La vittoria e l’appello: parità per le attrici nere
Davis prima afroamericana premiata come protagonista Record di statuette tv al «Trono di spade»: dodici vittorie
Miglior attrice protagonista nella serie drammatica Le regole del delitto perfetto: Viola Davis ( nella foto), nata 50 anni fa in Carolina del Sud, è la prima attrice afroamericana a vincere il premio Emmy. Dopo la vittoria l’appello: per le donne di colore non ci sono ruoli nei film, serve parità.
«L’unico ostacolo che separa le donne di colore da chiunque altro è l’opportunità. Non puoi vincere un Emmy per ruoli che semplicemente non ci sono». Ora quel ruolo è finalmente arrivato. Viola Davis è la prima attrice afroamericana a portare a casa la statuetta da protagonista, 66 anni dopo il primo Emmy e 50 anni dopo la legge che ha consentito il voto ai neri in tutti gli Stati Uniti. Meglio tardi che mai.
Spesso la tv — nel suo passato più recente in modo sempre più incisivo — ha anticipato temi che poi sono diventati centrali nella società contemporanea. Questa volta invece ci sono voluti decenni prima che il riconoscimento — gli Emmy stanno alla tv come gli Oscar al cinema — andasse a un’attrice di colore. Viola Davis è salita commossa sul palco e ha commosso la platea: «Nella mia mente vedo una linea, sopra quella linea vedo campi verdi, bei fiori e stupende donne bianche con le braccia tese verso di me che mi invitano a superare quella linea, ma non ho gli strumenti per farlo. Non riesco a superare quella linea. Quella era Harriet Tubman nel 1800», ha detto riferendosi all’attivista che si batteva per l’abolizione della schiavitù. Quindi il passaggio più forte — su opportunità che mancano e ruoli che non esistono — e la dedica «alle Halle Berry (prima nera a vincere l’Oscar, ndr) che hanno varcato il confine che ci avevano assegnato».
Sempre più spesso il palco della cerimonia diventa il palco dell’appello: non più una tribuna per ringraziare parenti e amici, ma piuttosto per appoggiare cause sociali o politiche. È successo anche agli ultimi Oscar, quando Patricia Arquette ha fatto un discorso appassionato sulla parità economica, chiedendo stessi diritti e stesse retribuzioni dei maschi.
Nata 50 anni fa in Carolina
L’unico ostacolo che separa noi donne di colore da chiunque altro è l’opportunità: non possiamo vincere un trofeo per ruoli che semplicemente non ci sono mai stati offerti
del Sud, attrice prima di tutto per il teatro (ha vinto due Tony Award, i massimi riconoscimenti per chi sta sul palco), Viola Davis ha lavorato spesso nelle retrovie: scelta soprattutto da Soderbergh (in tre film), si è affacciata agli Oscar, sfiorandoli, per due volte: prima per Il dubbio e poi per The Help, ambientato nel Mississippi anni 60 della segregazione razziale. Ora ha trovato il suo primo vero ruolo da protagonista per Le regole del delitto perfetto, la serie che segue la vita privata e professionale di Annalise Keating, spietato avvocato difensore e insuperabile docente di diritto penale. Il risultato è l’interpretazione da Emmy come miglior attrice in una serie drammatica.
Oltre a quello di Viola Davis, l’altro nome che lascia il segno
sugli Emmy 2015 è quello di Peter Dinklage, il Folletto di 135 centimetri del Trono di Spade ( Game of Thrones, la sesta stagione ad aprile su Sky Atlantic), la serie che ha fatto collezione di premi come mai nessuno prima era riuscito in un solo anno, arrivando a 12. Tra cui miglior attore non protagonista a quel Dinklage — nella serie lo chiamano il Folletto per la sua statura — che con il suo acuto senso dell’umorismo e la sua crudelissima cattiveria verso i nemici ha avuto, anche lui, la sua opportunità.