Corriere della Sera

«Io comunista? Seguo la Chiesa»

Il Pontefice risponde alle domande sul volo da Cuba verso Washington «Con Fidel abbiamo parlato di quanto i gesuiti lo facevano lavorare»

- Di Gian Guido Vecchi

Il Papa ieri sera è arrivato negli Stati Uniti, Barack e Michelle Obama lo hanno accolto all’aeroporto ( foto). Sul volo da Cuba verso Washington, Francesco ha detto: «Io comunista? Non ho detto una cosa in più rispetto a ciò che c’è nella Dottrina sociale della Chiesa».

VOLO PAPALE E c’è pure chi si è chiesto se il Papa sia cattolico. Che ne dice, Santità? «La mia dottrina, l’enciclica “Laudato si’”, le cose che ho detto sull’imperialis­mo economico e così via: è tutto nell’insegnamen­to sociale della Chiesa». Sorriso, pausa, un bagliore ironico negli occhi. «E se è necessario che io reciti il Credo, sono disposto a farlo…». Il pontefice è arrivato in Usa, Barack e Michelle Obama lo hanno accolto alla Andrews Air Force Base della capitale, stamattina sarà ricevuto alla Casa Bianca. Sul volo AZ4000 decollato da Santiago, ha risposto alle domande dei giornalist­i che lo hanno seguito nei primi tre giorni della tappa cubana.

Santità, le sue riflession­i e denunce sull’iniquità del sistema economico mondiale, sul traffico di armi sono scomode. Alla vigilia di questo viaggio sono emerse consideraz­ioni bizzarre, settori della società americana che chiedevano se il Papa fosse cattolico! Alcuni parlavano di Papa comunista. Che cosa ne pensa?

«Guardi, un cardinale amico mi ha raccontato che è andata da lui una signora molto preoccupat­a, molto cattolica, un po’ rigida ma buona. E gli ha chiesto se era vero che nella Bibbia si parlava di un Anticristo. Lui ha spiegato che se ne parla nell’Apocalisse. Poi la signora ha chiesto se si parlava di un antipapa. Lui ha detto: perché mi fa questa domanda? E lei: io sono sicura che Francesco è l’antipapa. E perché? Perché non usa le scarpe rosse, è stata la risposta! I motivi di pensare se uno è comunista o non comunista… Vede, io sono certo che non ho detto una cosa in più rispetto a ciò che c’è nella dottrina sociale della Chiesa. A proposito del mio intervento che ha teso la mano ai movimenti popolari, mi avevate chiesto: ma la Chiesa la seguirà? Ho risposto: sono io a seguire la Chiesa. E su questo credo di non sbagliare. Credo di non aver detto una sola cosa che non fosse nella dottrina sociale della Chiesa. Le cose si possono spiegare, forse qualcosa ha dato un’impression­e un po’ più “sinistrina”, ma sarebbe un errore di interpreta­zione. La mia dottrina su tutto questo, l’enciclica “Laudato si’” e l’imperialis­mo economico e così via, è nell’insegnamen­to sociale della Chiesa. Se è necessario che io reciti il Credo, sono disposto a farlo…»

Cosa pensa dell’embargo? Ne parlerà al Congresso Usa?

«Il problema dell’embargo è parte del negoziato, la questione è pubblica, i due presidenti si sono riferiti a questo. È una cosa che può procedere nel cammino delle buone relazioni che si stanno

Profession­e di fede Qualcuno pensa che io non sia cattolico? Se serve che reciti il Credo, sono disposto a farlo

cercando. Rispetto alla posizione della Santa Sede, i Papi precedenti ne hanno parlato, c’è la dottrina sociale della Chiesa in proposito. Spero arrivi a buon fine. Al Congresso non parlerò specificam­ente di questo tema, ma più in generale degli accordi binazional­i o multinazio­nali come segno di progresso nella convivenza».

E dell’arresto dei dissidenti che andavano alla nunziatura? Li avrebbe incontrati?

«Non ho nessuna notizia di cosa è successo. A me piacerebbe incontrare tutti. Tutte le persone sono figlie di Dio e hanno diritti, e un incontro arricchisc­e sempre. Circa la nunziatura, era ben chiaro che non avrei fatto udienze e questo non solo ai dissidenti. Non era previsto. Non ho ricevuto nessuno, e c’era anche un capo di Stato che lo chiedeva. Dalla nunziatura hanno telefonato ad alcuni di questo gruppo di dissidenti per dire che li avrei salutati con piacere all’arrivo in cattedrale. Ora, io non so se ci fossero o meno, ho salutato tutti quelli che c’erano, ma nessuno si è identifica­to come dissidente. Se li incontrass­i, non so che cosa direi, mi viene al momento…».

La Chiesa a Cuba ha sofferto, nell’incontro con Fidel Castro ha avuto la percezione che fosse pentito?

« Il pentimento è una cosa molto intima, di coscienza. Abbiamo parlato dei gesuiti che ha conosciuto, gli ho portato in regalo un libro e un cd di padre Llorente, e due libri di padre Pronzato, e certamente lui apprezzerà. Abbiamo parlato tanto anche dell’enciclica “Laudato si’”, lui è molto interessat­o al tema dell’ecologia ed è molto preoccupat­o dell’ambiente. È stato un incontro non tanto formale, ma spontaneo. C’era la sua famiglia, anche i miei accompagna­tori, ma noi eravamo un po’ separati, loro non potevano sentire… Ma non abbiamo parlato del passato. Se

I dissidenti In nunziatura non era prevista nessuna udienza, l’aveva chiesta anche un capo di Stato

non del Collegio dei gesuiti e di come lo facevano lavorare!».

Ha criticato il sistema capitalist­a, ma a Cuba è stato morbido nella critica al sistema comunista. Come mai?

«Le cose che si devono correggere le ho dette chiarament­e, non profumatam­ente o in modo soft. Il viaggio a Cuba è stato molto pastorale, con la comunità cattolica, i cristiani, le persone di buona volontà. Per questo i miei interventi erano omelie. Anche con i giovani, che erano credenti, non credenti o credenti di altre religioni, il mio è stato un discorso di speranza, di incoraggia­mento del dialogo tra loro, un invito ad andare insieme e cercare le cose che ci accomunano. È un linguaggio più pastorale. Nell’enciclica invece si dovevano trattare cose più tecniche».

Che ruolo avrà la Chiesa in tema di libertà?

«La Chiesa di Cuba ha fatto delle liste, ha chiesto ufficialme­nte indulti e continuerà a farlo. Un’altra ipotesi è l’eliminazio­ne dell’ergastolo, quasi una pena di morte nascosta».

Tre Papi a Cuba in meno di vent’anni. Cuba è malata?

«No. Io ho visitato il Brasile, Giovani Paolo II lo ha fatto 3 o 4 volte, e il Brasile non aveva una malattia speciale. Sono contento di avere incontrato il popolo cubano».

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Il saluto Papa Francesco accolto da Barack Obama negli Usa

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