Corriere della Sera

Il summit

- Marzio Breda

I ministri dell’Interno dell’Unione Europea si incontrano oggi in un vertice straordina­rio per discutere del ricollocam­ento dei profughi (tra questi ce ne sono 15.600 dall’Italia e 50.400 dalla Grecia)

L’Europa sul tema arriva divisa. Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria (che sono tra gli ultimi Paesi in ordine di tempo a essere entrati nello spazio di Schengen) confermano una posizione oltranzist­a e non vogliono ospitare i rifugiati, per lo più siriani che fuggono dalla guerra

Dopo l’Ungheria (che ha deciso di usare l’esercito accanto alla polizia per impedire l’ingresso dei rifugiati) anche la Slovenia sta costruendo una barriera al confine, in questo caso quello con la Croazia. Anche Regno Unito, Irlanda e Danimarca hanno detto no ai profughi

Francia e Germania premono per una strategia comune. «La soluzione non arriverà in una notte. Vale la pena fare qualsiasi cosa per trovare il consenso comune», ha ribadito Angela Merkel

Il Consiglio straordina­rio degli Affari interni valuterà anche la proposta della presidenza lussemburg­hese di innalzare il contributo europeo per ogni rifugiato accolto fino a 6.500 euro

dal nostro inviato

Giudica un incubo la costruzion­e di nuovi muri in Europa. E lo preoccupa il caos provocato da un’emergenza che, se non sarà gestita insieme dai 28 Paesi dell’Ue, potrebbe farci fare molti passi indietro. Prospettiv­e che denuncia quasi con angoscia. «Ho l’impression­e che di fronte alla crisi migratoria rischiamo di allentare il vincolo di solidariet­à dell’Unione. Vi sono incomprens­ioni tra i governi e sfiducia tra i cittadini. Se non recuperiam­o su questo problema lo spirito di solidariet­à, rischiamo d’incrinarlo anche nel campo delle politiche per l’economia e la sicurezza. Bisogna battere le paure. Non si possono affrontare i problemi con gli strumenti del passato».

È un confronto difficile, quello di Sergio Mattarella con i «duri» dell’Europa dell’Est sui migranti. Convocato per un vertice informale con altri dieci capi di Stato in un castello della Turingia, il presidente coglie l’occasione offertagli dal padrone di casa, Joachim Gauck, che introduce il tema davanti ai suoi omologhi, alcuni dei quali ostili a ogni ipotesi di ricollocaz­ione dei richiedent­i asilo. E sviluppa un ragionamen­to declinato nella chiave che gli è connaturat­a: quella della persuasion­e morale.

Dice Mattarella: «Siamo di fronte a fenomeni epocali, che vanno affrontati con scelte lungimiran­ti. Non è possibile farlo con la chiusura delle frontiere o con il filo spinato. Sono soluzioni illusorie. I fenomeni migratori possono essere governati e regolati. Ma non possono farlo i singoli Paesi da soli. Serve l’Ue nel suo complesso». Insomma, la politica dei muri (quello in Ungheria come quello annunciato in Slovenia) davanti a un dramma come questo non può funzionare. «È importante aprire una seria e ampia collaboraz­ione con gli Stati da dove ha origine l’emigrazion­e non dovuta a guerra e persecuzio­ni. Migliorare le condizioni economiche di quei Paesi significa ridurre significat­ivamente parte del flusso. Servono non solo regole comuni, ma anche azioni comuni su tutti gli aspetti: salvataggi­o, registrazi­one, accoglienz­a ed eventuali rimpatri».

Il presidente ricorda infatti che «il mondo è in marcia» e

In salvo

Due gemelli di otto mesi in ipotermia, arrivati dalla Siria attraverso la Turchia insieme ai genitori, vengono soccorsi su una spiaggia di Lesbo, in Grecia che «moltitudin­i di uomini, donne e bambini si muovono verso l’Europa fuggendo dalla disperazio­ne». E si chiede: «Sono davvero loro i nostri nemici? O piuttosto i nostri nemici sono i problemi che rendono così dura la loro esistenza?».

Ecco il punto politico, che lega agli antidoti. «L’Europa è il più grande spazio al mondo di

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