L’alta cucina si mette in gioco
Mattarello e biberon. O quasi. Ormai è assodato: non è mai troppo presto per avvicinarsi ai fornelli. Spadellare con i genitori abitua i più piccoli a mangiare di tutto. E anche gli chef scoprono i baby gourmet
Bambini, lontano dai fornelli». Certo, a una giusta distanza dai fuochi va bene. Ma oggi quell’antica separazione tra la cucina e i figli più piccoli non funziona più. Il desiderio di impastare, tagliare e infornare sta contagiando tutta la famiglia. In tutta Italia, come all’estero, si organizzano corsi di cucina per mamme con i bambini. A Milano è sorta l’associazione «Bambini in cucina» per insegnare anche ai più piccoli a muoversi tra ingredienti e padelle. Un’eresia? Secondo molti no. In fondo non si tratta di trasformare i figli in chef in miniatura, ma di avvicinarli con gioia al mondo del cibo. Per conoscerlo, amarlo e imparare fin dalla tenera età a nutrirsi in modo sano. Lo hanno scritto nei giorni scorsi KJ Dell’Antonia e Margaux Laskey sul New York Times. Molti genitori sono recalcitranti all’idea di spegnere la televisione e incoraggiare i bambini a dare una mescolata alla minestra sul fuoco. All’ora di cena chi ha voglia di avere confusione in cucina? Ma ci sono, dicono loro, buone ragioni per farlo. Perché arriverà il momento in cui i bambini diventeranno grandi e dovranno sopravvivere da soli davanti a un fornello: meglio cominciare il prima possibile. E perché chi aiuta mamma e papà a cucinare — lo dice anche la Fondazione Veronesi — conosce più piatti e sarà portato fin da subito a mangiare in modo vario ed equilibrato. E fin qua tutti d’accordo. Ma da che età si comincia? E cosa si cucina per (e con) i bambini? Come far assaggiare loro di tutto e di più? E, soprattutto, come abituarli a frutta, verdura, pesce e a limitare gli zuccheri, ossessioni principali di tutte le mamme del mondo?
«L’alta cucina non ha età», è convinto lo chef Claudio Favale, autore di Alta cucina per bambini, un ricettario di piatti per adulti da proporre anche ai più piccoli. «Abituato alla mia cucina, mio figlio, quando nei suoi primi anni mia moglie cucinava per lui — racconta — non mangiava. Sentiva la differenza. Questo mi ha fatto capire che non era più importante cosa gli dessimo da mangiare ma come veniva preparato». Significa, insomma, che «coccolandoli con preparazioni fatte bene i bambini mangiano». Eliminate allora le cotture troppo lunghe di pasta e carne, che non piacciono a nessuno, il soffritto e le spezie, per non appesantire i piatti e coprire il sapore degli ingredienti. Per iniziare, si può cominciare con i brodi fatti in casa. Poi dai sei anni, via libera a molto di quello che piace ai grandi. «A mio figlio ho insegnato da subito a mangiare la carne al sangue. Ma a dieci anni darei tutto, tranne ricette eccessivamente piccanti». Anche salumi (senza esagerare), pesce, crostacei, agnello. Tra le sue ricette, i mezzi paccheri mantecati al pecorino o i calamari di Mazzara farciti di zucca e pistacchio. Capitolo verdure. «Chi ha mai detto — dice Miralda Colombo, autrice del blog Il Cucchiaino di Alice (appena uscita l’ultima edizione del suo ricettario Il Cucchiaino) — che debbano per forza essere noiose o infilate solo in polpette o crocchette? Cominciamo dai primi anni a dare carote, finocchi o pomodorini da sgranocchiare mentre ci occupiamo insieme della cena. E poi uniamo le verdure a preparazioni “magiche”: la pasta a riccioli può diventare la chioma verde di una regina se condita con pesto di zucchine e cimette di cavolo, mentre la zucca può trasformarsi nella carrozza di Cenerentola dove tuffare il cucchiaino». Con qualche trucchetto simile, del resto, la cuoca inglese Skye McAlpine, residente a Venezia e autrice del blog From my dining table, prepara la pasta con ricotta e broccoli per insegnare ai bambini ad amare le verdure. Per cominciare a «pasticciare» in cucina, invece, si parte dai due anni: «I bambini adorano gli impasti — racconta Miralda —. Qualche settimana fa, per esempio, avevo preparato la pasta frolla. Mio figlio Edo, di un anno e mezzo, si è diretto in dispensa e senza che dicessi nulla ha recuperato un piccolo mattarello mimando il gesto di stendere la pasta. Non ho potuto far altro che issarlo sul seggiolone, concedergli una porzione di frolla e lasciare che si divertisse con me. Con le mie due bambine, invece, Alice e Lea, abbiamo ormai istituito dei riti settimanali: la pizza fatta in casa, il pane dolce intrecciato o la sgranatura dei legumi. In fondo, con la supervisione di un adulto, possono cimentarsi in centinaia di ricette. E crescere così desiderosi di assaggiare tutto, anche verdure e frutta». Infine, capitolo dolci. Meglio, fin dai primi anni di vita, non esagerare con gli zuccheri di caramelle e merendine confezionate: provocano una specie di dipendenza. Da preferire le tortine semplici fatte in casa, così si controlla la quantità di zucchero aggiunto, come quelle di Alessandra Scollo, blogger e autrice di Le merende di mamma Papera (Malvarosa). E alla fine s’insegna anche a mettere tutto in ordine: i bravi cuochi, del resto, sono quelli con i fornelli più puliti.
L’età giusta Pasta frolla o pizza per le prime esperienze: già a due anni si può iniziare a «pasticciare»
Il menu Basta carne e pasta stracotte. Le verdure? Vanno «truccate» con fantasia