Un avatar in corsia
In azione Il robot «RP-Vita» ieri pomeriggio mentre si muove lungo i corridoi del Policlinico di San Donato con un dottore ecografo e di una sonda per l’endoscopia, il dottore può teleguidare i due esami. Dal corpo metallico di Rp-Vita esce poi, come un braccio, uno stetoscopio che consente di auscultare il cuore e i polmoni. I microfoni permettono la comunicazione anche tra più medici, ognuno in un posto diverso, per un consulto multidisciplinare.
Il robot, alto un metro e 70, costa tra i 100 e i 180 mila euro l’anno (a noleggio). Al Policlinico San Donato ne ha voluti due il medico Carlo Pappone, conosciuto anche come l’elettricista del cuore, che ha presentato la novità in occasione dell’inaugurazione del suo nuovo reparto di Elettrofisiologia. «Il robot non sostituisce il dottore, ma rappresenta un’estensione delle capacità umane che hanno un limite oggettivo: non si può essere in due posti diversi nello stesso momento — spiega Pappone, autore di una recentissima scoperta sulla cura per la sindrome di Brugada, causa di morte improvvisa anche tra i giovani, spesso sportivi —. Il mio avatar mi consente di mantenere i rapporti con i pazienti e collaboratori anche da lontano oppure mi permette di entrare nella stanza di un paziente di notte con il medico di guardia». Nasce, però, un dubbio: così la medicina rischia di disumanizzarsi? Riflette Gabriella Pravettoni, docente della Statale e promotrice del primo patto tra medico e paziente sull’umanizzazione delle cure allo Ieo: «Non bisogna pensare che l’innovazione tecnologica tolga sostanza al rapporto tra medico e paziente. La tecnologia dev’essere un aiuto per dare una risposta ancora più personalizzata ai bisogni di ciascuno».
Grazie a un Gps incorporato il robot ha memorizzato lo spazio in cui deve muoversi. E, dopo il consulto, torna automaticamente alla postazione di ricarica. Pronto per la prossima visita. «Adesso mi sembra questa la realtà — dice Jake Sully, il protagonista del film Avatar di James Cameron —. E il mondo reale la fantasia».
@SimonaRavizza