Il diritto di volare La legge dei droni
ammi un drone e ti fotograferò il mondo. Dalle riprese aeree per il cinema alle nuove frontiere del drone journalism, dall’agricoltura alle gare di velocità, gli oggetti volanti a pilotaggio remoto sono diventati una mania.«Drone» è stata una delle parole dell’anno nel 2014, e la tendenza non è cambiata. Se per il momento vengono utilizzati soprattutto dagli adulti per divertirsi girando video o scattando foto da mozzare il fiato (con tanto di social dedicato: Dronestagram), gli esperti sostengono che i droni avranno, nei prossimi anni, un impatto economico simile a quello di Internet negli anni Novanta e che potrebbero cambiare le nostre vite come hanno fatto gli smartphone. La Nasa è convinta che si arriverà a possedere ciascuno un personal drone, una sorta di assistente personale.
Intanto, in Italia dal 15 settembre è entrato in vigore il nuovo regolamento di Enac, che chiarisce dove e come si può volare — fino a 70 metri di altezza e 200 di distanza, mai sopra la testa delle persone — e distingue chiaramente fra uso professionale, per il quale è necessario conseguire una patente, e uso amatoriale. La parola «drone» deriva dall’inglese e significa fuco, il maschio dell’ape. Sinonimi sono multirotore, quadricottero e Apr (o Sapr), che sta per «Aeromobile a pilotaggio remoto»: una categoria molto ampia che comprende sia gli aggeggi che pesano pochi grammi sia i mezzi da un quintale e oltre. «A chi comincia a volare, consigliamo sempre di fare pratica sui modelli più piccoli» spiega Agostino Passannante, che gestisce a Milano il negozio specializzato Il Volo. Poi ci sono le scuole: 100 in Italia riconosciute dall’Enac, più la prima via web creata da Elite Consulting. trasuoni, avremo droni sempre più stabili e in grado di evitare gli ostacoli» prosegue Passannante.