Con la pagaia
caldo.
Pagaiare a Venezia: parrebbe una delle attività più popolari nell’universo delle gondole e della «Voga Longa». Ma non è così. Kayak e canottaggio nella Laguna restano sport di pochi, ancora tutto da inventare. Diciamo subito che in generale è difficile affittare sul posto un kayak per girare per conto proprio, come invece avviene per le bici. Chi vuole visitare i canali di Venezia tenga a mente che le zone più celebri (tipo Canal Grande e dintorni) sono vietate ai kayak. In questo caso, meglio affidarsi ai tour organizzati (tra i consigliati quelli di «Venice Kayak» all’Isola della Certosa,
Dall’isola della Certosa partono le gite organizzate in kayak «Venice kayak»
che con guide specializzate conduce nelle calli consentite, telefono 3464771327). Sono previste anche gite di una giornata a Torcello, Murano, Burano. I prezzi, inclusi di tutta l’attrezzatura compreso il giubbotto di salvataggio, variano tra i 50 e 100 euro a testa.
Ma la scoperta più fantastica è stata girare per la Laguna minore per conto proprio, da Chioggia, ai canali interni di Poveglia, all’isoletta di Sant’Ariano, per secoli usata come ossario dai veneziani e oggi famosa per le bisce, ai tappeti di alghe visibilissimi nell’acqua limpida a largo di Pellestrina, sino al dedalo di canali e canaletti della Palude Maggiore alle spalle di Jesolo. Ci sono località, come per esempio il paesino di Lio Piccolo, che appaiono come immobili nei secoli, senza una costruzione nuova, con i viottoli sterrati che vanno a morire tra le chiuse arrugginite. Così, con ancora all’orizzonte il campanile di San Marco e quello storto di Burano, Venezia diventa pura avventura. Pagaiando occorre fare attenzione alle correnti create dalle maree, anche nei canali più remoti, agli effetti violenti della Bora. I vecchi sottolineano che l’acqua oggi è molto più pulita di qualche anno fa. Le industrie di Porto Marghera praticamente non lavorano più, l’inquinamento chimico è sepolto sotto i fanghi. E il «Mose» ha come effetto correnti più forti, che portano il salmastro dove prima dominava la palude di acque dolci. Chi si muove da solo deve assolutamente passare da «Mare di Carta», la libreria al Fondaco dei Tolentini, non lontano da Piazzale Roma, che stampa anche guide e cartine aggiornate (telefono 041716304). Soprattutto posti dove mangiare e dove dormire. Dopo otto ore di pagaiate noi abbiamo trovato solo una cuccetta polverosa in una barca semiabbandonata. La decina di camere dell’agriturismo «La Barena», l’unico aperto a fine agosto nella Laguna di nordest, erano tutte occupate.