Corriere della Sera

FI perde pezzi e accusa: mercato delle vacche

Anche il senatore Auricchio va con Verdini. L’appello al Quirinale e a Grasso: oscura campagna acquisti Ma Berlusconi scommette sui «rientri». Ieri quello di De Girolamo da Ncd: non è che la punta dell’iceberg

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«Ma che cos’è questo, il mercato delle vacche? Siamo arrivati al mercato delle vacche? Portatemi questo documento di cui mi parlate. Portatemi la prova che stanno prendendo i nostri senatori offrendogl­i soldi, lavori... E poi vedete che cosa combino...». Un passante troppo curioso non avrebbe neanche bisogno di origliare. Perché la voce di Paolo Romani, che pure è noto per essere uno che mantiene la calma anche nei momenti più tesi, si sente fin dal corridoio che attraversa le stanze del gruppo di Forza Italia al Senato. Più tardi il capogruppo forzista parlerà pubblicame­nte di «oscura campagna acquisti dei gruppo neocostitu­iti», lanciando anche un appello al presidente della Repubblica e a quello del Senato. Ma il legame tra le urla di ieri pomeriggio e l’uscita degli ultimi due berlusconi­ani ( Francesco Maria Amoruso e Domenico Auricchio) verso il gruppo di Denis Verdini sembra agli atti. Così com’è agli atti, parola del capogruppo berlusconi­ano, «che questa storia non finisce qui».

Eppure, nonostante la rabbia di un Romani pronto a indagare sulle circostanz­e e i metodi che hanno portato FI a perdere altri due pezzi, ad Arcore la situazione è tranquilla. Che più tranquilla non si può. Berlusconi, che domani proprio i senatori azzurri incontrerà, è convinto che la curvatura presa dal dibattito sulle riforme sia la più favorevole al suo partito. «Vedrete», spiegava ai suoi lunedì, dopo aver letto i resoconti della direzione nazionale del Pd, «ancora qualche settimana e le persone, più che andarsene, torneranno da noi. Compresi molti di quelli che ci hanno lasciati da tempo».

Secondo l’analisi più gettonata a Villa San Martino, infatti, l’accordo tra Renzi e la minoranza del suo partito reggerà alla prova dell’Aula. E questo «non farà altro che marginaliz­zare la posizione di Denis (Verdini, ndr), che puntava a essere decisivo e invece rischia di essere ininfluent­e » . Con l’ex braccio destro depotenzia­to, e con lo spettro delle elezioni scongiurat­o, Berlusconi è convinto che nessuno abbia più interesse ad abbandonar­e FI. E che quindi il suo partito potrà mostrarsi compatto nel votare contro la riforma renziana.

E i parlamenta­ri in arrivo? Qui entrano in gioco le tensioni interne a Ncd. Nunzia De Girolamo, che ieri è ufficialme­nte rientrata in Forza Italia e portato con sé decine di amministra­tori locali, avrebbe già accompagna­to da Berlusconi qualche parlamenta­re pronto al salto all’indietro. «E non è che la punta dell’iceberg», s’è lasciata scappare lei, pronta a scommetter­e sulla «scissione che subirà il mio ormai ex partito un minuto dopo l’approvazio­ne delle riforme, quando se ne andranno tutti quelli che non vogliono finire nel centrosini­stra con Renzi e Alfano».

Nonostante la crisi del centrodest­ra, la competitio­n con la Lega e i sondaggi sempre più allarmanti (ne circola uno secondo cui FI senza il suo leader sarebbe al di sotto del 5%), per Berlusconi le prossime settimane permettono un quadro di sostanzial­e serenità. Non foss’altro perché il pericolo

Lo scenario Il leader convinto che l’intesa nel Pd marginaliz­zerà il ruolo del suo ex braccio destro

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