Confindustria, nel 2015 il Pil migliora all’1%
Uno scenario che vede il Prodotto interno lordo crescere dell’1% nel 2015 e dell’1,5% l’anno prossimo, un biennio al termine del quale saranno creati 494 mila nuovi posti di lavoro. La stima è contenuta nell’analisi del Centro studi di Confindustria. Secondo Viale dell’Astronomia l’economia italiana è destinata a crescere più del previsto. Tanto da modificare al rialzo le indicazioni sia per il 2015 sia per il 2016. La scelta di ritoccare dello 0,2% verso l’alto la stima di crescita del Pil per quest’anno discende dal risparmio di 21 miliardi di euro sulla bolletta energetica e dal buon andamento dell’ultima stagione turistica. Fattori a cui si aggiungono i benefici derivanti dal successo dell’Expo e dalla cosiddetta ricomposizione del bilancio pubblico. Sono previsioni comunque prudenti «alla luce del potenziale effetto complessivo sull’economia del Paese dei bassi livelli dei tassi di interesse, del cambio dell’euro e del prezzo del petrolio» fa sapere il Centro studi di Confindustria. Un avvertimento che serve a rimarcare come si tratti «di spinte una tantum» e come il beneficio congiunturale sia destinato a esaurirsi nell’arco di un paio di anni. Un recupero dell’economia, insomma, è indubbio ma il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, ne ricorda la fragilità. Nel rapporto viene, del resto, specificato che l’Italia brilla più di luce riflessa che per meriti propri. Vale inoltre considerare che il Pil italiano segna ancora una flessione dell’8,9% rispetto ai livelli pre crisi del 2007 e che sono stati persi 720 mila posti di lavoro. L’invito del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, è che si faccia di più cogliendo le favorevoli opportunità del momento. «L’1% come anche l’1,5% di crescita sono sicuramente un buon risultato. Ma dobbiamo puntare più in alto e crescere almeno al 2%» ha detto, specificando che per ridare slancio all’economia servono «politiche e provvedimenti ambiziosi».
Un anno fa si è giocata una partita decisiva per il futuro dell’euro: convincere la Germania ad accettare il quantitative easing, una campagna di interventi della Banca centrale europea per più di mille miliardi di euro, quasi tutti in titoli di Stato. Fu un successo, anche per l’Italia, e in questi mesi si iniziano a vederne i frutti. Senza quella svolta a Francoforte oggi non ci sarebbe ripresa e sulla tenuta della moneta unica graverebbe un’ombra.
Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, era contrario agli interventi della Bce e per resistere puntò molto su un argomento: se si offre a Paesi come l’Italia la copertura degli acquisti dei loro titoli di Stato, quelli dimenticheranno di gestire i loro bilanci ordinatamente. Leggeranno nell’azione della Bce un segnale che il party può ricominciare, perché da qualche parte ci sarà sempre qualcuno che risolve i loro problemi.
del Def