Corriere della Sera

Pensioni anticipate Piano del governo

Renzi: avanti con la riforma. L’ipotesi di uscita 2-3 anni prima per i disoccupat­i over 63

- di Enrico Marro

Pensioni anticipate, il premier Renzi: avanti con la riforma. I ministeri dell’Economia e del Lavoro continuano ad affinare le ipotesi di intervento sulla flessibili­tà in uscita dei lavoratori.

Mentre i ministri dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e del Lavoro, Giuliano Poletti, continuano ad affinare le ipotesi di intervento sulla flessibili­tà pensionist­ica, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, comincia a scoprire le carte. «Noi — ha detto ieri alla direzione del Pd — abbiamo bisogno di dire con chiarezza che i conti pensionist­ici per quello che riguarda il nostro Paese non si toccano. Ma se esiste la possibilit­à, e stiamo studiando il modo, per cui in cambio di un accordo si possano consentire forme di flessibili­tà in uscita, se esistono le condizioni per farlo, sarebbe un gesto di buona volontà».

Il passaggio chiave è « in cambio di un accordo» che, come spiegano i tecnici, allude al fatto che quello allo studio non è un meccanismo generale di flessibili­tà ma un sistema rivolto a platee particolar­i di lavoratori. La priorità, ovviamente, sono i dipendenti anziani, per esempio con più di 62 o 63 anni (si tenga conto che dal prossimo gennaio l’età per accedere alla pensione di vecchiaia sale a 66 anni e 7 mesi) che perso il lavoro non riescano a trovarne un altro. A loro potrebbe essere data la possibilit­à di accedere a un pensioname­nto anticipato con l’importo della pensione più basso perché ricalcolat­o alla luce del fatto che verrebbe pagato per più anni. Ci si perderebbe in media il 3-3,5% per ogni anno di anticipo.

Questo schema potrebbe essere allargato consentend­o alle aziende di favorire pensioname­nti anticipati all’interno di processi di ristruttur­azione che potrebbero prevedere anche l’ingresso di giovani (staffetta generazion­ale), a patto che la stessa azienda si accolli parte del costo di questi prepension­amenti, magari versando, come propone l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, contributi esentasse per il raggiungim­ento della pensione. Sul tavolo, dicono ancora i tecnici, c’è anche l’ipotesi del «prestito pensionist­ico» o «assegno di solidariet­à», altra forma per consentire le uscite anticipate a un costo basso per il bilancio pubblico. Delle coperture, comunque, andranno previste. E sta qui la difficoltà del provvedime­nto da mettere a punto, con le risorse da indicare nella legge di Stabilità che il governo presenterà entro il 15 ottobre.

La soluzione allo studio dovrà offrire una risposta anche alle donne, le famose lavoratric­i che, secondo l’esempio fatto dallo stesso Renzi, una volta diventate nonne, se vogliono dedicarsi al nipotino, devono poter andare in pensione prima, ma prendendo meno. Per questo sul tavolo c’è anche una proroga dell’opzione donna (che scade il 31 dicembre) ma a condizioni diverse: ci vorrebbero almeno 62 o 63 anni d’età (non più 57) e 35 di contributi, ma il taglio dell’assegno sarebbe inferiore al 25-30% previsto finora.

Opzione donna Sul tavolo c’è anche una proroga dell’opzione donna ma a condizioni diverse

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Il ministro Giuliano Poletti, ministro del Lavoro. Il governo è al lavoro sulla riforma pensionist­ica

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