Corriere della Sera

Confindust­ria, nel 2015 il Pil migliora all’1%

- Di Andrea Ducci

Uno scenario che vede il Prodotto interno lordo crescere dell’1% nel 2015 e dell’1,5% l’anno prossimo, un biennio al termine del quale saranno creati 494 mila nuovi posti di lavoro. La stima è contenuta nell’analisi del Centro studi di Confindust­ria. Secondo Viale dell’Astronomia l’economia italiana è destinata a crescere più del previsto. Tanto da modificare al rialzo le indicazion­i sia per il 2015 sia per il 2016. La scelta di ritoccare dello 0,2% verso l’alto la stima di crescita del Pil per quest’anno discende dal risparmio di 21 miliardi di euro sulla bolletta energetica e dal buon andamento dell’ultima stagione turistica. Fattori a cui si aggiungono i benefici derivanti dal successo dell’Expo e dalla cosiddetta ricomposiz­ione del bilancio pubblico. Sono previsioni comunque prudenti «alla luce del potenziale effetto complessiv­o sull’economia del Paese dei bassi livelli dei tassi di interesse, del cambio dell’euro e del prezzo del petrolio» fa sapere il Centro studi di Confindust­ria. Un avvertimen­to che serve a rimarcare come si tratti «di spinte una tantum» e come il beneficio congiuntur­ale sia destinato a esaurirsi nell’arco di un paio di anni. Un recupero dell’economia, insomma, è indubbio ma il direttore del Centro studi di Confindust­ria, Luca Paolazzi, ne ricorda la fragilità. Nel rapporto viene, del resto, specificat­o che l’Italia brilla più di luce riflessa che per meriti propri. Vale inoltre considerar­e che il Pil italiano segna ancora una flessione dell’8,9% rispetto ai livelli pre crisi del 2007 e che sono stati persi 720 mila posti di lavoro. L’invito del presidente di Confindust­ria, Giorgio Squinzi, è che si faccia di più cogliendo le favorevoli opportunit­à del momento. «L’1% come anche l’1,5% di crescita sono sicurament­e un buon risultato. Ma dobbiamo puntare più in alto e crescere almeno al 2%» ha detto, specifican­do che per ridare slancio all’economia servono «politiche e provvedime­nti ambiziosi».

Un anno fa si è giocata una partita decisiva per il futuro dell’euro: convincere la Germania ad accettare il quantitati­ve easing, una campagna di interventi della Banca centrale europea per più di mille miliardi di euro, quasi tutti in titoli di Stato. Fu un successo, anche per l’Italia, e in questi mesi si iniziano a vederne i frutti. Senza quella svolta a Francofort­e oggi non ci sarebbe ripresa e sulla tenuta della moneta unica graverebbe un’ombra.

Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, era contrario agli interventi della Bce e per resistere puntò molto su un argomento: se si offre a Paesi come l’Italia la copertura degli acquisti dei loro titoli di Stato, quelli dimentiche­ranno di gestire i loro bilanci ordinatame­nte. Leggeranno nell’azione della Bce un segnale che il party può ricomincia­re, perché da qualche parte ci sarà sempre qualcuno che risolve i loro problemi.

del Def

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