Spacchi e abiti sottoveste È tendenza leggerezza
Londra, sfilano Burberry e Versus. Il via alle passerelle milanesi
New York chiama Londra. E Londra chiama Milano. Di qui e di là dell’Oceano sembra esserci voglia di leggerezza. Oggi apre la fashion week milanese con la certezza che questo è lo spirito nell’aria . A Buckingham Palace e dintorni pochi giorni ma buoni con Burberry, ancora una volta, a farla da padrone, che sfila per la prima volta anticipando in snapchat flash di contenuti sin dal giorno prima. Una rivoluzione nel sistema considerando che i backstage sono da sempre praticamente off limits sino all’ultimo e che gli stilisti non amano mettere il punto sino a quando la musica dello show non parte. Ma Christopher Bailey, lo stilista che è anche amministratore, unico caso nel fashion system, è un intraprendente, più nella modernizzazione della comunicazione che nello stile. Per gli abiti l’inglese va sulle certezze. Del trench naturalmente, che Bailey è bravo ad attualizzare ad ogni stagione: in seta con asole dorate a questo giro. Poi montgomery e cappe. Cappottini e caban. Sotto riecco l’abito sottoveste visto alle sfilate newyorkese e se deve essere abito midi o lungo la tendenza sul ritorno dello spacco è una certezza. Altrimenti corto e mai banale: ricamato o in pizzo, purché l’effetto sia iper ricercato. Da Versus by Antony Vaccarello la leggerezza si trasforma in grinta e tanto è scuro e militarizzato o inserito in una gang: mini e bomber, tubini e lunghi di chiffon animalier che siano solo lo strascico di una piccola giacca da cocktail. Asimmetrie per rompere le regoli ancestrali della lunghezza perfetta. Spacchi, naturalmente.
Applausi per Vivienne Westwood che di moda non parla più: apre bocca solo per dire che ci sono troppi crimini contro l’umanità e che bisognerebbe manifestare. Lei lo fa a modo suo: con gli abiti. Che sono anarchici ma anche no: fra tailleur maschili e gonnelle frivole. Sir Paul Smith non ha mai nascosto la sua passione per r l’immaginario femminile al maschile, giacche e pantaloni, se non fosse per i colori e i tessuti ultra light. L’immaginario di Mary Katrantzou è sempre quello un po’ onirico delle stampe e dei 3D: farfalle e stelle che brillano i nuovi temi per r abitini che sono come tele sulle quali ricamare e stampare e applicare. Christopher Kane colora e scompone e ricompone e taglia anche lui. Tailleur e abiti, giacche e bluse non sono mai senza un vezzo. Femminilità leggera, ecco cosa. Persino làà dove la ricerca è quasi maniacale, da Pringle of Scotland la a materia, cioè la maglia.
E il testimone passa a Milano con la consapevolezza che i ritmi saranno pesanti: sei giorni di sfilate contro gli otto di New York e Parigi. C’è una gran bellaa differenza di respiro. Una settantina di show con una media a di undici/dodici al giorno. Poi un centinaio di presentazioni e una trentina di eventi. Pensare di godersi lo settimana è impossibile ma evidentemente va a bene così. Ieri intanto la Scuola a di moda Marangoni ha cominciato i festeggiamenti per gli 80 anni con la sfilata-concorso dei 16 tra i migliori fashion designer provenienti dalle quattro sedi (Milano, Londra, Parigi e Shanghai): vincitrice Lu Huiyang, cinese, terzo anno. Cina,che fra l’altro sarà a Milano, con Fashion Designer e due fraa i più quotati stilisti del momento: Huizhou Zhao e e Li Xiaoyan. Sempre ieri Giulianaa Cella ha presentato le sue creazioni in tessuti di fibre quasi commestibili.