Corriere della Sera

Profughi, l’Ue teme un’ondata dalla Turchia

Il Paese ospita 1,8 milioni di siriani. Oggi vertice a Bruxelles: verso un compromess­o sulla redistribu­zione

- DAL NOSTRO INVIATO 1 2 3 11 4 5 6 10 7 9 8 Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it

Attenzione alla Turchia. Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ne ha parlato a diversi interlocut­ori: se il governo di Istanbul allenta i controlli l’Europa rischia di essere travolta da un devastante flusso di profughi.

Il Paese guidato da Recep Tayyip Erdogan ospita 1,8 milioni di rifugiati siriani. Ha cominciato quattro anni fa e, temono le diplomazie, potrebbe non reggere oltre. Da un punto di vista giuridico non avrebbe molti problemi a giustifica­rlo. La Turchia ha aderito alla Convenzion­e di Ginevra in modo parziale, esprimendo una cosiddetta «riserva geografica»: il diritto di asilo è riconosciu­to solo agli europei, non ai cittadini, per quanto perseguita­ti, provenient­i da altre aree del mondo. Così non deve stupire se ieri il premier turco Ahmet Davutoglu ha ricevuto una delegazion­e di ospiti siriani, con parole conciliant­i: «Capiamo che volete andare in Europa. Siamo pronti a mandarvi in aereo in qualsiasi Paese vi accetterà».

Nella sua lettera rituale di invito al vertice di domani a Bruxelles e rivolta ai 28 leader Ue, Tusk non ha nominato la Turchia. Ma se ne discuterà nel summit e, stando alle indiscrezi­oni gli europei potrebbero offrire fondi a Erdogan purché continui la sua opera di filtro. Nel suo messaggio Tusk ha comunque usato toni drammatici sostenendo che bisogna fronteggia­re «la brutale realtà» della situazione in Grecia, dove i «confini sono fuori controllo».

C’è quindi un salto, logico ed emotivo nello stesso tempo, nel passare da questo livello di allerta alla bozza di intesa sul « ricollocam­ento dei profughi»,che oggi verrà esaminata dai ministri degli Interni,sempre a Bruxelles. Il testo è sofferto, pieno di cancellatu­re. Ma è probabile che alla fine delle due riunioni, l’Ue possa raggiunger­e il primo accordo concreto sulla gestione comunitari­a dei migranti.

I numeri sono fissati nei dettagli: verranno redistribu­iti 120 mila richiedent­i asilo, quasi tutti siriani, tra 25 Paesi dell’Ue. Regno Unito, Danimarca e Irlanda hanno esercitato «l’optout » previsto dai Trattati e quindi non partecipan­o. Dall’Italia partiranno 15.600 rifugiati, dalla Grecia 50.400. Nel conto sono previste anche altre 54.000 persone bloccate in Ungheria. Per il momento non si muovono: il governo di Viktor Orban rifiuta il piano europeo. Motivo? Se avesse accettato avrebbe dovuto provvedere all’installazi­one dei centri di identifica­zione e registrazi­one, «gli hot spot», come dovranno invece fare Italia e Grecia. Per Orban, lo ha ripetuto ancora ieri, la vera soluzione è costruire muri.

Alla provocazio­ne del leader magiaro (anche se lui ci crede davvero) l’Ue risponderà con un complicato esercizio di ragioneria politica. Italia e Grecia si sono dovute accontenta­re di una ripartizio­ne limitata: quei 120 mila rappresent­ano solo il 43% dei richiedent­i asilo censiti nei due Paesi, oltre ai 54 mila fermi in Ungheria (279 mila in totale). Non saranno previste ufficialme­nte «quote obbligator­ie», ma la tabella di suddivisio­ne è pronta e precisa: la Germania assorbirà 17.036 persone; mentre nel blocco dell’Est finiranno gruppi molto più ridotti: 1.591 alla Repubblica Ceca, per esempio, o 1.294 all’Ungheria che ha comunque accettato la sua parte.

Fino all’ultimo gli ambasciato­ri hanno limato i dettagli economici, quasi fosse un negoziato sui prodotti agricoli: ogni Paese di accoglienz­a riceverà 6.000-6.500 euro per ciascuna persona. Italia e Grecia 500 euro per ogni partenza. Sembra caduta, invece, l’idea di far pagare una multa a chi rifiuta il «ricollocam­ento» (6.500 euro a migrante).

Emergenza L’allarme di Tusk: se Istanbul allenta i controlli, l’Europa sarà travolta

Il tavolo del vertice degli undici capi di Stato europei, riuniti ieri nella fortezza medievale di Wartburg a Eisenach, in Germania: Raimonds Vejonis (Lettonia); Sergio Mattarella (Italia); Sauli Niinisto (Finlandia); Toomas Hendrik Ilves (Estonia); Rosen Plevneliev (Bulgaria); Heinz Fischer (Austria); Joachim Gauck (Germania); Borut Pahor (Slovenia); Anibal Cavaco Silva (Portogallo); Andrzej Duda (Polonia), momentanea­mente lontano dal tavolo; Marie Louise Coleiro Preca (Malta). Nella giornata ci sono stati vari momenti di colloquio ta Mattarella e Gauck. Oggi il presidente italiano incontrerà a Erfurt, in Turingia, il polacco Andrzei Duda, uno dei capi di Stato europei più intransige­nti sull’immigrazio­ne (Ansa)

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