Pioli deve imparare da Conte e Mourinho
Dopo avere incassato 2 gol a Shangai, 3 a Leverkusen e 4 a Verona con il Chievo, domenica la Lazio si è superata ritoccando la sua striscia negativa in trasferta con i 5 gol subiti a Napoli. Forse c’è qualcosa che non funziona... E tra gli equivoci di una squadra in caduta libera c’è di sicuro quello riguardante l’allenatore. Non che Stefano Pioli ( foto) sia uno sprovveduto: le 8 vittorie consecutive colte nel campionato scorso con annesso secondo posto a spese della Roma certificano che il giovanotto ci sa fare. Però nel calcio se non hai dentro il sacro fuoco del successo non vai da nessuna parte. Mourinho, con tutti i suoi difetti, è un vincente. Conte, con tutte le sue paranoie, è un vincente. Quel brav’uomo di Pioli non pare un vincente. Come paradossalmente dimostrano proprio le 8 vittore di cui sopra: agguantato il secondo posto, la Lazio si è infatti piantata sui tacchetti restituendo prontamente il maltolto ai giallorossi e, giusto per non sbagliare, facendosi sconfiggere nel derby. In questo scenario non va scordata la finale di Coppa Italia (20 maggio, avversaria la Juve), ovviamente perduta. Un copione bissato a Shangai, l’8 agosto. E siccome, almeno nel caso di Pioli, perdere aiuta a perdere, il preliminare di Champions non poteva che finire com’è finito: con una sacrosanta eliminazione. Si dice che una squadra sia lo specchio del suo allenatore e la Lazio non fa eccezione. Bravo ragazzo, il Pioli, ma Napoleone era un’altra cosa. Anche la Juve di Conte perdeva (ogni tanto) ma sempre con il coltello tra i denti. Vi sembra la stessa cosa?