Il libro su Cameron che agita Londra
Le accuse di un lord conservatore (dopo una nomina negata): da giovane droga e riti
Droga,sesso e riti d’iniziazione: ad affondare il tiro contro il premier britannico Cameron è Lord Ashcroft, ex tesoriere dei conservatori, vice presidente del partito nonché suo sponsor. Vistosi negare la poltrona da ministro che gli era stata promessa dopo le elezioni del 2010, Ashcroft si è sfogato con un libro, Call me Dave, una biografia non autorizzata ricca di particolari e aneddoti che al premier non fanno onore.
LONDRA Una vendetta servita con studiata freddezza cinque anni dopo i fatti, calcolata meticolosamente per destabilizzare non solo l’operato politico di David Cameron, ma anche e soprattutto la sua persona. Ad affondare il tiro è Lord Ashcroft, ex tesoriere dei conservatori, vice presidente del partito nonché suo sponsor (con otto milioni di sterline). Vistosi negare la poltrona da ministro che gli era stata promessa dopo le elezioni del 2010, Ashcroft si è sfogato con un libro. Call me Dave è il titolo della biografia rigorosamente non autorizzata scritta assieme una giornalista del
Sunday Times, un volume ricco di particolari e aneddoti che al premier non fanno onore, ieri anticipati dal Daily Mail.
Downing Street si trincera dietro un dignitoso «no comment», ma la storia nel Regno Unito rimbalza dai giornali ai notiziari e su Twitter merita l’hashtag «Pigsgate». Tra le tante insinuazioni del libro, una, forse la più scabrosa, riguarda infatti l’iniziazione del giovane David in una società segreta dell’università di Oxford ispirata dall’amante di re Edoardo II, Piers Gaveston: un rito durante il quale al futuro premier venne chiesto di calarsi i pantaloni e inserire una «parte della sua anatomia» nella bocca di un maiale. Stando al libro, esisterebbero prove fotografiche. Non è che la punta di un iceberg che include marijuana (fumata assieme a un amico ascoltando i dischi dei Supertramp), cocaina (circolava a casa sua e delle moglie Samantha), sesso (assieme ai compagni dell’università).
Ashcroft non fa mistero delle ragioni che lo hanno spinto a scrivere. Ha un conto «personale » da regolare, racconta nell’introduzione. Ha appunti dettagliati della varie conversazioni in cui Cameron gli promise, in caso di vittoria alle elezioni, un posto «non insignificante» nel governo. La promessa non venne mantenuta. Mesi dopo ad Ashcroft, che aveva salvato i conservatori dalla bancarotta, venne offerto un posto al ministero degli Esteri. Non era abbastanza. Ashcroft rifiutò e iniziò a meditare la vendetta.
L’ex tesoriere del Tories ha scelto accuratamente tempo e tenore. La biografia esce a ridosso del congresso del partito e non si limita a gettare fango sul Cameron privilegiato studente oxfordiano. Il premier, sostiene il libro, sapeva benissimo che Ashcroft faceva parte della cerchia di ricchi imprenditori con domicilio fiscale all’estero. Quando nel 2010 disse di averlo appena scoperto mentì. «L’impressione — scrive Ashcroft — è che Cameron sia più attaccato al titolo di primo ministro che alla possibilità di utilizzare il potere che ha per fare qualcosa di utile. Il suo approccio è “lasciamo fare” e questo crea l’idea che non sia sufficientemente interessato ai risultati».
E’ una biografia, naturalmente, che danneggia soggetto e autori allo stesso modo, nonostante le precisazioni della coautrice Isabel Oakshott parlino di un libro «equilibrato, scritto con rigore giornalistico e tanta attenzione ai fatti » . «Chi vuole giudicare legga tutto, dalla prima all’ultima pagina, non solo gli estratti pubblicati dai giornali», ha detto. Sarà. Per ora sembra far bene solo al ministro del Tesoro George Osborne, erede naturale di Cameron. «Il libro? Non l’ho letto», risponde ai giornalisti dalla Cina. Il suo momento oggi è forse appena più vicino.