«Io e Flavia ci vogliamo bene il nostro abbraccio uno tsunami
Vinci: «Ho battuto la Williams grazie a una rivoluzione interiore»
punti dal leader del campionato, Lewis Hamilton. Un distacco sempre siderale a sei Gp dal termine, ma molto dipenderà da cosa succederà in Giappone: il tracciato è ostico per la Rossa, le gomme medie e dure in colpito tanto?
«In un mondo abituato alla freddezza tra Williams e Sharapova che si stringono la manina senza guardarsi in faccia, un contatto fisico sincero tra amiche è uno tsunami. Tra donne la rivalità è massima, ci ammazzeremmo, ci rubiamo le palle anche in allenamento però siamo umane, vere, vive. Con Flavia ci siamo volute bene anche se io ho perso e lei ha vinto. O, forse, a maggior ragione».
Se potesse rigiocare la finale dell’Open Usa cosa farebbe di diverso? passato hanno dato parecchi grattacapi. Se la Mercedes dovesse fare un altro passo falso e la Ferrari non indietreggerà, allora sì che gli ultimi cinque Gp si trasformeranno in rodei. Male che vada a Maranello possono dalla leggenda, ci sono anch’io accidenti». Accidenti. «Sul 5-4 per me nel terzo, al cambio di campo, mi sono seppellita sotto l’asciugamano e fatta un discorso ad alta voce: ti stai pisciando sotto, perdi il game, andate 5-5, poi devi essere brava a non disunirti. E invece...».
Invece ha vinto il game a zero.
«Sul 15-0 avevo una paura del diavolo. Sul 30-0 tremavo. Sul 40-0 ho pensato: basta un 15. Sono andata a rete, ho chiuso con una demi volée che vie- Dopo? «Non ci ho capito più niente. Lo stadio era una bolgia, ho risposto a vanvera nel mio inglese da schifo e gli Usa sono impazziti per me. Non sono più riuscita a camminare per strada: autografi, selfie, complimenti... Sono ancora nel frullatore. Dagli 8 ai 72 anni mi fermano per dirmi che li ho fatti piangere... Io?! Un affetto incredibile. Non ci sono abituata, ecco».
La Williams se l’è legata al dito.
«Ha mormorato qualcosa ed è uscita in un secondo. Mai più vista né sentita...».
Ora in spogliatoio sarà Serena a salutare Roberta e non viceversa.
«Ma no, io la saluterò come sempre. Speriamo che lei non mi tiri un cazzotto».
La nuova vita da celebrity come va?
«Dopo New York non mi sono più fermata. Non sono nemmeno stata a Taranto dai miei. Sono sfinita però mi piace: che si parli un po’ di me, di tennis, di emozioni. Non mi credevo capace di trasmetterne di così forti. E invece son venuta fuori io, la vera Roberta».
Flavia ha annunciato il ritiro.
«L’ho vista molto decisa, forse troppo».
Cosa le consiglierebbe: smettere o cambiare idea?
«La prenderei per i fondelli: levati dalle scatole e non farti più vedere in una finale Slam dove ci sono anch’io! Ma che continui, secondo me, ci sta».
L’ha invitata al matrimonio con Fognini?
«E ci mancherebbe altro! A giugno, prima di Wimbledon. Ci sarò».
Cosa chiede al 2016 dopo quest’anno rutilante?
«Un posto ai Giochi di Rio e le top-10».
Margini per riformare il doppio con Sara Errani ce ne sono?
«Non è un progetto. Ora come ora non c’è nemmeno la volontà di parlarne».
Alla fine cosa le ha insegnato l’Open Usa, Roberta?
«Che i sogni si possono realizzare. I miracoli esistono ed esiste anche una Roberta Vinci che si porta la mano all’orecchio e urla ai 23 mila di New York: e adesso applaudite anche me, ca..o!».
Cosa vi direte con Flavia quando vi rivedrete?
«Grande Penna. E lei: Ro, ti voglio bene».
Serena? Mi sono detta: perché non provarci? L’ho guardata e ho pensato: ragazza, non ci sei solo tu a un passo dalla leggenda