ACCOGLIERE I MIGRANTI PIETÀ, MA ANCHE INTERESSE
Finita la fase di emergenza, bisognerà dare una casa, un lavoro, ed altro, a tutti i migranti. Ed essi avranno anche il desiderio di ricongiungersi ai propri familiari. Tutti i Paesi stanno pensando a questa fase di emergenza. Ma qualcuno sta pensando già alla fase successiva, quella della normalità? a molti anni i sociologi e i demografi ci ricordano che l’Europa ha una insaziabile fame d’immigrazione. Stiamo invecchiando e il tasso di natalità (con poche eccezioni, fra cui la Francia) è pericolosamente stagnante. Per più di mezzo secolo, dalla fine della Seconda guerra mondiale, abbiamo fatto una politica di ridistribuzione del reddito che ha straordinariamente allargato l’area delle previdenze sociali. Chi pagherà le nostre pensioni e il nostro trattamento sanitario quando il numero dei pensionati supererà quello di coloro che lavorano e versano i loro contributi all’Inps? I governi avrebbero dovuto allarmarsi quando hanno appreso che il 50% degli iscritti alla Cgil (il maggiore sindacato italiano) è costituto da pensionati. In un articolo apparso su LaVoce (un giornale italiano on line pubblicato a New York) uno studioso, Manlio Graziano, ricorda le parole pronunciate nel 2011 da Cecilia Malmström, allora commissaria europea agli Affari sociali: «Quando incontro i ministri del Lavoro, quasi tutti parlano del bisogno di immigrati; ed è vero: ne abbiamo bisogno a centinaia di migliaia, a milioni a lungo termine. Ma quando i ministri vanno a parlare davanti alle loro opinioni pubbliche nazionali questo messaggio sparisce del tutto, perché il bisogno di immigrati è difficile da spiegare in un clima di disoccupazione elevata, di rivolte per le strade, di crisi finanziaria e di persone in estrema difficoltà».
La democrazia resta, nonostante tutto, il meno peggio dei sistemi possibili e sarebbe pericoloso ignorarne le regole, soprattutto in un momento in cui i governi sono insidiati da movimenti demagogici e populisti. Ma dall’esempio tedesco potremmo ricavare qualche utile ammaestramento. La Germania persegue ormai da qualche anno una politica d’immigrazione selettiva, destinata a colmare i vuoti della demografia tedesca in alcuni settori della economia nazionale. Si è mossa con prudenza per evitare troppi soprassalti xenofobi, ma nelle scorse settimane ha saputo cogliere al volo un’occasione favorevole. Quando ha capito che le strazianti immagini dei migranti e del corpo del piccolo Aylan avrebbero screditato i movimenti xenofobi agli occhi della opinione pubblica tedesca, ha «prenotato» 800.000 siriani. È vero che nei giorni successivi ha nuovamente instaurato il controllo alle frontiere. Ma nel frattempo il governo tedesco aveva dato un importante contributo alla soluzione del problema e fatto contemporaneamente un ottimo investimento: i siriani sono una delle popolazioni più scolarizzate del Mediterraneo meridionale.
Non tutti i Paesi sono in condizione di imitare la Germania. Ma non sarebbe male se alcuni governi europei, fra cui il nostro, cercassero di spiegare ai loro connazionali che l’accoglienza dei migranti non è soltanto una manifestazione di umana solidarietà. È anche un interesse nazionale.