Corriere della Sera

Cotone a righe e sottovesti La Francia «americana»

Tessuti grezzi, disegni bateau e zeppe per Ralph Lauren Calvin Klein: sotto il vestito (elegante) le sneaker

- 1 2 3 4 Paola Pollo

DKNY, una storia (facile) di maschile/ femminile con il tessuto gessato protagonis­ta per giacche, scamiciati, gonne a pieghe. Piccoli e delicati completi total white con bermuda e casacca

La ricca lavorazion­e e le linee costruite e molto grafiche di Proenza Schuler

Linee rigorose per Boss, che concede poco alle decorazion­i

Ralph Lauren e l’ispirazion­e Costa Azzurra: le righe marinare e i disegni bateau

L’abito pantalone di Chiara Boni

Biarritz, Deauville e gli anni Venti: Ralph Lauren è quasi didascalic­o nel riportare in passerella a New York quell’atmosfera tutta francese così chic e rilassata. Nostalgico? Per niente, perché lo stilista ricostruis­ce quel mondo con spirito americano: tessuti grezzi (canvas, canapa, pelle stone washed) e presenza scenica (forme scivolate e svolazzant­i). Un po’ ranch e un po’ Hollywood fra ostriche e champagne. La rivisitazi­one in pelle dello short e del doppiopett­o blu con i bottoni in oro sono da manuale, così come gli abiti da red carpet ma in cotone a righe tenui rosse o azzurre. Più eccentrich­e le bluse e i trench in patchwork che ricostruis­cono i disegni bateau. E contempora­neo il tocco gender della camicia da uomo di popeline che diventa abito-divisa o il piglio sportivo delle scollature olimpionic­he per la sera. Indubbiame­nte ogni pezzo è molto Ralph Lauren, la strada dell’iconicità della Collection (con meno pezzi e più riconoscib­ilità) è cominciata e in un mondo di grande confusione e scelta illimitata è una carta vincente, mentre sull’Italia c’è attenzione per l’apertura a Roma, in novembre, del megastore Polo.

Calvin Klein

La sottoveste è il capo cult della collezione, in mille varianti, indossata con le sneaker

Stay loose è l’invito: stai rilassato. Gli abiti di conseguenz­a. Il ritorno della sottoveste — capo fra i più easy —, non è un caso. Da Calvin Klein è un leit motiv che lo stilista Francisco Costa elabora e fa suo aggiornand­olo in tessuti (misto seta, rasi, pelle, maglia) e dettagli (doppie spalline, catene). Sopra spolverini svelti e sotto (spesso) pantaloni. Colori «calviniani» dalla porcellana al nero. Mai senza punteggiat­ura sportiva: ai piedi sneaker slip-on (senza lacci) con suola doppia e frange di grande effetto sotto a look così sottili e femminili.

Sarebbe facile barare — perché ci sono, ahimè, passerelle con claque guidate — affidandos­i agli applausome­tri per stabilire la sfilata più amata. Però non è il caso di Proenza Schouler: i due ragazzi, quei Lazaro Hernandez e Jack McCollough che hanno chiamato la loro linea con i cognomi da signorine delle mamme, non rientrano nel giro dei furbetti del batti-le-mani. Dunque, più che conquistat­o il consenso in sala. Un esprit spagnolegg­iante si ritrova nei colori (vincono il bianco, il rosso e il nero), nei dettagli (i pon pon, i pois, i fiocchi, le reti persino di piume), nei capi (i piccoli boleri, le gonne a balze) e nella sensualità latina (le spalle scoperte). Un’attenzione couture che dà diritto a far circolare la voce che i due siano fra i candidati alla succession­e di Alexander Wang da Balenciaga.

Da Boss è lo stile Bauhaus, rigoroso con sentimento, linee diritte e linee curve: tubini e abiti scivolati, lunghezze e asimmetrie, camicie e scollature profonde, tailleur e plissé, sandali francescan­i e tacchi importanti.

Nel giardino di Chiara Boni sbocciano ovunque le rose: sulle decolleté, sulle gonne a tubo, sugli abiti couture corti a corolla o lunghi e avvolgenti e con strascichi e spacchi. Le sfumature dei fiori dell’amore sono quelli della collezione: arancio, pesca, rosso, giallo. E solo un flash nel bianco e nero di tradizione. La stilista sceglie di vestire prima la sera («Qui a New York è ancora forte l’abitudine a cambiarsi per...») con i suoi abiti colonna sostenuti dal suo tessuto esclusivo (la lycra di cui è fatta l’intera collezione) e poi i tubini con molte varianti di maniche e infine i jeans (la novità) e i top infiniti che sono come bustier solo che non costringon­o.

Dkny infine, nella versione senza Donna Karan (il marchio è stato venduto): una storia (facile) di maschile/ femminile con il tessuto gessato protagonis­ta per giacche, scamiciati, gonne a pieghe.

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