M5S alla Corte dei Conti: esposto sul volo a New York
Funzionaria dell’ufficio legislativo del Pd davanti a un pallottoliere. «Come che faccio? Conto». Fuori, nei corridoi di Palazzo Madama e alla buvette: senatori renziani (categoria peones) che implorano un’intervista per giurare pubblicamente fedeltà al capo, un senatore bersaniano ormai famoso come Miguel Gotor pregato di rilasciare ai tiggì la centesima dichiarazione d’ostilità al governo. Cronisti che inseguono il capogruppo Luigi Zanda (pensieroso, diciamo così). Poi passa anche Anna Finocchiaro: lasciatela stare — suggeriscono — tanto non parla.
Facce livide, presagi lividi. Se il pallottoliere non sbaglia, i dissidenti sono 29. Certo è una conta dei voti immaginando il peggio. Immaginando che la minoranza Pd, per una volta, quando sarà, davvero faccia sul serio.
Ma il peggio, in politica, va sempre immaginato. «Ecco, appunto». Appunto che? (Le anime pie che ronzano sul parquet del salone Garibaldi chiedono sempre di restare anonime).
«Appunto stanno provvedendo. Fanno campagna acquisti. Chiedono voti agli altri partiti e promettono incarichi». Ma no... «Prova a chiamare Eva Longo, la senatrice verdiniana... Le hanno promesso la presidenza della commissione Infrastrutture».
(La Longo, 66 anni, da Salerno: prima nella Dc che fu, poi nel Ccd, quindi con il Cavaliere e amica di Nicola Cosentino, Nick o’ mericano, a sua volta amico del temibile clan dei Casalesi; quando capisce che in Campania una stagione è finita, passa con il gruppo di Denis Verdini, Ala).
Inutile cercarla qui, a Palazzo Il M5S si rivolgerà alla Corte dei Conti sul volo di Stato usato da Renzi per assistere alla finale Us Open di New York Pennetta-Vinci. Presenterà l’esposto il deputato Andrea Colletti, che ricordando i costi «altamente onerosi» dei voli chiede di verificare se la partita «seppur storica, si possa considerare una missione o impegno pubblico» che giustifichi l’aereo di Stato. Chi è Gianluca Castaldi, 45 anni, eletto al Senato con il Movimento 5 Stelle alle Politiche 2013
Gianluca Castaldi ha gli occhi rossi, la cravatta allentata, i capelli arruffati: «Ho dormito 2-3 ore in tre giorni. Io la vivo dentro la politica e mi fa stare male». Il capogruppo del M5S, perito informatico, diplomato all’Isef, è nel suo ufficio, in una pausa della battaglia. Senatore, a che punto siamo? «È una situazione delicatissima. La minoranza ha l’ultima chance per dimostrare che fa sul serio». Il presidente Grasso potrebbe avere un ruolo chiave. «Grasso si è sempre messo a disposizione del governo. Ha avuto mille possibilità per smarcarsi ma non lo ha mai fatto. Non è mai stato un arbitro imparziale. E lo dico io che ho il tesserino da arbitro». Ora potrebbe decidere di non accettare gli emendamenti sull’articolo 2 della Costituzione. «È il momento di riscattarsi. Anche perché queste riforme sono una catastrofe per l’Italia». Addirittura. Non è un po’ troppo? «L’Italicum e questa riforma ci portano in un sistema autoritario. Il Parlamento è sotto ricatto del governo». Lei crede che ci sia una disegno autoritario? «Io credo che si siano spaventati. Quando nel 2013 ci hanno visto arrivare, hanno capito che non eravamo ricattabili. E hanno ideato una riforma per farci fuori». Tutti insieme? Non è un po’ troppo semplicistica questa storia di tutti cattivi e voi buoni? «Non ci sono differenze. Sono bande di affaristi. Una volta votavo e ci credevo. Poi li ho visti qui dentro». Tutti corrotti, tutti malvagi. «È un sistema. Ci sono anche onesti che entrano con ideali. Poi si ritrovano in un giro di condizionamenti. Gli ideali si perdono e non ci sono più uomini liberi». Ha sentito Grillo in queste ore? «Gli ho mandato un messaggio quando è stato condannato. Gli ho chiesto scherzando che tipo di arance voleva per la galera. Mi ha mandato uno smiley». Avete chiesto un confronto con Mattarella. «Ho riletto il suo discorso del 2005, quando criticava le riforme di Berlusconi. Cambi Berlusconi con Renzi e ci siamo. Sembra scritto da uno di noi. Se ci fosse stato Mattarella al posto di Napolitano, forse ora saremmo al governo. Il capo dello Stato è una persona rispettabile: non lo tiriamo per la giacchetta, ma queste riforme sono un banco di prova anche per lui».