La scheda
e comunicatori d’azienda per metro quadrato d’aula, si sono vivisezionati i bilanci Olivetti che de Benedetti rimarcava «fossero mai stati impugnati», sicché «chiamarmi “discusso” vuol dire far credere che fossero falsi»; mentre il professor Tullio Padovani, legale di Tronchetti, opponeva «la sentenza del giudice di Ivrea del 1999» (non ricordata in aula dall’Ingegnere) «in cui patteggiò 3 mesi, poi convertiti in 50 milioni di lire di multa, per l’indebita anticipazione di ricavi per 45, 60 e 18 miliardi nei bilanci 1994- 19951996».
De Benedetti lamentava poi il «coinvolto» appioppiatogli da Tronchetti sulla bancarotta del vecchio Banco Ambrosiano, «subdolo perché per la Cassazione io non avrei mai dovuto essere processato». Padovani, però, in un’arringa a tratti molto aggressiva sull’assoluzione finale in Cassazione («Altro che coinvolto, De Benedetti dovrebbe dire di essere stato mi-ra-cola-to!»), ha argomentato che nel ‘ 98 quel cambio di giurisprudenza sulla non validità negli anni ‘80 dell’iniziale mandato di comparizione arrivò dopo due sentenze di condanna per bancarotta a 6 anni e 3 mesi in Tribunale nel 1992 e a 4 anni e mezzo in Appello nel 1996. Sui 10 miliardi di tangenti pagate da manager Olivetti per appalti delle Poste, De Benedetti rivendicava di essere stato in Mani pulite «l’unico ad assumermi responsabilità per quanto sapevo e anche quanto non sapevo, a discarico dei miei manager (fui parzialmente assolto e parzialmente prescritto»), mentre Padovani ne valorizzava l’arrestolampo nel 1993 a Roma, poi con prescrizione della corruzione e assoluzione dal peculato.
Si è concluso con una assoluzione con formula piena il processo di primo grado a carico di Marco Tronchetti Provera, querelato per diffamazione da Carlo De Benedetti
Il presidente di Pirelli e quello del gruppo Espresso, nell’ottobre del 2013, erano stati protagonisti di uno scontro finito sulle pagine dei media e poi in tribunale