«Il listino è la soluzione più semplice I punti deboli del testo sono altri»
Violante, tra gli autori del «lodo»: riforma avanti, ma servono correzioni
«Questa riforma costituzionale va approvata non per fare un favore al presidente del consiglio. Dobbiamo approvarla per superare la crisi costituzionale. Se fallissimo le tossine del populismo che sono in circolazione potrebbero avvelenare il sistema». Detto questo, l’ex presidente della Camera Luciano Violante chiarisce che per lui il problema apparentemente risolto dell’elezione diretta/ indiretta dei senatori è minimale rispetto ad altri nodi strutturali del ddl Boschi «cui bisognerebbe mettere mano». Ad esempio, sono previsti dieci diversi procedimenti legislativi che potrebbero aprire la porta ad una sorta di confuso“piccolo bicameralismo”.».
Allora, iniziamo dalla tattica della minoranza Pd: perché Bersani ha concentrato il fuoco sull’elezione diretta trascurando altri temi?
«Perché, e lo dico con rispetto per tutto il Parlamento e per il Governo, dal merito costituzionale si è passati a una battaglia nettamente politica.».
E perché Renzi ha accettato solo questo campo di battaglia?
«Se il mio avversario mi critica su un punto minore della riforma, io rimango fermo. E non apro altri fronti magari più problematici».
Sul punto, quale potrebbe essere la formula più semplice armonizzare le posizioni nel Pd?
«L’elettore vota con due preferenze: una è per scegliere il consigliere regionale, l’altra per designare chi dovrà poi entrare nel listino dei candidati senatori da far votare dal consiglio regionale. Questa è una soluzione semplice ma potrebbero essercene altre simili».
Esiste un «lodo Violante» che ha aperto la strada all’intesa tra Renzi e la minoranza Dem?
«Esistono varie proposte, di politici e di studiosi che si sono incrociate tra loro fino produrre un risultato».
Dieci procedimenti legislativi, 10 canali diversi per le leggi. Sono troppi?
«Sì, in effetti, sono troppi . Sarebbe il caso di riflettere sul meccanismo di smistamento delle leggi. Se infatti saranno i presidenti di Camera e Senato a decidere “d’intesa” qual è la materia preminente, e quindi quale canale dovrà prendere il provvedimento, va scritto chiaramente che le decisioni dei presidenti di Camera e Senato sono insindacabili in qualsiasi sede». Altrimenti ? «Altrimenti, per molte leggi si contesterebbe la legittimità costituzionale del procedimento scelto . E la Consulta sarebbe costretta ad intervenire quasi quotidianamente. Invece dobbiamo assicurare a tutti coloro che vivono, lavorano e investono in Italia la massima certezza legislativa. E’ un moderno principio di civiltà democratica».
La riforma, che è sostanzialmente centralista, traccia un confine netto tra le competenze dello Stato e quelle regionali?
«Alcune centralizzazioni sono necessarie; penso alle grandi reti. Ma in molti casi il confine è incerto, con prevedibili danni per cittadini e imprese. Faccio un solo esempio, citando la “programmazione territoriale”, di competenza delle regioni, e il “governo del territorio” che spetta allo Stato. Mi pare evidente la sovrapposizione».
C’è altro che «non gira» nel testo Boschi?
«Avremo un presidente del