Il Volo: duetti virtuali con Elvis ma il nostro mito è Bublé
L’Arena così piena è una rivincita. «Dopo Sanremo tutti si chiedevano se ce l’avremmo fatta. Questo tour è stato la dimostrazione che facciamo un genere che non morirà mai». Dopo la vittoria di Sanremo e un’estate di concerti, Il Volo si sente profeta anche in patria.
Il trio, scoperto dal talent per babycantanti di Antonella Clerici e arrivato al Festival passando per il successo all’estero, chiude un’annata speciale con la pubblicazione dell’album «L’amore si muove» (esce venerdì) e un concerto che va in onda questa sera su Rai1. Tanta musica. I classicissimi italiani («Volare», «Il mondo», «Ancora», «O sole mio») e le nuove canzoni, spazi da solisti per sfogare le proprie passioni: l’opera (Piero Barone), Elvis e il songbook americano (Gianluca Ginoble), il soul e Pino Daniele (Ignazio Boschetto). Ma anche molto show. Gag, battute e coinvolgimento del pubblico con le nonne e le ragazze più carine invitate a ballare. Si vede che i tre arrivano dallo show business americano: sanno intrattenere, non si limitano a cantare. Il loro pubblico formato famiglia — tanti capelli grigi in platea ma anche ragazzine che li aspettano fuori dall’hotel — vuole questo. Che poi non siano scelte per palati raffinati è un altro discorso. «È lo stesso percorso di Bublé. Lui ha iniziato con le cover di Sinatra, noi con Claudio Villa e i nostri classici», dicono. Al crooner sono legati anche dal fatto che saranno gli unici a duettare virtualmente con Elvis Presley in un album con riletture orchestrali per gli 80 anni del re del rock.
Lunedì sera sul palco c’erano anche Carlo Conti, Giancarlo Giannini, Francesco Renga («L’amore si muove», singolo del nuovo album, è un riadattamento di un suo brano), Fragola e un Francesco De Gregori così lontano musicalmente da far nascere delle domande sull’abuso dei duetti nella musica italiana. «Anche lui era perplesso, ma si è convinto quando ha capito che volevamo raccontare una sua canzone e non cantarla con le voci spinte. Siamo versatili».