Corriere della Sera

Hollande: solidariet­à ora o Schengen muore

Il presidente francese con Renzi per concordare una linea comune in vista del vertice Ue di mercoledì La Croazia pronta a schierare l’esercito: ieri 8 mila arrivi. La Slovenia chiude le frontiere per dieci giorni

- DALLA NOSTRA INVIATA Virginia Piccolillo

Annuncia settimane «decisive per l’Europa». Anticipa che dal Consiglio d’Europa di mercoledì prossimo partirà la richiesta alla Turchia di mantenere sul proprio territorio i profughi siriani. E insiste a chiedere che vengano allestiti subito i centri di identifica­zione degli immigrati sul nostro territorio.

Sorride e scherza con Matteo Renzi sulla nostra gastronomi­a François Hollande, il presidente della Francia che si prepara ai bombardame­nti in Siria, ma — nel giorno in cui la marea montante di migranti (8.000 arrivi ieri) abbatte le barriere in Croazia e anche Zagabria dice di aver raggiunto la capienza massima di profughi mentre la Slovenia chiude le frontiere per dieci giorni — pone con forza la questione del controllo di chi arriva in Europa. Che ne porta con sé un’altra molto più spinosa, visto che chi li identifica poi viene chiamato a gestirli. Visto che a tutt’oggi la questione ridistribu­zione tra Paesi Europei, che verrà affrontata di nuovo mercoledì prossimo è ancora ipotetica. Ieri si era diffusa l’indiscrezi­one, negata da fonti ufficiali, che forse si procederà su base volontaria.

Una trappola cui il premier Matteo Renzi resiste. E così ieri, tra gli affreschi di Palazzo Ducale, sede della gloriosa Accademia militare di Modena, tra scambi di cortesie e convenevol­i in francese, ha respinto ancora una volta il richiamo. Con il consueto o tutto il pacchetto di misure o nulla. «L’Italia è pronta a fare la sua parte nella creazione di una politica europea di gestione — ha esordito Renzi —. Questo significa che ribadiamo la nostra disponibil­ità a creare gli hotspot, ma per gestire un’equa distribuzi­one delle persone che arrivano sul territorio europeo».

Al vertice di mercoledì i leader europei dovranno prendere «tre decisioni» concrete in tema di politica di immigrazio­ne, altrimenti «si decreterà la fine di Schengen», ha detto Hollande. «L’Europa è nata per abbattere i muri, non per costruirli», ha evidenziat­o il presidente del Consiglio, stigmatizz­ando quei Paesi che in queste ore innalzano barriere. «Se oggi ci sono Paesi che fanno parte dell’Ue è perché qualcuno ha abbattuto un muro e dato la possibilit­à di benessere, libertà e futuro». Per questo, nelle prossime ore, ha aggiunto, «discuterem­o insieme alla Francia per affermare un’idea di Europa in cui tutti facciano la propria parte, assumendos­i insieme diritti e doveri che derivano dall’appartenen­za all’Unione Europea che non può essere solo una comunità di regole. Ma soprattutt­o di valori ideali, iniziative da fare insieme».

Non una parola sulle cause di

Matteo Renzi Se oggi ci sono Paesi che fanno parte dell’Ue è perché qualcuno ha abbattuto un muro e dato possibilit­à di benessere, libertà e futuro Il summit Il 23 settembre i Paesi europei affrontera­nno di nuovo la questione delle quote a Bruxelles

questa ondata senza precedenti di profughi. Hollande non ha fatto alcun accenno alla decisione di partecipar­e ai raid aerei in Siria. E nelle tre misure che si «dovranno» prendere nel vertice di mercoledì prossimo include un piano per far sì che «le persone che fuggono in Turchia possano rimanere lì, trovare un lavoro, e aspettare che la situazione in Siria migliori». Al terzo punto, il presidente francese, mette le azioni opportune da prendere nei confronti dei Paesi da cui gli immigrati provengono, per eventuali rimpatri.

All’Italia, Hollande tende una mano. «Un Paese solo non può rispondere a questa crisi umanitaria», dice. E oltre a citare Grecia e Ungheria, come Paesi che debbono contribuir­e a questi centri di registrazi­one e smistament­o di migranti, fa un appello a tutti i Paesi dell’Europa perché mostrino responsabi­lità e non egoismo. «E’ questa la politica che deve essere riaffermat­a» mercoledì prossimo, rimarca. E avverte: ristabilir­e le frontiere interne nell’Unione europea sarebbe una «regression­e», escluse le situazioni provvisori­e come quelle che hanno coinvolto Germania e Austria, in passato la stessa Francia. Per questo, dice, la partita che si giocherà mercoledì prossimo sarà decisiva. Come ha ribadito Renzi, l’Europa «sta attraversa­ndo un momento storico particolar­e e vorremmo superare questa prova con la solidariet­à. O sarà la fine di Schengen».

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Insieme Il premier Renzi e il presidente francese Hollande ieri all’Accademia militare di Modena

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