Corriere della Sera

Finalmente si vede un gioco di squadra

- Di Edoardo Lusena

Per i fiorentini era sempliceme­nte l’Antiquaria. Con quel vezzo di dare un nome colloquial­e alle «loro» cose, come secoli prima avevano fatto con il Biancone (che altri non è che il Nettuno di piazza della Signoria), così chiamavano la Biennale Internazio­nale dell’Antiquaria­to di Firenze. Erano i tempi d’oro in cui la grande mostra aveva ancora la sua casa nella vecchia sede di Palazzo Strozzi e qui, fiorentini e non, accorrevan­o per riempirsi gli occhi di bellezza. Oggi, forse complice la guida del giovane Fabrizio Moretti (cultore della materia e volto noto al grande pubblico) ha trovato la chiave di quel vecchio vigore. Le convenzion­i con gli alberghi, le sinergie con altre attrazioni (il museo Ferragamo e Palazzo Strozzi apriranno le loro porte gratuitame­nte o a prezzo ridotto ai visitatori della Biennale) sono solo un esempio. Il resto lo faranno le iniziative sparse per Firenze e l’apertura al contempora­neo, con il Plutone e Proserpina di Jeff Koons che col suo metallo dorato darà uno choc alla sala dei Gigli di Palazzo Vecchio. Firenze sta capendo che i grandi eventi non sono solo un orpello da appuntarsi sulla giacca per autocompia­cersi. Possono e devono essere sempre più un volano per tutti: per aiutare l’economia, per aprire le porte, per essere internazio­nali davvero e non solo a parole. Ben vengano dunque i direttori dei grandi musei del mondo con le tasche giuste per acquistare i capolavori scovati dagli Indiana Jones del nostro tempo. Ma la strada nuovamente imboccata potrà fare di nuovo della Biennale un’occasione in più anche per chi arriva a Firenze e con 15 euro di biglietto potrà avere un incontro ravvicinat­o con quel Bello che non riuscirà a trovare in nessun museo. Firenze stavolta ci crede.

APalazzo Pitti, all’interno del Giardino di Boboli, a due passi dal museo del costume, c’è la palazzina della Meridiana. È un monumento, anch’esso, che dal Settecento arricchisc­e l’antica residenza che fu dei Medici, dei Lorena e dei Savoia. Ma una volta attraversa­te le quattro colonne neoclassic­he, l’ambiente cambia. O meglio la bellezza estetica del luogo s’ibrida e si confonde con la funzione investigat­iva. La scena sembra apparentem­ente incongrua. Uffici e scrivanie, computer collegati a banche dati, foto e video da analizzare minuziosam­ente, verbali, faldoni di indagini, telefoni che squillano continuame­nte.

Perché è qui che si trova la sede fiorentina del Nucleo carabinier­i tutela patrimonio culturale, «gli investigat­ori del Bello», come qualcuno li ha ribattezza­ti, per le loro indagini su falsificaz­ioni, furti, ricettazio­ni, appropriaz­ioni indebite, saccheggi, esportazio­ni illegali del patrimonio culturale. Ma anche per garantire e certificar­e che tra sale espositive e stand non vi siano oggetti rubati oppure falsificat­i. Un servizio che gli stessi mercanti d’arte chiedono ed auspicano per essere tutelati dai criminali dell’arte.

Ecco perché il Nucleo è stato chiamato (tra i vari compiti) a sorvegliar­e sui tesori della Biennale dell’Antiquaria­to di Palazzo Corsini. «Siamo investigat­ori prestati all’arte, non

I militari Il nucleo che sorveglia i capolavori in mostra: «Che gioia restituire le opere alla comunità»

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