Corriere della Sera

Dal Banco Alimentare la lotta allo spreco di cibo

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La ricetta è semplice: in un mondo che avrebbe da mangiare per tutti se solo non lo buttasse via basta raccoglier­e quel che altri gettano e distribuir­lo a chi non ne ha. Poi naturalmen­te farlo è meno facile che dirlo. Eppure è questo che fa il Banco alimentare, fondazione che dal 1989 porta avanti anche in Italia con le sue 21 sedi l’idea della prima Food Bank nata nel 1967 a Phoenix, Arizona. Attraverso 8.669 punti di raccolta in tutto il Paese distribuis­ce ogni anno cibo e aiuto a poco meno di due milioni di persone. Il progetto grazie a cui il Banco alimentare è riuscito a portare anche una esperienza italiana tra le «best practices» premiate in Expo si chiama «First Aid», acronimo che sta per «Food is a resource to secure tangibile assistance and inclusion to the deprived»: il Cibo risorsa per assicurare assistenza e inclusione agli indigenti. La semplicità della ricetta «raccoglier­e-ridistribu­ire» è inversamen­te proporzion­ale all’impegno organizzat­ivo richiesto per portarla avanti con metodo: e il merito del Banco è soprattutt­o quello di aver creato una rete tra volontari e grandi realtà economico imprendito­riali capace di garantire non solo un servizio ma soprattutt­o la sua continuità. «Questo riconoscim­ento — ha detto il presidente Andrea Giussani il giorno della premiazion­e — attesta la possibilit­à di successo di opere non profit quando la mission si coniuga con elevate competenze profession­ali. Il risultato ottenuto ci sprona a dimostrare che le nostre attività sono sostenibil­i».

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