Corriere della Sera

L’Inter all’attacco dei luoghi comuni «Siamo noiosi? Vedremo alla fine...»

Mancini: «I gufi non li sento, occhio al Verona»

- Serie A 5ª giornata Alessandro Pasini

Come ogni governo nascente, anche quello dell’Inter deve combattere con i renziani # amicigufi. Così è la vita, e dunque il calcio. Infatti Roberto Mancini, uomo di mondo, non fa un plissé: «Ci gufano? Massì, tutti gufiamo, è normale. Nessun problema». E figurarsi se può esserlo quando sei primo in questo modo.

Alla vigilia del match col Verona, ogni eventuale obiezione al potere nerazzurro si perde nell’aria fresca di Appiano. Se ricordate al Mancio l’accusa di noiosità alzatasi dopo la quarta vittoria per un solo gol di scarto (vergogna!), vi risponderà che «anche al Manchester City me lo dicevano, all’inizio. Spero finisca qui come là...». Se gli dite che sì, però, si potrebbe giocare meglio, vi spiegherà che, «per una squadra di vertice conta anzitutto vincere e che chi vince a fine stagione ha sempre ragione». Se lo sfruculiat­e su Felipe Melo, puntualizz­erà che «contro il Chievo è stato il più corretto di tutti, ha fatto un solo fallo: su di lui si sta esagerando». E se azzardate paragoni con la sua prima Inter Eva Carneiro dice addio al Chelsea. La dottoressa dei Blues, secondo la Bbc, ha deciso di lasciare il club dopo la rottura con il tecnico José Mourinho (nella foto il tecnico e la dottoressa). Lo Special One aveva duramente criticato la Carneiro, accusandol­a di avere mal gestito un lieve infortunio di Hazard durante la partita contro lo Swansea dello scorso 8 agosto, costringen­do la squadra a giocare in 9. Nel dopo partita, che vinse molto e bene, vi stopperà così: «Non si può. Non abbiamo fatto niente di grandioso. Dobbiamo ancora lavorare e crescere molto».

Il manifesto del giorno, allora, è trattare il Verona come se fosse lui il primo in classifica, anche se non avrà Luca Toni infortunat­o e anche se — per quanto possa valere — l’Hellas non ha mai battuto l’Inter a San Siro e il suo tecnico Mandorlini, ex nerazzurro dei record con Trapattoni nel 1989, da allenatore non ha mai sconfitto l’Inter. Dettagli da scordare per non deragliare: «Non esistono partite scontate, serve il 120%».

Una buona ragione per vincere è anche l’arrivo oggi di Erick Thohir. Il grande capo starà a Milano fino a sabato, affronterà temi delicati come il postFasson­e, la questione San Siro e un consiglio di amministra­zione, ma en passant vorrebbe festeggiar­e la sua prima apparizion­e italiana da capolista con tre punti. Nelle precedenti 17 occasioni li ha messi in tasca solo quattro volte: è tempo di cambiare la storia.

Chi lo aiuterà? Assente solo Murillo (tornerà probabilme­nte abile per domenica con la Fiorentina) in allenament­o ieri Mourinho aveva definito il suo staff medico (sotto accusa era finito anche il fisioterap­ista Jon Fearn) «impulsivo e ingenuo» sottolinea­ndo che «chi siede in panchina deve capire il gioco». Dopo quell’episodio, il ruolo della Carneiro all’interno del club è stato fortemente ridimensio­nato. La 42enne, cui è stato fra l’altro impedito di sedere in panchina durante le partite del Chelsea, ha deciso di non tornare più a Stamford Bridge parevano tutti tonici. Melo e Medel ringhiavan­o anche nei torelli, Ljajic estraeva pepite in corsa e su punizione, Miranda è smaltato per tornare ministro della difesa e, insomma, le varianti sono tantissime. «Turnover? Può essere», dice Mancini, che poi sul tema manda un pensiero al collega Garcia: «Se col Sassuolo avesse vinto era un fenomeno a fare il turnover, invece gli danno del mediocre... Va così, si sa, ma noi tecnici dobbiamo essere pronti alle critiche». Stasera potrebbe arrivare l’ora di Brozovic e Ljajic, magari in un 4-3-3, ma una squadra che vince ed è senza coppe ha meno bisogno delle altre di cambiare. Si vedrà. A gioco fermo tutto vale, e la bontà delle scelte la misurerà stasera solo il risultato. Tutto il resto, quello sì, è noia. nonostante i richiami del club e ora potrebbe intentare una causa legale al club . Sul caso, in particolar­e su alcune presunte offese verbali di Mourinho nei confronti della dottoressa, sta indagando anche la Football Associatio­n. Dovesse essere giudicato colpevole, il tecnico rischia una squalifica di 5 giornate, ma secondo i media inglesi l’inchiesta starebbe procedendo verso l’archiviazi­one. Slalomista Felipe Melo, 32 anni, si allena a schivare paletti ad Appiano (Getty Images)

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