Finalmente si vede un gioco di squadra
Per i fiorentini era semplicemente l’Antiquaria. Con quel vezzo di dare un nome colloquiale alle «loro» cose, come secoli prima avevano fatto con il Biancone (che altri non è che il Nettuno di piazza della Signoria), così chiamavano la Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze. Erano i tempi d’oro in cui la grande mostra aveva ancora la sua casa nella vecchia sede di Palazzo Strozzi e qui, fiorentini e non, accorrevano per riempirsi gli occhi di bellezza. Oggi, forse complice la guida del giovane Fabrizio Moretti (cultore della materia e volto noto al grande pubblico) ha trovato la chiave di quel vecchio vigore. Le convenzioni con gli alberghi, le sinergie con altre attrazioni (il museo Ferragamo e Palazzo Strozzi apriranno le loro porte gratuitamente o a prezzo ridotto ai visitatori della Biennale) sono solo un esempio. Il resto lo faranno le iniziative sparse per Firenze e l’apertura al contemporaneo, con il Plutone e Proserpina di Jeff Koons che col suo metallo dorato darà uno choc alla sala dei Gigli di Palazzo Vecchio. Firenze sta capendo che i grandi eventi non sono solo un orpello da appuntarsi sulla giacca per autocompiacersi. Possono e devono essere sempre più un volano per tutti: per aiutare l’economia, per aprire le porte, per essere internazionali davvero e non solo a parole. Ben vengano dunque i direttori dei grandi musei del mondo con le tasche giuste per acquistare i capolavori scovati dagli Indiana Jones del nostro tempo. Ma la strada nuovamente imboccata potrà fare di nuovo della Biennale un’occasione in più anche per chi arriva a Firenze e con 15 euro di biglietto potrà avere un incontro ravvicinato con quel Bello che non riuscirà a trovare in nessun museo. Firenze stavolta ci crede.
APalazzo Pitti, all’interno del Giardino di Boboli, a due passi dal museo del costume, c’è la palazzina della Meridiana. È un monumento, anch’esso, che dal Settecento arricchisce l’antica residenza che fu dei Medici, dei Lorena e dei Savoia. Ma una volta attraversate le quattro colonne neoclassiche, l’ambiente cambia. O meglio la bellezza estetica del luogo s’ibrida e si confonde con la funzione investigativa. La scena sembra apparentemente incongrua. Uffici e scrivanie, computer collegati a banche dati, foto e video da analizzare minuziosamente, verbali, faldoni di indagini, telefoni che squillano continuamente.
Perché è qui che si trova la sede fiorentina del Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale, «gli investigatori del Bello», come qualcuno li ha ribattezzati, per le loro indagini su falsificazioni, furti, ricettazioni, appropriazioni indebite, saccheggi, esportazioni illegali del patrimonio culturale. Ma anche per garantire e certificare che tra sale espositive e stand non vi siano oggetti rubati oppure falsificati. Un servizio che gli stessi mercanti d’arte chiedono ed auspicano per essere tutelati dai criminali dell’arte.
Ecco perché il Nucleo è stato chiamato (tra i vari compiti) a sorvegliare sui tesori della Biennale dell’Antiquariato di Palazzo Corsini. «Siamo investigatori prestati all’arte, non
I militari Il nucleo che sorveglia i capolavori in mostra: «Che gioia restituire le opere alla comunità»