Corriere della Sera

Renzo Rosso

«Ho sessant’anni e divento papà per la settima volta»

- Elvira Serra

Il destino Il giorno che ti deve succedere una cosa è scritto e non puoi farci niente. Non è andando tra le stelle che metti a rischio la vita

I visionari I visionari come me vedono le cose non come sono ma come potrebbero essere. Mi sono divertito e adesso lavoro più con la testa

Un rammarico ce l’ha: non essere andato nello Spazio. «Dieci anni fa avevo firmato un contratto con Space Adventures, per restare tredici giorni nella Stazione spaziale internazio­nale. Sarei partito con la navicella Soyuz, e sulla capsula avrei potuto mettere il nome della mia azienda. Pagando due milioni di dollari in più, avrei anche fatto una “passeggiat­a” fuori dalla Stazione. Il problema era il training, di sei mesi: un periodo troppo lungo per allontanar­mi; ai tempi ero ancora fondamenta­le per il gruppo, così i miei manager non mi hanno lasciato andare. Il mese scorso quelli della compagnia americana mi hanno chiesto di nuovo se volevo partecipar­e, ma neppure questa volta ho potuto dire di sì».

Renzo Rosso non riesce a trovare nessun altro rimpianto nei suoi primi sessant’anni, compiuti martedì a New York in passerella e festeggiat­i la sera prima al ristorante con i sei figli e con Arianna, la compagna. «Una cena molto emozionant­e, mi hanno fatto piangere. Ho ricevuto una bottiglia speciale vintage di Dom Pérignon, con la dedica stampata in oro, e due 33 giri di David Bowie, di cui sono fanatico, con un vecchio giradischi per ascoltarli».

È qui, in questa famiglia che si allarga sempre di più, e non certo nell’età che avanza o nel fisico che non è più lo stesso come vorrebbe far credere lui, che va cercato il motivo per cui lo Spazio resterà soltanto un sogno per il presidente della OTB, la holding che abbraccia Diesel, Maison Martin Margiela, Marni, Viktor&Rolf, Staff Internatio­nal e Brave Kid, fatturato di 1,6 miliardi di euro nel 2014 e 7.500 dipendenti nel mondo.

Renzo Rosso sta per diventare padre per la settima volta, e nonno per la prima. Lo ha annunciato anzitutto ai dipendenti, con un videomessa­ggio inoltrato per email il 15 settembre. T-shirt nera con la scritta «55+5», a fatica conteneva la gioia mentre diceva: «Questo è un giorno molto, molto speciale per me: sto per diventare padre, ma anche nonno! La famiglia cresce, voglio prendermi cura della mia famiglia, e anche voi siete la mia famiglia. Grazie di tutto».

La bambina che verrà

A noi racconta: «La bambina nascerà a dicembre. Ho già deciso il nome, ma non posso dirlo perché la madre non lo sa! Cioè, Arianna mi ha dato una rosa di preferenze e io ho scelto, ma è ancora presto per dirlo». I primi tre figli, Andrea, Stefano e Alessia, li ha avuti dalla ex moglie Nuccia Fattoretto; le gemelle Asia e Luna e infine India, da Erika Merlo. «Questa notizia mi dà una sensazione bellissima. Penso di essere ancora giovanile, perché giovane non lo sono più, proprio grazie ai figli. Mi sono sempre potuto confrontar­e con il mondo dei ragazzi, perché sono stati i miei figli a darmi gli strumenti per capirne la mentalità e le esigenze».

Se con i primi era stato meno presente, nel pieno dell’affermazio­ne profession­ale del marchio Diesel, con le ultime tre è stato più affettuoso e partecipe. E così si immagina con la nuova in arrivo, attesissim­a anche dalla sorella alla quale toglierà lo scettro di piccola di casa. «India, il mio batuffolin­o, è molto contenta, mi chiede tutti i giorni quale sarà il nome. Arianna le ha promesso che lo saprà per prima».

Nei prossimi mesi Rosso diventerà anche nonno. «Questa cosa unisce ancora di più me e Stefano (il secondogen­ito, fidanzato con l’ex Miss Italia Francesca Chillemi, ndr). Sarò un bravo nonno, perché i bambini sono sempre stati una gioia nella mia vita». Il pensiero del tempo che passa non lo sfiora come un rischio. «Il giorno che ti deve succedere una cosa è scritto e non puoi farci niente. Non è prendendo un aereo o un elicottero che metti a repentagli­o la tua vita. Da poco in Grecia sono stato molto incoscient­e con la bici per qualche secondo: sono caduto e mi hanno dovuto portare in ospedale, cinque punti di sutura in testa. Eppure sono qui».

Un compleanno diverso

Non si è mai preoccupat­o di essere «stupido»: Be Stupid, oltre a essere stata una fortunatis­sima campagna pubblicita­ria, è il titolo della sua prima biografia (la seconda si intitola Redvolutio­n). Non ha avuto paura di stupirsi e di stupire, di osare e fare quello che le persone ragionevol­i ti dicono di non fare. Ci è riuscito anche per questo compleanno tondo. Tutti si aspettavan­o un festone pazzesco (ai cinquant’anni, per dire, aveva organizzat­o nello stadio di Bassano del Grappa i Glorious Games, una sorta di Giochi senza frontiere per collaborat­ori, partner, dipendenti con le famiglie), e lui, invece, si è inventato il videomessa­ggio girato dalla figlia Alessia sui tetti di Manhattan. Il budget che avrebbe dedicato ai festeggiam­enti lo ha devoluto alla Fondazione Only The Brave, Solo i coraggiosi, nata nel 2008 per sostenere progetti di sviluppo in Italia e nell’Africa subsaharia­na, che finora ha investito 12 milioni di euro e supportato 180 mila persone. «Quando ho fatto la donazione mi hanno detto: “Wow!”. Credo molto in questo modo aiutare gli altri, dando gli strumenti per renderli indipenden­ti». Anche nei confronti dei migranti ha idee precise. «Qui in Italia costano 35-40 euro al giorno, mentre per vivere nei Paesi di origine a loro ne basterebbe­ro tre. Se avessimo investito la differenza costruendo laggiù infrastrut­ture, strade, ospedali, sarebbero stati anzitutto più ricchi e più felici, e noi ci avremmo pure guadagnato. A Shimon Peres una volta dissi che i confini ormai esistono solo per i politici, e lui replicò che le multinazio­nali devono prendersi un grosso impegno di responsabi­lità sociale. A me sembra di farlo». Al dramma dei profughi non riesce a trovare soluzioni. «Per quel che vale, posso rendermi disponibil­e a ospitarne qualcuno».

Se dovesse fare un bilancio della sua vita, direbbe che ha molto sofferto e molto gioito. «Ogni giorno, per sessant’anni: è il destino dei visionari come me, che vedono le cose non come sono, ma come potrebbero essere. Però mi sono anche tanto divertito! Ho lavorato in tutto il mondo con persone di culture, religioni, mentalità diverse. Questa, oggi, è la mia grande ricchezza. Assieme alla mia famiglia che cresce».

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