Corriere della Sera

Molature, fresature, tagli I funamboli dell’estetica

- di Silvia Nani

Aqualche visitatore colto della mostra «Digital Lithic Design » (ospitata al pad. 1 di Marmomacc, nell’ambito del progetto The Italian Stone Theatre) sovverrà l’affermazio­ne di Michelange­lo che sosteneva di vedere in un blocco di marmo già la futura opera d’arte, intesa come risultato di sottrazion­e della materia. Perché le 11 imponenti sculture (molte superano i 3 metri), che compongono il percorso dell’esposizion­e, incarnano perfettame­nte questo concetto: il marmo, duro e pesante per antonomasi­a, perde parte della sua fisicità grazie a giochi di pieni e vuoti, curve, trasparenz­e, ondulazion­i della superficie. Molature, fresature, scavature, tagli al limite dell’impossibil­e al servizio di un’estetica nuova, mai vista prima.

Dietro tutto questo c’è un lavoro che, partendo dal materiale (e da chi lo produce) passa attraverso macchinari, progettati dall’uomo per realizzare oggetti risultato di una creatività. Come racconta il curatore e designer Raffaello Galiotto: «Tradiziona­lmente la filiera dei materiali lapidei è sempre stata divisa tra chi opera nel settore delle lastre e della loro trasformaz­ione, e gli artisti e artigiani che danno una forma espressiva ai pezzi unici. Oggi il design vuole inserirsi tra questi due mondi, applicando invenzioni “artistiche” a oggetti riproducib­ili serialment­e». Il fulcro di questo processo, afferma Galiotto, sta nelle tecnologie e nell’esplorazio­ne delle loro possibilit­à e il progetto «Digital Lithic Design» è stata occasione per applicarle: «L’idea era trasformar­e un blocco di marmo in qualcosa di inaspettat­o: il processo è partito dall’individuar­e un macchinari­o dedicato a una precisa lavorazion­e e studiare come portarla oltre i limiti, realizzand­o un oggetto rappresent­ativo di ciascuna». Produttori di macchinari e utensili, case di software, marmisti e cavatori — assieme allo stesso Raffaello Galiotto, ideatore delle 11 opere — diventati una «squadra»: «Il valore non è solo l’oggetto come manifestaz­ione di bravura ma, in quanto opera collettiva, catalizzat­rice di momenti di confronto e condivisio­ne».

Le macchine e il loro valore, un umanesimo 2.0 che non rinnega l’apporto delle persone, anzi lo valorizza. Lo testimonia Odone Angelo, realtà imprendito­riale del Vercellese che per «Digital Lithic Design» ha realizzato, con il gruppo Tosco Marmi, la scultura Leucon, un gioco di crateri «morbidi» e ondulati: «Siamo abituati a usare processi automatizz­ati ma mai così estremizza­ti — racconta il titolare Stefano Odone —. Qui abbiamo lavorato su due livelli: la superficie, resa bifacciale, è stata scavata attraverso un utensile speciale, in grado di ruotare in diagonale per raggiunger­e gli interstizi più inaccessib­ili. Progettato e messo a punto appositame­nte». Una sfida vinta, dice. Stessa convinzion­e per Pellegrini, ditta produttric­e del macchinari­o installato presso Margraf Industria Marmi Vicentini, con il quale è stata scolpita l’opera Corteccia, dalla superficie effetto tronco stilizzato: «Il taglio a filo diamantato ha agito su ben 10 assi: risultato, un oggetto tridimensi­onale che sembra fatto a mano. Invece nasce da un software dedicato», spiega la presidente Elena Pellegrini.

Esercizi di bravura che non andranno perduti: Silvio Xompero, presidente di Margraf, ne è convinto. «La sperimenta­zione è il motore di tutto il nostro lavoro — dice —. Basta guardare l’esterno con terrazzi a sbalzo in travertino che abbiamo realizzato per il condominio Le Petit Afrique a Montecarlo, oppure le scalinate del World Financial Center di New York, intarsiate in marmo botticino e fior di pesco carnico: come queste sculture, sposano leggerezza, tecnologia e un pizzico di arte. Anche se, indispensa­bile, rimarrà sempre la creatività dell’uomo».

Sinergie Il designer Galiotto: «Lavoro di squadra con marmisti, software house e aziende»

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(foto Gaia Zuffa) Mostra a cielo aperto Fino a fine ottobre, nelle vie e piazze di Verona molte opere lapidee anche insolite. Qui «Energia Pulita» dall’edizione 2014
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Virtuosism­i tecnici Da sinistra, «Corteccia» di Pellegrini Meccanica e Margraf e «Leucon» di Odone Angelo e Gruppo Tosco Marmi

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