Lascia il generale che coordina la guerra all’Isis
Un mese fa l’ammissione del capo dei marines: la lotta contro i terroristi dell’Isis è a un punto di stallo. Poi la scoperta che il piano per addestrare ribelli filo occidentali per combattere in Siria contro lo Stato Islamico è fallito: l’obiettivo era quello di preparare migliaia di reclute, ma alla fine i militari Usa sono riusciti ad addestrare appena 54 ribelli. Solo 4 o 5 dei quali sono ancora in grado di combattere, ha ammesso il capo dello US Central Command. E, qualche giorno fa, la rivelazione che al Pentagono dozzine di rapporti degli analisti dei servizi segreti sono stati abbelliti per mascherare la mancanza di risultati nella campagna che, secondo quanto promesso più volte da Barack Obama, dovrebbe portare a «degradare e poi a distruggere l’Isis». Deve essere stato troppo per il generale John Allen: nelle prossime settimane lascerà l’incarico di inviato speciale della Casa Bianca per la lotta contro lo Stato Islamico che gli era stato affidato dal presidente esattamente un anno fa. Le dimissioni non sono state ancora ufficializzate (ma sono scontate) e l’uscita di scena di Allen non è, di per sé, il gesto clamoroso di un militare che se ne va sbattendo la porta: il generale, che era già in pensione, era stato richiamato in servizio da Obama e aveva accettato l’incarico pensando di svolgerlo per sei mesi, poi diventati 12 su richiesta del segretario di Stato John Kerry. C’è anche una motivazione familiare: la volontà di assistere la moglie malata. Ma le fonti che hanno fatto trapelare la notizia, riferiscono anche della frustrazione di Allen per la gestione troppo burocratica dell’iniziativa militare contro l’Isis e per i limiti imposti dalla stessa Casa Bianca all’offensiva condotta solo dal cielo coi droni: il generale avrebbe chiesto senza successo di poter schierare sul campo, almeno in Iraq, piccole unità tattiche di controllo per indirizzare meglio gli attacchi aerei. Che nel «divorzio» abbia pesato di più la delusione di Allen o l’insoddisfazione della Casa Bianca, la sensazione è, comunque, che a poco più di un anno della fine del suo mandato presidenziale e a pochi giorni dal possibile incontro con Putin all’Onu, il piano di Obama contro l’Isis sia una pagina bianca.