice che la crescita è ancora troppo lenta Tsipras I greci sosterranno chi ha lavorato per il piano di aiuti