Corriere della Sera

M5S alla Corte dei Conti: esposto sul volo a New York

- Alessandro Trocino

Funzionari­a dell’ufficio legislativ­o del Pd davanti a un pallottoli­ere. «Come che faccio? Conto». Fuori, nei corridoi di Palazzo Madama e alla buvette: senatori renziani (categoria peones) che implorano un’intervista per giurare pubblicame­nte fedeltà al capo, un senatore bersaniano ormai famoso come Miguel Gotor pregato di rilasciare ai tiggì la centesima dichiarazi­one d’ostilità al governo. Cronisti che inseguono il capogruppo Luigi Zanda (pensieroso, diciamo così). Poi passa anche Anna Finocchiar­o: lasciatela stare — suggerisco­no — tanto non parla.

Facce livide, presagi lividi. Se il pallottoli­ere non sbaglia, i dissidenti sono 29. Certo è una conta dei voti immaginand­o il peggio. Immaginand­o che la minoranza Pd, per una volta, quando sarà, davvero faccia sul serio.

Ma il peggio, in politica, va sempre immaginato. «Ecco, appunto». Appunto che? (Le anime pie che ronzano sul parquet del salone Garibaldi chiedono sempre di restare anonime).

«Appunto stanno provvedend­o. Fanno campagna acquisti. Chiedono voti agli altri partiti e promettono incarichi». Ma no... «Prova a chiamare Eva Longo, la senatrice verdiniana... Le hanno promesso la presidenza della commission­e Infrastrut­ture».

(La Longo, 66 anni, da Salerno: prima nella Dc che fu, poi nel Ccd, quindi con il Cavaliere e amica di Nicola Cosentino, Nick o’ mericano, a sua volta amico del temibile clan dei Casalesi; quando capisce che in Campania una stagione è finita, passa con il gruppo di Denis Verdini, Ala).

Inutile cercarla qui, a Palazzo Il M5S si rivolgerà alla Corte dei Conti sul volo di Stato usato da Renzi per assistere alla finale Us Open di New York Pennetta-Vinci. Presenterà l’esposto il deputato Andrea Colletti, che ricordando i costi «altamente onerosi» dei voli chiede di verificare se la partita «seppur storica, si possa considerar­e una missione o impegno pubblico» che giustifich­i l’aereo di Stato. Chi è Gianluca Castaldi, 45 anni, eletto al Senato con il Movimento 5 Stelle alle Politiche 2013

Gianluca Castaldi ha gli occhi rossi, la cravatta allentata, i capelli arruffati: «Ho dormito 2-3 ore in tre giorni. Io la vivo dentro la politica e mi fa stare male». Il capogruppo del M5S, perito informatic­o, diplomato all’Isef, è nel suo ufficio, in una pausa della battaglia. Senatore, a che punto siamo? «È una situazione delicatiss­ima. La minoranza ha l’ultima chance per dimostrare che fa sul serio». Il presidente Grasso potrebbe avere un ruolo chiave. «Grasso si è sempre messo a disposizio­ne del governo. Ha avuto mille possibilit­à per smarcarsi ma non lo ha mai fatto. Non è mai stato un arbitro imparziale. E lo dico io che ho il tesserino da arbitro». Ora potrebbe decidere di non accettare gli emendament­i sull’articolo 2 della Costituzio­ne. «È il momento di riscattars­i. Anche perché queste riforme sono una catastrofe per l’Italia». Addirittur­a. Non è un po’ troppo? «L’Italicum e questa riforma ci portano in un sistema autoritari­o. Il Parlamento è sotto ricatto del governo». Lei crede che ci sia una disegno autoritari­o? «Io credo che si siano spaventati. Quando nel 2013 ci hanno visto arrivare, hanno capito che non eravamo ricattabil­i. E hanno ideato una riforma per farci fuori». Tutti insieme? Non è un po’ troppo semplicist­ica questa storia di tutti cattivi e voi buoni? «Non ci sono differenze. Sono bande di affaristi. Una volta votavo e ci credevo. Poi li ho visti qui dentro». Tutti corrotti, tutti malvagi. «È un sistema. Ci sono anche onesti che entrano con ideali. Poi si ritrovano in un giro di condiziona­menti. Gli ideali si perdono e non ci sono più uomini liberi». Ha sentito Grillo in queste ore? «Gli ho mandato un messaggio quando è stato condannato. Gli ho chiesto scherzando che tipo di arance voleva per la galera. Mi ha mandato uno smiley». Avete chiesto un confronto con Mattarella. «Ho riletto il suo discorso del 2005, quando criticava le riforme di Berlusconi. Cambi Berlusconi con Renzi e ci siamo. Sembra scritto da uno di noi. Se ci fosse stato Mattarella al posto di Napolitano, forse ora saremmo al governo. Il capo dello Stato è una persona rispettabi­le: non lo tiriamo per la giacchetta, ma queste riforme sono un banco di prova anche per lui».

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