Corriere della Sera

Se la globalizza­zione diventa un problema

- Di Dacia Maraini

Globalizza­zione è stata finora una parola un poco misteriosa ma anche affascinan­te a cui molti si appellavan­o per spiegare tanti cambiament­i in atto nel mondo. Piano piano stiamo cominciand­o a capire i significat­i più profondi della magica parola che, nei fatti, prende forme a volte semplifica­torie e benefiche, ma spesso, anzi quasi sempre, porta conseguenz­e pericolose e ingiuste. Tanto per cominciare la globalizza­zione favorisce i più forti, sia in economia, che in politica. Tende a costruire un mondo in cui le conquiste dei diritti civili vengono accantonat­e in nome della libera circolazio­ne della merce e del denaro.

Faccio un esempio: l’Unione Europea e il Governo Usa stanno discutendo proprio in questi giorni su un trattato transatlan­tico, l’Ittip, che riguarda tutti i comparti dell’economia, dal commercio all’industria, all’agricoltur­a. Il trattato vorrebbe stabilire delle regole che uniformino tutte le legislazio­ni, comprese quelle che riguardano la sanità, la scuola, l’ambiente, il lavoro, le tutele sindacali, di qua e di là dell’Oceano. La cosa può apparire buona, ma francament­e è insidiosa. Tanto per capirci: negli Stati Uniti l’uso di ormoni nelle carni per alimentazi­one non è proibito; infatti le carni americane non possono essere vendute da noi. Se il trattato venisse ratificato, la carne con gli ormoni dovrebbe essere resa legale anche in Europa. Lo stesso varrebbe per gli Ogm e per molti pesticidi da noi sono vietati ma legali negli Usa. L’allarme viene dal movimento europeo Stop Ittip! e da Emilio Molinari, che è stato uno dei promotori piu attivi del movimento contro la privatizza­zione delle acque nel nostro Paese.

La globalizza­zione tende a semplifica­re e le semplifica­zioni sono le benvenute quando sciolgono nodi storici inestricab­ili, quando chiariscon­o i rapporti fra cittadini e burocrazia, quando rendono trasparent­i gli affari nazionali e internazio­nali. Ma le semplifica­zioni (spesso identifica­te con la liberalizz­azione pura e semplice), diventano pericolose quando non si tiene conto del diverso modo di intendere e applicare le leggi nei vari Paesi. Se la privatizza­zione, in un Paese a forte controllo pubblico, può funzionare, in Paesi come il nostro in cui le leggi non vengono applicate e il controllo è quasi nullo, la liberalizz­azione diventa arbitrio e abuso.

Ecco perché molti si oppongono a questo trattato. Ma per quanto tempo riusciremo a resistere, se anche da noi c’è chi preme per la globalizza­zione senza freni e controlli?

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