Trema la Grosse Koalition tra industria e politici
Non è dato sapere se il governo di Berlino fosse consapevole di essere in presenza di un raggiro. Se si tratti di connivenza o di leggerezza sarà da vedere. Ma entrambi i casi rivelano una tendenza a volere la Germania come sistema chiuso e protetto, nel quale i grandi gruppi industriali (e dei servizi) godono come minimo dell’occhio benevolo del sistema politico.
i grandi gruppi industriali (e dei servizi) godono come minimo dell’occhio benevolo del sistema politico. Il fatto che una truffa di questa portata, che tra l’altro fa vacillare il primo gruppo industriale del Paese, sia stata rivelata in America e non in casa deve fare arrossire.
Alla base, c’è un’idea che somiglia a quella di Fortezza Germania. Tanto è liberale nella macroeconomia, sul non volere andare in deficit di bilancio, quanto il governo di coalizione è chiuso e spesso protezionista nella difesa dei suoi campioni nazionali. Di tutti quelli dell’industria auto, per i quali Angela Merkel ha fatto una pesante lobby a Bruxelles affinché le emissioni delle auto di alta cilindrata, cioè tedesche, fossero poco penalizzate. Di altri campioni dell’ingegneria e della chimica, che la cancelliera porta in giro per il mondo nei suoi viaggi «commerciali». Ma soprattutto nei servizi, dai trasporti al commercio, dalle assicurazioni alle poste, la protezione di Stato rimane elevatissima. Il sistema di governance delle grandi imprese, centrato sulla codeterminazione con i rappresentanti sindacali, chiude il cerchio di un sistema poco trasparente, fondato sui rapporti di potere e suscettibile di commettere errori e addirittura reati in quanto non controllato dal pubblico e dai mercati ma da una sorta di Grande Coalizione degli interessi che tiene insieme business, politica nazionale e locale, sindacati, finanza.
Negli anni passati, gli scandali hanno spesso scioccato l’opinione pubblica tedesca che, in fatto di corruzione, riteneva le sue imprese più bianche della neve. La Volkswagen visse una decina d’anni fa lo
scandalo di manager che rifornivano alcuni membri sindacalisti del consiglio di sorveglianza del gruppo con denaro e prostitute munite di Viagra. In cambio di voti nel consiglio stesso, nel quale i rappresentanti dei lavoratori hanno la metà delle poltrone, in ossequio al modello della codeterminazione. La Siemens, altro campione nazionale, meno di dieci anni fa ha dovuto affrontare una gravissima crisi perché suoi dirigenti corrompevano all’estero e in casa (ancora sindacalisti). Deutsche Telekom, Deutsche Post, Deutsche Bahn, Lufthansa – con rapporti strettissimi col governo se non controllate – si permettevano di spiare dipendenti, giornalisti, sindacalisti o membri dei loro consigli di amministrazione. L’elenco sarebbe lungo ma sempre riporta a imprese protette dallo Stato, poco visibili ai mercati e quindi non controllate, convinte di potere fare ciò che vogliono, anche sciocchezze. Che possono essere monumentali, come sta imparando la Volkswagen.
La governance Nelle imprese protette dallo Stato gli equilibri si basano su rapporti di potere trasversali