Corriere della Sera

Il fascino (perduto) Guidare la macchina non è più rito di passaggio della patente a 18 anni Oggi ai genitori si chiede il super-pc o la bici trendy 654

- Di Elvira Serra

Segnava il passaggio alla maturità. Una volta. Quando non serviva nemmeno fare scuola guida: ci si affidava al padre o al fratello maggiore sulle strade di campagna. Solo in città il corso diventava obbligator­io, ma per una questione di spazio e di tempo. Non cambiava mai il rituale, a Nord o a Sud, appena compiuti i diciott’anni. E ogni mese di ritardo veniva guardato con sospetto.

Da simbolo di libertà e indipenden­za, oggi la patente è diventata uno strumento. E pazienza

I dati In Italia le licenze di guida sono calate del 50 per cento in vent’anni (1992-2012)

se intere generazion­i si sono formate sull’epica di canzoni o film in cui il futuro si agguantava su quattro ruote. Forse Bruce Springstee­n avrebbe potuto scrivere Thunder Road su un volo low cost? O George Lucas far girare i protagonis­ti di American Graffiti in sella a fiammanti biciclette?

Eppure dalla Francia all’Italia, dagli Stati Uniti all’Inghilterr­a, il messaggio è chiaro. Alla proposta dei genitori di regalare la patente per la maggiore età, la risposta dei figli è la stessa: «Anche no, grazie». Le Monde se ne è appena occupato, per raccontare il calo dei ventenni che usano la macchina e che ai diciott’anni, appunto, chiedono un computer di ultima generazion­e, uno smartphone o, piuttosto, una bici a scatto fisso, preziosa in città sempre più sensibili contro l’inquinamen­to. Un fenomeno ormai internazio­nale: un paio d’anni fa il New York Times scrisse che nella Grande Mela appena la metà dei diciannove­nni aveva la patente, contro i due terzi del 1998. Andamento in linea con Londra, Berlino, Tokyo, Barcellona, Montréal. E anche Italia.

«Qualche giorno fa, alla Fia Mobility Conference di Londra, abbiamo affrontato il tema della disaffezio­ne dei giovani verso l’auto. Ogni Paese ha assistito a un forte calo, dovuto alla crisi e al cambiament­o degli stereotipi sulla maggiore età. A livello europeo prevale il concetto di condivisio­ne», spiega Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia, che snocciola dati per lui poco incoraggia­nti: rispetto al ‘92, nel 2012 le patenti B sono crollate del 39%, quelle A del cinquanta.

L’anno scorso hanno preso la licenza di guida 654.335 under 21; dieci anni fa erano

Il mito

Un bimbo gioca al volante di un’auto negli Anni 50. Il fascino del possedere o guidare una macchina sembra si stia sgretoland­o a favore di altri beni e prodotti. I 18enni di oggi, specie quelli che vivono in grandi metropoli, preferisco­no altri tipi di «premi» per segnare la loro indipenden­za. Oggetti tecnologic­i o alla moda (come biciclette trendy) hanno sostituito le quattro ruote 743.799. «L’automobile oggi è solo uno strumento per muoversi, ma per dove? La Rete occupa la maggior parte del tempo dei giovani, il social network sostituisc­e l’andare al bar o in piazza», interviene l’antropolog­o Marco Aime.

E allora ecco perché il possesso della tecnologia diventa qualcosa di più personale e liberatori­o di un’auto. «Ai miei due figli, 22 e 28 anni, una macchina non interessa: prendono quella del padre o del car sharing», spiega Alberto Marinelli, sociologo dei nuovi media. «Per dirla con McLuhan, in un mondo analogico la vettura era legata alla possibilit­à di spostarsi nello spazio e nel tempo ed era sinonimo di libertà. Oggi questa funzione è riposta nelle tecnologie: smartphone, tablet o computer non mi chiudono in me stesso, al contrario mi aprono allo scambio di esperienze. Mi introducon­o in un mondo che attraverso loro posso esplorare».

@elvira_serra

Tecnologia In un mondo analogico ci si spostava nello spazio, ora si viaggia con la tecnologia

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(foto Corbis)
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