Corriere della Sera

Presidente e c.t. chiarirsi o dirsi addio

- Di Daniele Dallera

Archiviato l’Europeo, alcune verità azzurre sottocanes­tro. Non si può essere soddisfatt­i, addirittur­a festeggiar­e un 6° posto agli Europei. Una pretesa irragionev­ole quella del c.t. Simone Pianigiani, una recita da grande attore quella del presidente federale Gianni Petrucci (i due nella foto) che non riesce più a prendere sonno da quando l’Italia del basket ha dovuto inchinarsi alla felicissim­a Lituania. Sul palco davanti al pubblico sostiene una parte, dentro di sé è ferito, arrabbiato, deluso: voleva di più, almeno una medaglia. La pensa come Danilo Gallinari, un grande campione, dentro e fuori dal parquet, per esempio quando con simpatica rabbia sbotta: «Basta, mi sono rotto le palle di perdere. Passano gli anni e non si vince nulla». Senza alcuna polemica, parole che arrivano dal cuore, il più forte giocatore italiano ha ragione, con questa Nazionale si poteva e doveva vincere, almeno entrare tra le prime 4. Ben guidata, felicement­e allenata da Pianigiani, ottimo tecnico, se ne convinca il presidente Petrucci, il primo a non credere nel c.t. Perché questa è un’altra verità, che tutti sanno: i due non si prendono, non c’è feeling, diffidano l’uno dell’altro (eventuali smentite non sarebbero prese in consideraz­ione...). E così non si può andare avanti. Nemmeno in forza di un contratto. Se non si trova una pace costruttiv­a in famiglia, spesso lesionata da litigi, discussion­i, atteggiame­nti sbagliati (di Pianigiani che ha avuto tutto) in questi mesi di convivenza pre Europei, meglio per il basket italiano, per questo benedetto preolimpic­o che chissà se ci porterà a Rio, trovare una soluzione, un’altra guida tecnica. Che è nei sacrosanti diritti di un presidente federale. Il c.t. si convinca che è un errore clamoroso esaltare le rivali e sminuire la propria squadra. Lo ha fatto troppo spesso, alla vigilia per mettere le mani avanti e in sede di commento finale per esaltare un 6° posto che richiedere­bbero altre riflession­i, magari proprio su se stessi. Con una analisi profonda, e magari con un sorriso, che non guasta mai, con pensieri e giudizi positivi su una Nazionale che avrebbe meritato ben di più. Via lo spumante e acqua fresca sorgiva per rigenerars­i.

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