Corriere della Sera

L’Inter del tutto e subito

La capolista Vince solo con un gol di scarto e concede poco allo spettacolo, ma il club nerazzurro non ha tempo da perdere

- Alessandro Pasini

La Champions è un obbligo, non un desiderio e Mancini ha scelto la via del pragmatism­o ma la rosa ha qualità «europea» ancora da sfruttare

Lo scorso aprile, dopo uno 0-0 nel derby che avvicinava il Chelsea di Mourinho al trionfo in Premier League, i tifosi dell’Arsenal accusarono i Blues di essere noiosi. Volevano così restituire l’accusa che negli anni 80 l’Inghilterr­a rivolgeva loro: «Boring Arsenal», vincente ma palloso, con tutti quegli 1-0 senza sale. José ovviamente non si scompose: «È più noioso non vincere un titolo da 10 anni…».

Il principio di Mou può servire per capire il fenomeno Inter, leader a punteggio pieno grazie a 4 vittorie tutte con un gol di scarto e nessuna davvero capace di catturare l’occhio. Anzi. Con questa Inter – sostiene l’accusa degli esteti abituati solo all’Olanda di Cruijff – la palpebra di chi non è interista s’abbassa e un po’ forse si indigna: sì, d’accordo, vince però…

Però — ammesso che la questione estetica nel calcio abbia realmente senso e ricordato che la squadra è ancora in chiara fase di costruzion­e — la praticità è un esito coerente con la rivoluzion­e in atto nel club. Il ritorno ad alto livello è ritenuto decisivo per la gloria ma soprattutt­o per la cassa. Da qui il rischio di investire più del lecito, il mercato aggressivo, le rottamazio­ni nel management: dopo il licenziame­nto di Fassone, domani Thohir arriva a Milano e altri importanti cambiament­i avverranno. Il tutto per raggiunger­e un obiettivo: tornare almeno in Champions League, che porta soldi e riattiva il circolo economico virtuoso.

Come nei famosi primi cento giorni di un governo, allora, l’Inter in campo sta pensando alle misure più impellenti e, per questo, non necessaria­mente dolci. Al resto provvederà poi. Concetto valido in assoluto, tanto più se non si vince da tanto, la ricostruzi­one della Juventus ha creato un ( momentaneo?) vuoto di potere e il calendario delle prime sette partite è così seducente.

Mancini, nelle sue richieste agli uomini mercato, ha pensato all’europea, consapevol­e che la supremazia fisica è fondamenta­le nel calcio moderno. Ne è nata una squadra anzitutto solida, ben bilanciata tra muscoli forti dietro e grande tecnica davanti. L’ideale per partire bene, anche a costo di essere bruttini o noiosi. Come direbbe Mourinho, non è forse peggio perdere da belli?

Ecco perché l’Inter oggi ha come testimonia­l i bucanieri Medel e Melo, è la migliore difesa, è la migliore nei duelli aerei, è dura da attaccare e fa dell’1-0 la cifra stilistica del momento. Altri dati però fanno pensare che questo primato della praticità sarà un giorno integrato dalla luce del gioco: a parte la dotazione di piedi buoni in cerca della forma piena (Ljajic, per dire, non ha ancora giocato un minuto), l’Inter ha un possesso palla del 61% (non una qualità in sé, ma un indicatore importante), è prima nei dribbling riusciti, la seconda per stazioname­nto nella metà campo avversaria e ha fatto 5 gol con 3 uomini diversi. Alta qualità intuita, distillata. Ma i prodromi per un altro tipo di calcio sono chiari. Quando la bildung terminerà, e Mancini potrà passare al 4-3-3 o all’europeo 4-2-3-1, è immaginabi­le che il gioco, e così la percezione collettiva, cambierann­o. Se poi non accadrà, squadra e società si accontente­ranno di vivere e vincere di 1-0. C’è urgenza, serve tutto e subito. Sostituire i tackle coi colpi di tacco oggi non è la priorità dell’azienda.

Rilancio La praticità in campo corrispond­e alla voglia di Thohir di ritrovare in fretta gloria e denaro

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 ??  ?? Al comando In alto Murillo, Icardi, Guarin e Telles dopo il gol della vittoria con il Chievo. Sotto Roberto Mancini, 50 anni (PlPress e Reuters)
Al comando In alto Murillo, Icardi, Guarin e Telles dopo il gol della vittoria con il Chievo. Sotto Roberto Mancini, 50 anni (PlPress e Reuters)

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