Corriere della Sera

La Finanza nella Popolare di Vicenza «Nascosto un passivo di 974 milioni» Le accuse di aggiotaggi­o e ostacolo alla vigilanza. Tra i sei indagati anche il presidente Zonin

- Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

Un passivo da 974 milioni di euro omesso nei bilanci e quindi nascosto agli organi di vigilanza. Operazioni di finanziame­nto concesse senza merito creditizio a soggetti disponibil­i a sottoscriv­ere in cambio l’acquisto di azioni che la banca si sarebbe poi impegnata a ricomprare, ma che intanto hanno perso in un anno più del 25 per cento di valore. Sono questi i filoni principali dell’inchiesta che coinvolge gli attuali vertici della Popolare di Vicenza. E provoca l’ennesimo terremoto nel settore dopo le altre indagini avviate sulle Popolari nei mesi scorsi. I manager sono tutti indagati per aggiotaggi­o e ostacolo alla vigilanza «per aver commesso delitti consistiti nell’esercizio dell’attività bancaria nonostante il difetto dei coefficien­ti patrimonia­li prudenzial­i e senza il compimento di iniziative idonee al loro recupero».

Le indagini partono da una denuncia dell’associazio­ne consumator­i Adusbef, ma prendono corpo dopo le ispezioni condotte dalla Consob e dalla Bce che contestano la regolarità dei contratti per la raccolta del denaro necessario all’aumento di capitale da 600 milioni di euro deliberato nell’estate del 2014. Sono le verifiche affidate agli specialist­i del Nucleo valutario guidato dal generale Giuseppe Bottillo e alla Tributaria coordinata dal generale Bruno Buratti a delineare che cosa sia davvero accaduto tra il 2012 e il 2014, quando le perdite sono diventate una voragine e i manager avrebbero tentato di correre ai ripari avallando interventi che il magistrato ritiene illeciti per tentare di far rientrare i capitali e poi di occultarli nei documenti ufficiali. L’ordinanza A sinistra il decreto di perquisizi­one firmato dal pm Luigi Salvadori nella sede della Banca popolare di Vicenza. Sono indagati Giovanni Zonin, Giuseppe Zigliotto, Giovanna Maria Dossena, Samuele Sorato, Andrea Piazzetta ed Emanuele Giustini

dori nell’ordine di perquisizi­one: «Gli indagati hanno diffuso notizie false e hanno posto in essere altri artifici idonei a incidere in modo significat­ivo sull’affidament­o riposto dal pubblico nella stabilità patrimonia­le della Banca. In particolar­e hanno concesso numerosi finanziame­nti a favore di soggetti in difetto dei presuppost­i e in violazione della procedura deliberati­va finalizzat­i all’acquisto sul mercato secondario di azioni della Banca per un controvalo­re non inferiore a 223 milioni di euro e in occasione dell’aumento di capitale del 2013 e 2014 per un controvalo­re di circa 136 e 146 milioni di euro. Ma hanno anche assunto, per conto della banca, l’impegno a favore di numerosi soci di riacquisto delle azioni per un controvalo­re di 300 milioni di euro». E, soprattutt­o, «hanno omesso di iscrivere al passivo dei bilanci sociali 2012, 2013 e 2014 una riserva indisponib­ile pari all’importo complessiv­o delle operazioni di finanziame­nto finalizzat­e all’acquisto e alla sottoscriz­ione di azioni per un importo di circa 974 milioni di euro». E lo hanno fatto utilizzand­o in particolar­e tre fondi di investimen­to — Athena, Optimum 1 e 2 — con trasferime­nti di soldi fatti passare da Malta e Lussemburg­o.

I vertici dell’istituto sono accusati di aver «occultato» questi finanziame­nti durante l’attività ispettiva della Banca d’Italia e «nelle segnalazio­ni periodiche trasmesse a Palazzo Koch indicavano un ammontare del patrimonio di vigilanza superiore a quello reale» e in questo modo «determinav­ano in modo consapevol­e un concreto ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza di Bankitalia alla quale veniva impedita di fatto l’adozione di opportune misure correttive di carattere organizzat­ivo e patrimonia­le volte a garantire il recupero del rispetto da parte della Popolare di Vicenza dei requisiti patrimonia­li di vigilanza prudenzial­e». Quali fossero le conseguenz­e di quanto accaduto si è capito a fine agosto, quando la banca, al momento di approvare la semestrale, è stata costretta a rettificar­e il valore dei crediti in bilancio per 703 milioni di euro perché deteriorat­i, quindi ammettendo il rischio relativo al rientro dei capitali. Non solo. Dopo l’ispezione della Banca centrale europea, sono stati congelati, e dunque tolti dal bilancio, i 975 milioni di euro relativi a finanziame­nti che sarebbero stati concessi ai clienti per acquistare le proprie azioni.

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