I timori della Germania
BERLINO Pare dunque che il governo di Berlino sapesse che qualcosa non funzionava nei test sulle emissioni delle auto tedesche. Quei test che, per sua stessa ammissione, sono stati usati dalla Volkswagen per ingannare le autorità di controllo ambientale americane e fare credere loro che i gas di scarico fossero meno tossici di quanto effettivamente erano.
Ieri sera il quotidiano Die Welt ha rivelato una risposta scritta del ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt a un’interrogazione dei Verdi del 28 luglio scorso. Nell’interpellare il ministro, i deputati ecologisti chiedevano spiegazioni sul meccanismo che consente ad alcune case automobilistiche di ridurre il livello di emissioni durante i test rispetto a quella che è la realtà su strada. La risposta pare sia stata non una negazione del fatto ma che egli condivideva l’idea della Ue secondo la quale la pratica non fosse stata finora «applicata in modo estensivo». In realtà, ieri, Volkswagen ha comunicato di avere installato l’apparecchiatura ingannevole su 11 milioni di auto. Dobrindt aggiungeva che il governo tedesco avrebbe lavorato in collaborazione con Bruxelles per migliorare la situazione. Scoppiato lo scandalo, lunedì ha annunciato una commissione d’inchiesta.
Al momento non è dato sapere se gli elementi a conoscenza del governo tedesco fossero tali da fare ritenere che si fosse in presenza di un raggiro. Le idee gli sono però state chiarite dall’Epa, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente americana, che ha ordinato alla Volkswagen di ritirare 500 mila auto diesel e che, assieme al dipartimento della Giustizia, sta aprendo una procedura criminale contro la Volkswagen. Se si tratti di connivenza o di leggerezza del governo di Berlino sarà da vedere. Entrambi i casi, però, rivelano una tendenza a volere la Germania come sistema chiuso e protetto, nel quale