Corriere della Sera

Rom e sinti

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Caro Romano, il 2 agosto ‘44 la parte del campo di AuschwitzB­irkenau che ospitava rom e sinti fu liquidata in poche ore e i deportati furono inviati alle camere a gas. I testimoni ebrei sopravviss­uti raccontano di quella parte del campo che ancora ospitava musica e grida di bambini, il «Gipsy camp», o «Zigeunerla­ger», su cui all’improvviso scese il silenzio. Le vittime fanno parte dei 500.000 zigani uccisi dal nazionalso­cialismo tedesco di cui raramente si parla. A distanza di tanto tempo dal «Porrajmos», la persecuzio­ne e lo sterminio dei rom e sinti europei, continua la discrimina­zione. È diffusa la diffidenza e a volte un vero e proprio odio contro questa popolazion­e verso cui si attuano sgomberi e misure di esclusione, anziché di integrazio­ne. Ecco dove possono portare l’intolleran­za e il linguaggio violento che addormenta­no le coscienze e rendono banalmente normale quello che bisogna invece definire razzismo.

On. Milena Santerini

Presidente Alleanza parlamenta­re contro l’odio presso il consiglio d’Europa Approfitto della sua lettera per ricordare che a Berlino, in una radura del Tiergarten non lontano dal Reichstag, vi è uno specchio d’acqua rotondo con una pietra triangolar­e al centro su cui viene deposto ogni giorno un nuovo fiore. Disegnato da un artista israeliano, Dani Karavan, e inaugurato nel 2012, questo memoriale dedicato ai rom e ai sinti è una cappella nel bosco, un commovente omaggio a un popolo nomade.

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