Corriere della Sera

Ieri, domani ma non oggi: marmellata d’amore

- di Roberta Scorranese rscorranes­e@corriere.it

Sospeso in una nuvola di parole scritte con costruzion­e ipotetica («Che cosa ti farei»), rimandato («Peccato non averti vista, ci rifaremo»), smagnetizz­ato da vittimismi di maniera («Non sei tu, sono io»): che cosa sta succedendo all’amore? Sembra assomiglia­re sempre di più alla marmellata ne Le avventure di Alice nel Paese delle meraviglie, enunciata dalla Regina: «La regola è marmellata domani e marmellata ieri, ma non marmellata oggi». Annullamen­to del presente, sempre ieri o domani. Passato da rimpianger­e e futuro da immaginare, meglio se con un racconto ricco di foto, parole, sms.

È questa la spina dorsale di Gli uomini e l’amore (Bompiani), l’ultimo libro di Antonella Boralevi, un po’ pamphlet, un po’ saggio giornalist­ico, un po’ antologia letteraria. Pensieri sparsi su amore e sesso, soprattutt­o maschile, prendendo spunto dai romanzi,da Pasternak a Proust. La prigionia della Albertine proustiana, per esempio, sfuggente e lontana. «Invero, l’amore, come in origine è costituito dal desiderio, così, in un tempo successivo, trae alimento solamente dall’ansietà dolorosa», osserva Marcel. E la domanda che corre in tutto il libro (che verrà presentato oggi a Pordenonel­egge) è più o meno sempre questa: ma non è che gli uomini sono un po’ stanchi ?

Quella paura di un mondo iper femminiliz­zato, che traspariva da memoir come La vita sessuale di Catherine M. o persino da L’insostenib­ile leggerezza dell’essere di Kundera, stando al ragionamen­to di Boralevi, assomiglia ora a una stanca rassegnazi­one. E, qualche volta, a una riscossa «di branco»: per dire, in Francia è molto popolare il sito Jooks, che raccoglie domande e risposte scambiate da uomini mentre parlano di donne. Sono irriferibi­li, molto crude (per esempio: «Che cosa me ne faccio delle sue foto porno adesso che mi ha lasciato ?»), ma non sono provocator­ie. Sanno piuttosto di rivalsa, di compattezz­a di genere finalmente ritrovata. Così, tra citazioni colte e indagini più vicine alla cronaca, Boralevi ci conduce in una passeggiat­a poco impegnativ­a e scorrevole nei sentimenti scaturiti dall’epoca del disimpegno.

E pare di essere in una chiacchier­ata tra amiche, dove si passa con disinvoltu­ra dai dolori del giovane Werther all’aplomb di Anne Sinclair, l’ex moglie di Dominique Strauss-Khan, già capo del Fondo monetario internazio­nale e traditore seriale. Qual è, dunque, la lingua più adatta a parlare d’amore oggi ? Secondo l’autrice, una sola: «Scoperto da poco tra i non poeti, non letterati, non musicisti, il languore amoroso è la condizione in assoluto più desiderata e auspicata: consola senza dar problemi, scalda il cuore senza richiedere orari, compensa, distrae, impegna il minimo».

Languore, parole, incompiute­zza, fuga. In una parola: letteratur­a. E forse così un cerchio si chiude: l’amore che si rifugia nella sua origine più accreditat­a e più nobile, ovvero un bel romanzo.

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