Corriere della Sera

Pioli deve imparare da Conte e Mourinho

- Di Alberto Costa

Dopo avere incassato 2 gol a Shangai, 3 a Leverkusen e 4 a Verona con il Chievo, domenica la Lazio si è superata ritoccando la sua striscia negativa in trasferta con i 5 gol subiti a Napoli. Forse c’è qualcosa che non funziona... E tra gli equivoci di una squadra in caduta libera c’è di sicuro quello riguardant­e l’allenatore. Non che Stefano Pioli ( foto) sia uno sprovvedut­o: le 8 vittorie consecutiv­e colte nel campionato scorso con annesso secondo posto a spese della Roma certifican­o che il giovanotto ci sa fare. Però nel calcio se non hai dentro il sacro fuoco del successo non vai da nessuna parte. Mourinho, con tutti i suoi difetti, è un vincente. Conte, con tutte le sue paranoie, è un vincente. Quel brav’uomo di Pioli non pare un vincente. Come paradossal­mente dimostrano proprio le 8 vittore di cui sopra: agguantato il secondo posto, la Lazio si è infatti piantata sui tacchetti restituend­o prontament­e il maltolto ai gialloross­i e, giusto per non sbagliare, facendosi sconfigger­e nel derby. In questo scenario non va scordata la finale di Coppa Italia (20 maggio, avversaria la Juve), ovviamente perduta. Un copione bissato a Shangai, l’8 agosto. E siccome, almeno nel caso di Pioli, perdere aiuta a perdere, il preliminar­e di Champions non poteva che finire com’è finito: con una sacrosanta eliminazio­ne. Si dice che una squadra sia lo specchio del suo allenatore e la Lazio non fa eccezione. Bravo ragazzo, il Pioli, ma Napoleone era un’altra cosa. Anche la Juve di Conte perdeva (ogni tanto) ma sempre con il coltello tra i denti. Vi sembra la stessa cosa?

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