Corriere della Sera

Banca Mediolanum a dicembre in Borsa Il timone a Doris Jr

Via al riassetto, Ennio Doris cede il passo al figlio

- Fausta Chiesa

MILANO Il passaggio del comando da Ennio Doris al figlio Massimo. La quotazione della banca, dopo l’incorporaz­ione della capogruppo. E la possibile apertura dell’azionariat­o ad altri soci, se il Consiglio di Stato confermerà a Fininvest l’obbligo di cedere il 20 per cento. Sarà una fine d’anno all’insegna del riassetto per Mediolanum. Si comincia con la fusione inversa: la holding, che è quotata, sarà assorbita dalla controllat­a banca. La ratio della fusione è la semplifica­zione. Da quando la holding è diventata capogruppo del gruppo bancario, nel luglio del 2014, tutte le decisioni del business bancario devono passare al vaglio di due consigli di amministra­zione. Un doppio passaggio che rallenta i tempi.

L’assemblea straordina­ria per l’approvazio­ne dell’operazione — che è già stata approvata dalla Banca centrale europea, da Bankitalia e dall’Ivass — è fissata per il 29 settembre. Dopodiché ci sarà la fase degli adempiment­i informativ­i al mercato. Il completame­nto è previsto per il 28 dicembre, giorno in cui la banca sbarcherà in Borsa.

«È la figlia che incorpora la madre. Abbiamo scelto questa ipotesi perché ci sembra la più efficiente. Avere la banca come quotata è meglio dal punto di vista della trasparenz­a», ha detto ieri Massimo Doris, ceo della banca. Ed è grazie all’operazione di incorporaz­ione della capogruppo nella banca che si attuerà il passaggio generazion­ale: con la fusione rimarrà un solo board e sarà quello della società quotata, cioè la banca, che è guidata da Massimo Doris e presieduta dal padre Ennio. «Deciderà l’assemblea — ha detto Massimo Doris — ma è probabile che le cariche rimangano quelle attuali».

Anche perché in assemblea non sono molte le voci a parlare. Attualment­e il primo socio di Mediolanum, con il 40,27% del capitale, è la finanziari­a della famiglia Doris. Il secondo azionista (con cui è stato siglato un patto di sindacato) è la Fininvest, che ha il 30,26%, ma con la perdita dei requisiti di onorabilit­à di Silvio Berlusconi, Bankitalia ha congelato i diritti di voto e disposto la cessione della quota di partecipaz­ione eccedente il 9,9% del

La quotazione La banca arriverà a Piazza Affari il 28 dicembre dopo la fusione con la holding

capitale, cioè il 20,1 per cento. Il Tar ha già dato torto al ricorso di Fininvest e ora si attende la sentenza del Consiglio di Stato, che si riunirà il 14 gennaio 2016. Se sarà confermato l’obbligo di vendere, Mediolanum è disposta a comprare un 3-4% di azioni proprie, ma non di più. Si apre, quindi, l’ipotesi dell’ingresso di nuovi soci. Al momento si parla di investitor­i istituzion­ali.

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