Ieri, domani ma non oggi: marmellata d’amore
Sospeso in una nuvola di parole scritte con costruzione ipotetica («Che cosa ti farei»), rimandato («Peccato non averti vista, ci rifaremo»), smagnetizzato da vittimismi di maniera («Non sei tu, sono io»): che cosa sta succedendo all’amore? Sembra assomigliare sempre di più alla marmellata ne Le avventure di Alice nel Paese delle meraviglie, enunciata dalla Regina: «La regola è marmellata domani e marmellata ieri, ma non marmellata oggi». Annullamento del presente, sempre ieri o domani. Passato da rimpiangere e futuro da immaginare, meglio se con un racconto ricco di foto, parole, sms.
È questa la spina dorsale di Gli uomini e l’amore (Bompiani), l’ultimo libro di Antonella Boralevi, un po’ pamphlet, un po’ saggio giornalistico, un po’ antologia letteraria. Pensieri sparsi su amore e sesso, soprattutto maschile, prendendo spunto dai romanzi,da Pasternak a Proust. La prigionia della Albertine proustiana, per esempio, sfuggente e lontana. «Invero, l’amore, come in origine è costituito dal desiderio, così, in un tempo successivo, trae alimento solamente dall’ansietà dolorosa», osserva Marcel. E la domanda che corre in tutto il libro (che verrà presentato oggi a Pordenonelegge) è più o meno sempre questa: ma non è che gli uomini sono un po’ stanchi ?
Quella paura di un mondo iper femminilizzato, che traspariva da memoir come La vita sessuale di Catherine M. o persino da L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera, stando al ragionamento di Boralevi, assomiglia ora a una stanca rassegnazione. E, qualche volta, a una riscossa «di branco»: per dire, in Francia è molto popolare il sito Jooks, che raccoglie domande e risposte scambiate da uomini mentre parlano di donne. Sono irriferibili, molto crude (per esempio: «Che cosa me ne faccio delle sue foto porno adesso che mi ha lasciato ?»), ma non sono provocatorie. Sanno piuttosto di rivalsa, di compattezza di genere finalmente ritrovata. Così, tra citazioni colte e indagini più vicine alla cronaca, Boralevi ci conduce in una passeggiata poco impegnativa e scorrevole nei sentimenti scaturiti dall’epoca del disimpegno.
E pare di essere in una chiacchierata tra amiche, dove si passa con disinvoltura dai dolori del giovane Werther all’aplomb di Anne Sinclair, l’ex moglie di Dominique Strauss-Khan, già capo del Fondo monetario internazionale e traditore seriale. Qual è, dunque, la lingua più adatta a parlare d’amore oggi ? Secondo l’autrice, una sola: «Scoperto da poco tra i non poeti, non letterati, non musicisti, il languore amoroso è la condizione in assoluto più desiderata e auspicata: consola senza dar problemi, scalda il cuore senza richiedere orari, compensa, distrae, impegna il minimo».
Languore, parole, incompiutezza, fuga. In una parola: letteratura. E forse così un cerchio si chiude: l’amore che si rifugia nella sua origine più accreditata e più nobile, ovvero un bel romanzo.