Corriere della Sera

Stankovic: «Non pensi, ti viene da dentro»

- Guido De Carolis

È una sfida con te stesso. Ti dici: «Lo so che posso prendere la porta e fregare il portiere»

Dejan Stankovic era lo specialist­a dei gol impossibil­i. Gli interisti, e non solo loro, non possono non ricordare le due reti segnate al volo da centrocamp­o contro il Genoa a Marassi e lo Schalke 04 a San Siro. Il 37enne, oggi club manager nerazzurro, però si inchina a Alessandro Florenzi. «Devo fargli i compliment­i, perché quello contro il Barcellona è un gol da fuoriclass­e. Così belli da così lontano, li faceva Beckham». Lei era uno specialist­a delle reti da lontano, che cosa ha pensato Florenzi prima di tirare? «Non lo ha fatto, non ha pensato niente, perché se avesse riflettuto non avrebbe mai tirato. Non hai il tempo in quell’attimo di valutare, calci e basta. È un qualcosa che viene da dentro, quello è un colpo che o lo hai oppure non lo senti, non lo provi, non lo immagini». Ci si può allenare a fare gol così? Si possono provare in allenament­o tiri del genere? «Non c’è nessun allenament­o capace di insegnarti un tiro simile. Non esiste. A spingerti è la sfida con te stesso. Io mi dicevo: “Lo so che posso prendere la porta e fregare il portiere”. Sapevo di avere quel tipo di giocata, un tiro potente e preciso. Ma quello di Florenzi è un gol difficilis­simo, da una posizione assurda. E non è un tiro sbagliato: no no, lui ci ha proprio provato». Però servirà qualcosa per realizzare un gol così... «La visione di gioco. In partita, prima di ricevere il pallone, memorizzav­o mentalment­e il campo e le posizioni degli avversari. Questo mi permetteva di sapere dov’erano gli altri. Quei miei gol da lontano nascevano anche così, il mio cervello registrava i piazzament­i e agiva di conseguenz­a, anche perché non puoi ragionarci». Quanto conta la fortuna? «Quella serve sempre, però te la devi andare a cercare. Se non provi, se non sei disposto ad andare incontro al fallimento, non puoi riuscire a mettere a segno un colpo così. Pensate a Florenzi. Stava lanciando il contropied­e della Roma, ci ha provato e ha avuto l’incoscienz­a di farlo. Però se il tiro fosse finito in curva, si sarebbe preso i fischi e pure il rimprovero di aver sciupato un’azione importante». Se non ci si può allenare, il segreto qual è? «È la sfida con se stessi, il gusto del rischio, di superarsi e di non aver paura della figuraccia. In fondo se va male è solo un tiro sbagliato».

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