Addio a Balcells, ci insegnò ad amare Márquez
«Apresto, amatissima Carmen!». Così Mario Vargas Llosa chiude il ricordo della grande agente letteraria Carmen Balcells, morta a 85 anni a Barcellona. Fu lei, con la sua agenzia letteraria nata nel 1956, a cambiare le sorti della cultura di lingua spagnola riuscendo a imporre alle case editrici contratti rispettosi degli scrittori. E insieme, scrive Vargas Llosa, costrinse gli editori di lingua spagnola a liberarsi del loro provincialismo. All’inizio del suo lavoro, in pieno franchismo, Carmen Balcells non ha paura di rappresentare scrittori poco graditi al regime, come Juan Gotisolo. Indipendente, coraggiosa, testarda, lavora per i suoi autori, per cui diventa consigliera, amica, confidente, o, come la chiamò Gabriel García Márquez, La Grande Mama.
Molti sono gli spagnoli da lei rappresentati (Manuel Vázquez Montalbán, Camilo José Cela, Rafael Alberti, Javier Cercas), ma il suo nome resta soprattutto legato alla sua opera di scoperta e promozione della grande letteratura latino-americana. È grazie a lei se l’Europa e il mondo intero imparano a conoscere Márquez, Vargas Llosa, Asturias, Mútis, Fuentes, Isabel Allende. Solo grazie alla sua intelligenza si realizza quell’impresa mirabile per cui, dopo la fine degli anni Sessanta, tutti i lettori del mondo s’innamorano del realismo magico di Márquez o della scrittura, critica e intensa, di Mario Vargas Llosa.
Nel 2014, a sorpresa, Carmen Balcells annunciava la sua fusione (in realtà mai diventata operativa) con l’altra grande agenzia internazionale, quella di Andrew Wylie. Una scelta dettata dal desiderio di non veder morire con lei la propria creatura. Nel suo catalogo di autori vantava sei Premi Nobel: Márquez, Vargas Llosa, Asturias, Cela, Aleixandre e Neruda. In una delle sue ultime interviste, riaffermava la sua fiducia nei libri: «Non morirà mai». E il progresso tecnologico, internet, diceva, non lo distruggerà: servirà a trovare nuovi lettori.