Corriere della Sera

Putin rassicura Israele sulla Siria E invia 28 caccia

- Di Elisabetta Rosaspina

Iprimi elicotteri da trasporto e i primi 28 caccia Sukhoi Su-27 erano appena atterrati all’aeroporto della città di Latakia, nel nord ovest della Siria, ieri, quando il premier israeliano Netanyahu si è presentato a Mosca con i suoi generali, per discutere con il suo omologo, Putin, il mosaico militare che si profila ai confini settentrio­nali del Paese, tra Siria e Libano. L’accordo è stato suggellato dopo due ore e mezza di trattativa: Israele potrà continuare le operazioni anti-terrorismo contro gli Hezbollah e contro il rifornimen­to di armi assicurato dagli iraniani agli sciiti libanesi, e non interferir­à in cambio con le manovre russe contro l’Isis e gli altri ribelli, in difesa di fatto del regime siriano di Assad. Il tutto con l’implicita benedizion­e della Casa Bianca, informata da Netanyahu sul vertice, per dovere di «trasparenz­a» nell’imperitura amicizia con Washington. Il premier israeliano non ha nascosto a Putin il nervosismo di fronte al dispiegame­nto di uomini (la Cia ne ha contati oltre un migliaio) e mezzi sofisticat­i inviati da Mosca. Il timore è che, prima o poi, quelle stesse armi possano finire nelle mani degli hezbollah o dei siriani, e girate contro Israele. Ad agitare le notti dei comandanti di Tsahal è anche la prospettiv­a di incidenti da «fuoco amico» (o quasi amico), e di qualche improvvido, ma non impossibil­e, duello nei cieli del Golan tra i piloti russi e israeliani. Putin ha rassicurat­o Netanyahu: non coprirà interventi iraniani o siriani a discapito della sicurezza di Israele. Con il quale manterrà uno stretto coordiname­nto. «La Russia agirà in Medio Oriente in modo responsabi­le» ha promesso, aggiungend­o che nello Stato ebraico vivono molti cittadini russi, o ex cittadini sovietici, ora naturalizz­ati israeliani, ai quali non vorrebbe mai nuocere. E in ogni caso, secondo Putin, Assad non sarebbe in grado in questo momento di aprire un fronte con gli israeliani. L’accordo militare cerca di consolidar­e un equilibrio molto fragile e del quale si è fatto responsabi­le e gerente Putin, in virtù non solo del detto «patti chiari, amicizia lunga», ma anche di un’evidente mira espansioni­stica nella regione. Affinché neanche Israele, ormai, possa più fare i conti senza di lui.

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