La Bce avverte Roma: attenta al deficit Il Bollettino di Francoforte: il risparmio ottenuto dal calo dello spread dovrebbe spingere a miglioramenti Per mantenere gli impegni nel 2016 serviranno interventi più incisivi di quelli previsti. La verifica dei b
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
La Banca centrale europea continua a tenere d’occhio con sguardo preoccupato i conti pubblici italiani. E, indirettamente, la Commissione europea che, a suo avviso, li ha lasciati un po’ correre. Non è una novità. Nel Bollettino economico pubblicato ieri, l’istituzione guidata da Mario Draghi invita l’Italia a essere più rigorosa sul deficit. Già ha beneficiato di una certa larghezza a inizio anno, quando la Commissione le ha concesso spazi di manovra vista la congiuntura economica negativa e le riforme in atto: dovrebbe almeno approfittare del fatto che la spesa per remunerare il debito pubblico è stata più bassa del previsto, per ridurre il deficit. Invece non lo sta facendo.
In un box dedicato alle raccomandazioni per i singoli Paesi, il Bollettino nota che, in base alle regole del patto di Stabilità e crescita, l’Italia nel 2015 avrebbe dovuto fare un aggiustamento strutturale pari al 2,1% del suo Prodotto interno lordo, a causa di riduzioni non effettuate sin dal 2013. La Commissione, però, ha accet- tato che l’aggiustamento fosse solo dello 0,25% quest’anno e dello 0,1% il prossimo. Nelle sue previsioni di primavera, però, la Commissione dice che l’aggiustamento del deficit sarà dello 0,30% nel 2015 (e questo va bene) ma sarà negativo dello 0,2% nel 2016. Con un gap l’anno prossimo tra l’impegno preso e la previsione della Commissione negativo dello 0,3%. Fatto che — dice la Bce — andrà preso in considerazione nell’elaborazione del budget Lo spread indica il differenziale dei rendimenti tra i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani. La differenza si misura sui titoli con scadenza decennale. Nel corso del 2011 questo scarto era arrivato a sfiorare i 600 punti, ovvero circa il 6%. Attualmente sul mercato lo spread va a circa 113 punti. Questo vuol dire che un Btp con durata decennale rende ai risparmiatori l’1,13 per cento in più di un bond emesso dal governo tedesco. E che le imprese pagheranno di più i prestiti chiesti in banca
Presidente
Il presidente della Bce Mario Draghi. Ieri la Banca centrale europea ha pubblicato il bollettino economico. Il rapporto esce ogni sei settimane preventivo da presentare entro metà ottobre. E che pone una questione. Rispetto a quanto era stato calcolato in primavera, tra il 2014 e il 2016 l’Italia spenderà lo 0,4% di Pil in meno di quanto era previsto per il servizio del debito pubblico. Questo risparmio — dice la Bce — dovrebbe andare alla «riduzione del deficit». Regola che vale per l’Italia e il Belgio, che sono in situazione simile per quel che riguarda la generosità decisa dalla Commissione Ue a inizio anno, ma anche per Francia, Irlanda e Portogallo, tutti con un debito pubblico elevato. La Bce nota che, invece, molti di questi Paesi hanno usato i denari risparmiati grazie ai tassi d’interesse bassi (effetto della politica monetaria della Bce stessa) per aumentare la spesa. Non si dovrebbe fare.
Il richiamo non è nuovo. Già in primavera, la banca di Francoforte aveva segnalato il suo scetticismo sulla concessione, da parte della Commissione di Bruxelles, di uno spazio di flessibilità significativo a Italia e Belgio per quel che riguarda le regole del debito. Ora, segnala — pur senza dirlo espli- citamente — che quella flessibilità potrebbe essere usata in misura eccessiva e non si sarebbe approfittato della positività del basso costo del finanziamento pubblico. «Con il rendimento dei titoli pubblici soggetto a volatilità — dice il Bollettino — i programmi di bilancio dei Paesi ad alto debito dovrebbero in particolare tenere in considerazione il rischio correlato a un rovesciamento dell’attuale ambiente di bassi tassi d’interesse». In un passaggio interessante dello stesso box, il Bollettino sottolinea che il Rapporto dei 5 presidenti (di riforma dell’eurozona) presentato in giugno propone di creare un nuovo European Fiscal Board, un organismo indipendente con il compito di analizzare «le politiche di bilancio dei Paesi visà-vis i loro obblighi nella cornice di bilancio della Ue». Queste analisi dovrebbero entrare poi nelle decisioni che la Commissione prende quando si esprime sui programmi dei membri dell’eurozona. Per avere analisi meno politiche di quelle di oggi.