«Per il dopo Expo serve un dominus»
Dopo l’Expo Dove c’è stata l’Esposizione universale 2015 nascerà un’altra grande storia. Un lungo cammino che prevede la necessità di coinvolgere il governo nella responsabilità del progetto e nelle decisioni da prendere
Caro direttore, nessuna cattedrale nel deserto, nessun’area abbandonata al proprio destino, nessuna speculazione. Al contrario: il dopo Expo costituirà una grande occasione per Milano, per la Città Metropolitana, per tutto il Paese. Come insieme — pubblico, privato, istituzioni e forze politiche diverse tra loro — siamo riusciti in questi anni a far tornare Milano la forza trainante del Paese, allo stesso modo, con la stessa determinazione e la stessa unità di intenti — anche con la stessa concretezza — saremo in grado di trasformare il lascito di un evento transitorio nel nucleo di partenza di uno sviluppo definitivo. Dove c’è stata l’Expo 2015 nascerà un’altra grande storia. Senza perdere nessuna occasione.
Intervengo volentieri nel dibattito che il Corriere ha stimolato sul futuro dell’area dove fino alla fine di ottobre ci saranno i bellissimi padiglioni dell’Expo. E approfitto per tranquillizzare quanti temono ritardi o distrazioni. Il Comune è assolutamente consapevole dell’importanza strategica dell’area che ha caratteristiche uniche sia dal punto di vista logistico che tecnologico. Il milione di metri quadrati di quello che oggi è il sito Expo sono raggiungibili facilmente con ogni mezzo: treno, automobile, metropolitana, moto, biciclette e perfino bici a pedalata assistita. E sono dotati di infrastrutture tecnologiche che consentono ad esempio di utilizzare al meglio la banda ultralarga, che è la vera chiave di volta del futuro.
Sapendo bene tutto questo, il Comune si è mosso per tempo. Approvando già alla fine del 2011, insieme alla Regione e ad altri soggetti, un accordo di programma che vincola oltre il 50% dell’area a verde pubblico, creando uno dei più grandi parchi d’Europa. E indicando nella «funzione pubblica» la direzione da seguire per il futuro del sito. Una indicazione che certamente può e deve condurre proprio alla cittadella dell’università e della ricerca, ad un Campus universitario con residenze per studenti e professori, al Polo Tecnologico «Crea» dedicato all’agricoltura e al Polo Tecnologico Italiano che il rettore dell’Università Statale e il presidente di Assolombarda, e noi con loro, caldeggiano con passione.
A Ricardo Franco Levi che, sempre sul Corriere, parla della governance del post Expo, rispondo che la soluzione migliore è che ci sia un «dominus» che unisca alcuni poteri speciali ad un ruolo diretto e strategico all’interno di Arexpo.
Trasformare quel luogo in un parco multitematico della conoscenza e della innovazione che unisca ricerca e lavoro, così come ipotizzato dallo studio di pre-fattibilità di Cassa Depositi e Prestiti, è anche il progetto di questa amministrazione. Senza dimenticare il Padiglione della società civile che rimarrà come sede permanente delle Ong, del volontariato, del Terzo Settore. Sono oltre 60 le associazioni che hanno già aderito ed è un numero destinato a salire. I temi di Expo saranno così al centro dell’attenzione di tutti anche nei prossimi anni.
Poi i progetti vanno trasformati in realtà ed è quello che noi — senza clamore, con pazienza e con tenacia — stiamo facendo. Forti dei risultati ottenuti fin qui: se Milano è oggi un luogo di ribalta nazionale e internazionale, se richiama investimenti e turisti, questo è stato possibile dalla regia che abbiamo messo in campo.
Sappiamo, lo dice anche il proverbio, che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Da parte nostra stiamo facendo tutto ciò che è necessario per colmare quello spazio. In un mosaico complesso come quello che ci apprestiamo a comporre, ci sono molte tessere da sistemare che vanno ben oltre le parole.
Innovazione Creare un parco multitematico della conoscenza è anche il nostro progetto
La praticabilità. La sostenibilità economica. La sostenibilità ambientale.
Già sta lavorando un tavolo istituzionale e ora metteremo a uno stesso tavolo istituzioni, forze e anche interessi diversi, uniti però dagli stessi obiettivi, chiamando tutti a far parte di una «cabina di regia» composta da tutti i soggetti coinvolti sul dopo Expo: Comune, Regione, Governo Expo Spa e Arexpo, la società proprietaria delle aree.
E siccome sono convinto che sia una sfida rilevante non solo per Milano ma per tutto il Paese, abbiamo scritto, Comune e Regione, una lettera al Governo chiedendo di condividere con noi, attraverso Arexpo, la responsabilità del progetto e delle decisioni, così come è stato per la realizzazione di Expo.
Sono passi fondamentali di un lungo cammino. Che porterà al futuro che vogliamo costruire.