Corriere della Sera

Intercetta­zioni, sì ai paletti. L’ira di M5S

Asse sui limiti alla pubblicazi­one degli ascolti non rilevanti. Orlando: nessuna norma liberticid­a

- D. Mart.

ROMA Con un ritocco sostanzial­e all’articolo sulla pubblicabi­lità delle intercetta­zioni telefonich­e — che potrebbe portare all’esauriment­o del filone delle conversazi­oni non penalmente rilevanti rese pubbliche sui giornali — oggi la Camera approva in prima lettura il disegno di legge delega sul codice penale che poi dovrà superare la difficile prova del Senato.

L’unica opposizion­e al provvedime­nto, anche con toni vivaci, l’hanno organizzat­a Sel e i grillini che accusano Pd e FI di «voler mettere il bavaglio alla stampa per proteggers­i a vicenda». Replica del governo: «Non abbiamo chiesto alcun mandato per limitare le intercetta­zioni come strumento di indagine», ha detto il ministro Andrea Orlando, che presto insedierà una commission­e di esperti (magistrati, giornalist­i, professori: circola da giorni il nome di Stefano Rodotà, gradito al M5S, che però non avrebbe dato ancora la sua disponibil­ità) per mettere a punto un «sistema operativo» che bilanci due diritti costituzio­nalmente riconosciu­ti: la privacy e l’informazio­ne.

Governo, Pd e Ncd hanno dunque cancellato in extremis (emendament­o della presidente Donatella Ferranti) la prevista «udienza filtro» che avrebbe dovuto selezionar­e nel contraddit­orio delle parti, seppure a porte chiuse, le intercetta­zioni penalmente rilevanti da quelle riguardant­i aspetti della vita privata degli indagati, o peggio ancora, di terzi estranei all’indagine. In corso d’opera, però, ci si è accorti che l’udienza così strutturat­a avrebbe attirato troppi giornalist­i e poi sarebbe stata un boomerang quando il gip emette un’ordinanza di custodia cautelare, un atto a sorpresa e quindi non annunciabi­le.

Il ministro Andrea Orlando, il viceminist­ro Enrico Costa (Ncd) e Ferranti hanno dunque concordato un nuovo testo poi approvato dall’Aula. Dalla delega è sparita la parola «udienza» (impegnativ­a per il governo) che è stata sostituita dalla seguente dizione: «Selezione di materiale intercetti­vo nel rispetto del contraddit­orio tra le parti e fatte salve le esigenze di indagine». In caso di arresto, il filtro sulle intercetta­zioni da inserire nell’ordinanza sarà affidato al giudice che poi (come succede in alcuni casi) non potrà più procedere con il «copia e incolla» della richiesta del pm. «È una delega in bianco», ha urlato Alessandro Di Battista (M5S). «Limitare la diffusione degli ascolti tra privati non significa negare la trasparenz­a ma è sicuro che non esiste e non esisterà mai un diritto indiscrimi­nato di poter intercetta­re e diffondere conversazi­oni private», ha replicato l’avvocato Anna Rossomando del Pd. Ma Di Battista ha insistito: «I deputati di FI ringrazian­o i colleghi del Pd dicendo loro “finalmente avete capito che le intercetta­zioni sono un danno”». Esulta anche Ncd: «L’emendament­o è una nostra battaglia che rivendichi­amo con fierezza», dice Alessandro Pagano.

Il ministro Non abbiamo chiesto nessun mandato a limitare gli ascolti come strumento di indagine

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