Il summit
I ministri dell’Interno dell’Unione Europea si incontrano oggi in un vertice straordinario per discutere del ricollocamento dei profughi (tra questi ce ne sono 15.600 dall’Italia e 50.400 dalla Grecia)
L’Europa sul tema arriva divisa. Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria (che sono tra gli ultimi Paesi in ordine di tempo a essere entrati nello spazio di Schengen) confermano una posizione oltranzista e non vogliono ospitare i rifugiati, per lo più siriani che fuggono dalla guerra
Dopo l’Ungheria (che ha deciso di usare l’esercito accanto alla polizia per impedire l’ingresso dei rifugiati) anche la Slovenia sta costruendo una barriera al confine, in questo caso quello con la Croazia. Anche Regno Unito, Irlanda e Danimarca hanno detto no ai profughi
Francia e Germania premono per una strategia comune. «La soluzione non arriverà in una notte. Vale la pena fare qualsiasi cosa per trovare il consenso comune», ha ribadito Angela Merkel
Il Consiglio straordinario degli Affari interni valuterà anche la proposta della presidenza lussemburghese di innalzare il contributo europeo per ogni rifugiato accolto fino a 6.500 euro
dal nostro inviato
Giudica un incubo la costruzione di nuovi muri in Europa. E lo preoccupa il caos provocato da un’emergenza che, se non sarà gestita insieme dai 28 Paesi dell’Ue, potrebbe farci fare molti passi indietro. Prospettive che denuncia quasi con angoscia. «Ho l’impressione che di fronte alla crisi migratoria rischiamo di allentare il vincolo di solidarietà dell’Unione. Vi sono incomprensioni tra i governi e sfiducia tra i cittadini. Se non recuperiamo su questo problema lo spirito di solidarietà, rischiamo d’incrinarlo anche nel campo delle politiche per l’economia e la sicurezza. Bisogna battere le paure. Non si possono affrontare i problemi con gli strumenti del passato».
È un confronto difficile, quello di Sergio Mattarella con i «duri» dell’Europa dell’Est sui migranti. Convocato per un vertice informale con altri dieci capi di Stato in un castello della Turingia, il presidente coglie l’occasione offertagli dal padrone di casa, Joachim Gauck, che introduce il tema davanti ai suoi omologhi, alcuni dei quali ostili a ogni ipotesi di ricollocazione dei richiedenti asilo. E sviluppa un ragionamento declinato nella chiave che gli è connaturata: quella della persuasione morale.
Dice Mattarella: «Siamo di fronte a fenomeni epocali, che vanno affrontati con scelte lungimiranti. Non è possibile farlo con la chiusura delle frontiere o con il filo spinato. Sono soluzioni illusorie. I fenomeni migratori possono essere governati e regolati. Ma non possono farlo i singoli Paesi da soli. Serve l’Ue nel suo complesso». Insomma, la politica dei muri (quello in Ungheria come quello annunciato in Slovenia) davanti a un dramma come questo non può funzionare. «È importante aprire una seria e ampia collaborazione con gli Stati da dove ha origine l’emigrazione non dovuta a guerra e persecuzioni. Migliorare le condizioni economiche di quei Paesi significa ridurre significativamente parte del flusso. Servono non solo regole comuni, ma anche azioni comuni su tutti gli aspetti: salvataggio, registrazione, accoglienza ed eventuali rimpatri».
Il presidente ricorda infatti che «il mondo è in marcia» e
In salvo
Due gemelli di otto mesi in ipotermia, arrivati dalla Siria attraverso la Turchia insieme ai genitori, vengono soccorsi su una spiaggia di Lesbo, in Grecia che «moltitudini di uomini, donne e bambini si muovono verso l’Europa fuggendo dalla disperazione». E si chiede: «Sono davvero loro i nostri nemici? O piuttosto i nostri nemici sono i problemi che rendono così dura la loro esistenza?».
Ecco il punto politico, che lega agli antidoti. «L’Europa è il più grande spazio al mondo di