Corriere della Sera

Trasferiti in 120 mila dall’Italia e dalla Grecia

In 120 mila da ripartire tra gli Stati. Alfano: in ritardo di due anni. Oggi summit Ue

- Di Ivo Caizzi Giuseppe Sarcina

Crisi migranti, l’Ue ha approvato il piano per il ricollocam­ento di 120 mila rifugiati. I Paesi di primo arrivo (Italia e Grecia) devono impegnarsi a rafforzare le strutture di identifica­zione e registrazi­one. Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Ungheria hanno votato contro, astenuta la Finlandia.

Il Consiglio dei 28 ministri degli Interni dell’Ue è riuscito a superare le opposizion­i a Est e ad approvare il piano di ripartizio­ne di 120 mila rifugiati, che si aggiungono ai 40 mila precedente­mente concordati. Oggi il summit straordina­rio dei capi di governo, in programma a Bruxelles, può così valutare interventi nei Paesi extracomun­itari di origine e di transito dei richiedent­i asilo: considerat­i essenziali per frenare l’avanzata delle enormi masse di profughi diretti verso l’Europa per sfuggire a guerre, persecuzio­ni, violazioni dei diritti umani ed estrema miseria.

Italia e Grecia hanno ottenuto anche di dividersi i 54 mila rifugiati che l’Ungheria avrebbe dovuto trasferire negli altri Stati membri. Il premier ungherese Viktor Orbán li ha rifiutati per non aprire in cambio i centri di riconoscim­ento dei migranti (detti hot spot). A Budapest li consideran­o a rischio di attirare maggiori arrivi.

La Germania, appoggiata da Francia, Italia e dagli altri principali Stati membri, non è però riuscita a ottenere il consenso di tutti al piano dei 120 mila. È stato necessario il ricorso al voto a maggioranz­a per superare le opposizion­i irriducibi­li di Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria. La Finlandia si è astenuta.

Le principali tensioni sono scaturite dalla posizione della Polonia, che ha tenuto in sospeso il suo voto fino a quando non è arrivato il via libera da Varsavia. Fonti diplomatic­he hanno attribuito l’apertura polacca all’eliminazio­ne delle quote vincolanti e alla limitazion­e del provvedime­nto solo all’attuale emergenza.

Il ministro degli Interni francese Bernard Cazaneuve ha sostenuto che l’esito positivo è arrivato perché «il motore franco tedesco funziona». Il suo collega tedesco Thomas de Maziere ha rimarcato che l’approvazio­ne è stata sostenuta da «una maggioranz­a travolgent­e».

Il responsabi­le del Viminale Angelino Alfano ha confermato che «la Polonia ha trasformat­o il proprio no in sì e abbiamo portato a casa un risultato a cui nessuno credeva». Alfano ha lamentato il «ritardo di due anni». Ma ha espresso soddisfazi­one perché l’Italia «ha ottenuto quello che voleva » (15.600 su 66 mila trasferime­nti, dopo le 24 mila partenze sui primi 40 mila) con in più la quota dei 54mila rifugiati rifiutati dall’Ungheria. Il presidente di turno del Consiglio interni, il lussemburg­hese Jean Asselborn, ha confermato l’assegnazio­ne aggiuntiva a Italia e Grecia purché nei prossimi 12 mesi situazioni di emergenza non richiedano di destinarne una parte ad altri Paesi in difficoltà.

Il presidente lussemburg­hese della Commission­e europea Jean-Claude Juncker ha considerat­o «ridicoli» i numeri concordati rispetto all’esodo complessiv­o di milioni di profughi verso l’Europa. Oggi al summit l’azione Ue contro l’emergenza sbarchi nel Mediterran­eo si punta a un salto di qualità. La cancellier­a tedesca, Angela Merkel, ha fatto appello alla «responsabi­lità morale» dell’Europa e ha chiesto a tutti i Paesi membri di collaborar­e nel cercare soluzione alla crisi dei rifugiati. Ma i premier di Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania intendono ribadire la loro opposizion­e. Il ministro degli Interni slovacco Robert Kalinak ha annunciato che il suo governo e quello di Praga presentera­nno nei prossimi giorni alla Commission­e europea una lista di chiariment­i sul piano di ripartizio­ne dei 120 mila rifugiati. E che, successiva­mente, potrebbero ricorrere alla Corte europea di giustizia.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy