L’Italbasket si consola conquistando il preolimpico Gli azzurri battono i cechi e Rio è più vicina. Obiettivo minimo raggiunto, ma ora serve un’analisi globale
DAL NOSTRO INVIATO
Sottomessa la Repubblica Ceca, affossata anche di 22 (7654) e spedita a cuccia prima di tutto da un sontuoso Mago Bargnani e poi dal Gallinari che graffia quando serve, l’Italia si gode la gloria di consolazione. Sulle ali del ritorno delle triple, scomparse nella sfida con la Lituania, arriva il biglietto per i tornei preolimpici. Ce ne saranno tre, ci proporremo di organizzarne uno (a Torino) e questa è la grande partita politica che adesso deve giocare il presidente Petrucci.
Tutto è bene quel che finisce bene. Più o meno. Il dispiacere dell’occasione mancata mercoledì, infatti, non è solo di Gentile («Brucia ancora e mi assumo la responsabilità dell’ultima azione nel tempo regolamentare: è un errore che mi farà crescere») ma appartiene secondo diverse gradazioni al vissuto di un gruppo che — dice Danilo Gallinari — «giorno dopo giorno ha pensato sempre di più alla medaglia d’oro». Oggi, però, non è il momento di essere schizzinosi: il piano B centrato ha valore ed è condito dalle lacrime sincere di Hackett e dalle parole di Bargnani, dispiaciuti «che questa esperienza azzurra sia già conclusa». Il contorno è un frullatore di parole al miele, da quelle del già citato Gallo («Sono contento: ripartiamo da qui») a quelle del presidente Petrucci («Sono stati uomini veri: non è importante se cadi, ma quanto impieghi a rialzarti») a quelle di Simone Pianigiani: «Orgoglioso di tutti. Questo torneo per un Reazione Andrea Cinciarini, 29 anni, play dell’Olimpia (Afp) canestro di differenza avrebbe potuto buttarci fuori a Berlino».
Se fate ronzare le orecchie al c.t. con le critiche piovute soprattutto via Internet, troverete la favella pronta alla replica. Squadra cotta all’overtime con i lituani perché la panchina è stata usata troppo poco? «No. Le caratteristiche di certi giocatori non sono replicabili: il supplementare era da giocare così e poi noi non possiamo farla a sportellate contro chi è più prestante: per noi resta indispensabile tirare bene dalla distanza e aprire le scatole». Non saremo marrani da negare il valore del lavoro di Pianigiani, se non altro perché i piazzamenti europei certificano la crescita di Azzurra. E questo a fronte di un valore quasi zero nelle coppe e di una serie A, imbarbarita da stranieri scarsi, che non ha in agenda un’idea per piallare certi scalini rispetto all’alto livello.
Ma se è vero che adesso serve un passo in avanti, occorre procedere con un’analisi globale di tutto, sfumature incluse. Restiamo dell’idea che la frase a caldo dell’altro ieri di Gallinari («Mi sono rotto di perdere») debba trovare una puntuale traduzione.