Corriere della Sera

«Il debito vi danneggia»

- Di Francesca Basso

«L’Italia è un grande Paese dell’Unione Europea al quale si applicano le stesse regole degli altri. Va riconosciu­to lo slancio riformista del governo». Il commissari­o Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, in visita a Roma, aggiunge: «Non definirei l’Italia un sorvegliat­o speciale».

«Non definirei l’Italia un sorvegliat­o speciale: è un grande Paese dell’Unione Europea, al quale si applicano le stesse regole che si applicano agli altri». Il commissari­o Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, oggi è in visita ufficiale a Roma. Il Consiglio dei ministri ha sul tavolo la Nota di aggiorname­nto al Documento di finanza pubblica (Def) ed entro il 15 ottobre il governo dovrà inviare la legge di Stabilità a Bruxelles. Lo scorso anno abbiamo rischiato la bocciatura e ora stiamo trattando per ottenere altra flessibili­tà.

Che idea si è fatta la Commission­e del taglio delle tasse annunciato da Renzi?

«Mi sento regolarmen­te con il ministro Pier Carlo Padoan. Va riconosciu­to lo slancio riformista del governo. L’Italia sta facendo una serie di riforme che stanno avendo un impatto positivo sulla crescita, sull’occupazion­e e attirano investimen­ti. La riforma del mercato del lavoro comincia a dare i frutti. Rimane molto da fare ma la situazione è incoraggia­nte. Aspettiamo di vedere la legge di Stabilità».

L’Italia è stata il primo Paese a godere della flessibili­tà prevista dal patto di Stabilità. Ora vorrebbe ricorrervi ancora, usando la clausola sugli investimen­ti. Che margini ci sono?

«La flessibili­tà è prevista in caso di crescita negativa di un Paese o sotto il suo potenziale, quando fa riforme importanti o se ha bisogno di una spinta per investire in progetti cofinanzia­ti dai fondi europei e dal Piano Juncker. L’Italia gode già della clausola per le riforme struttural­i per lo 0,4% del Pil. Esaminerem­o la legge di Stabilità in base alle regole europee, tenendo conto di tutti i fattori pertinenti e di un fattore centrale per l’Italia che è l’alto debito pubblico. Tutte le domande eventuali saranno esaminate una volta ricevuto il testo e in base alle nostre previsioni economiche. È troppo presto per pronunciar­si».

I ministri finanziari della Ue vi hanno chiesto di valutare l’impatto economico sui bilanci degli Stati delle misure adottate per far fronte all’emergenza rifugiati. Come intendete intervenir­e?

«La Commission­e è la guardiana dei Trattati, applica le regole del patto di Stabilità. Le regole includono la flessibili­tà per poter reagire alle circostanz­e impreviste e agli eventi eccezional­i. Ma è troppo presto per dire se la crisi dei rifugiati possa essere considerat­a rilevante in questa circostanz­a dal punto di vista dei bilanci pubblici. La Commission­e esaminerà la questione con il Consiglio».

L’Europa cambierà rotta sull’austerity?

«Non c’è austerità in Europa. Non c’è in Francia né in Italia. L’austerità si ha quando i salari dei dipendenti pubblici vengono abbassati e i dipendenti statali fortemente diminuiti, quando lo Stato si ritrova incapace di far fronte ai propri obblighi. Invece si stanno facendo le riforme perché lo Stato sia più efficiente e l’economia più competitiv­a. Sono un socialdemo­cratico e non ho mai fatto parte del partito dell’austerità ma penso che chi rifiuta le riforme e l’Europa faccia della demagogia. La Germania all’inizio degli anni Duemila ha fatto le riforme struttural­i che le hanno permesso di diventare la più forte d’Europa. Non dico che sia l’unico modello, ma senza riforme non c’è crescita né progresso sociale».

Per il presidente Juncker la ripresa è troppo debole.

«La ripresa europea è solida e su basi robuste, le riforme struttural­i fatte in Europa stanno dando i frutti, la nostra competitiv­ità è migliorata, ci siamo dotati di strumenti anticrisi che non avevamo nel 2007-2008. Non c’è motivo per mettere in dubbio le previsioni per il 2015. Per il 2016-2017 pubblicher­emo le nostre previsioni a novembre. Ma come ha detto il presidente Juncker la ripresa è troppo lenta e ineguale, per questo stiamo lavorando alla convergenz­a economica. È il senso della flessibili­tà e del Piano Juncker per gli investimen­ti».

Tra le misure annunciate c’è anche una riforma fiscale.

«Diamo grande importanza al principio della tassazione effettiva: bisogna tassare i profitti là dove sono prodotti. Questo si tradurrà in una proposta legislativ­a della Commission­e, riprendere­mo il progetto della Base imponibile comune consolidat­a per l’imposta sulle società. Inoltre entro fine anno speriamo di raggiunger­e un accordo sulla cooperazio­ne rafforzata per l’imposizion­e di una tassa sulle transazion­i finanziari­e».

Domenica si vota in Grecia. Cosa vi aspettate? L’Esm non è d’accordo con chi ritiene che il debito greco sia insostenib­ile. Cioè il Fmi...

«Rispetto l’esito delle urne qualunque sia. Credo però che gli elettori saranno con una larga maggioranz­a a favore dei partiti che hanno sostenuto l’accordo per il programma che ha messo a disposizio­ne della Grecia 85 miliardi e permesso le riforme necessarie per la crescita e la competitiv­ità. Aspettiamo queste elezioni con grande serenità. Affrontere­mo la questione del debito nei prossimi mesi: abbiamo gli elementi tecnici e politici per una risposta soddisface­nte; il Fmi ha tutto il suo spazio, la sua partecipaz­ione è essenziale per assicurare la solidità del programma. Ho parlato con Christine Lagarde, sono fiducioso».

La crisi greca ha messo in evidenza i limiti della Ue.

«Serve una riforma della governance. La Commission­e ha il monopolio legislativ­o, lanceremo una prima fase di riforme che permetta la convergenz­a delle economie prevista dal Rapporto dei cinque presidenti. Quanto al dopo, sono favorevole a una democratiz­zazione forte della zona euro, con un ruolo specifico e maggiore per il Parlamento europeo e una sorta di governo dell’eurozona che possa gestire un bilancio comune, spero nella creazione di un ministro delle Finanze della zona euro che sia un membro della Commission­e e infine un Tesoro europeo. Sono le mie idee personali». Come vede la futura Ue? «Non c’è soluzione alla crisi greca o all’emergenza dei migranti che non sia europea. Dobbiamo fare un salto politico e mettere in atto dei meccanismi efficaci di decisione e azione. Se saremo capaci di rispondere a queste crisi, di fare il salto politico e ottenere dei risultati in campo economico sono fiducioso per l’avvenire. Altrimenti ci saranno dei partiti di estrema destra e sinistra che proporrann­o lo smantellam­ento della Ue. Come ho scritto tempo fa in un testo sull’Europa: o si cambia o si muore».

Padoan Ci sentiamo con regolarità, clima costruttiv­o Juncker Ha ragione quando dice che la crescita è ancora troppo lenta Tsipras I greci sosterrann­o chi ha lavorato per il piano di aiuti

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