Strage nell’ospedale attaccato dagli aerei Usa Dura accusa dell’Onu
AFGHANISTAN MEDICI SENZA FRONTIERE: SAPEVANO DI COLPIRCI
Strage nell’ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz, in Afghanistan, assediata dai talebani. Decine di morti e feriti. A colpire sono stati i caccia Usa. Si è trattato di un bombardamento ripetuto che ha distrutto parte della struttura e causato un grave incendio, mentre i medici operavano. Protesta Onu. Msf: sapevano di colpirci.
I caccia Usa colpiscono l’ospedale di Medici Senza Frontiere (Msf) nella città di Kunduz assediata dai talebani. Ieri sera la responsabilità americana appariva praticamente certa. Il portavoce Usa a Kabul, Brian Tribus, ha ammesso che i bombardamenti «potrebbero aver causato danni collaterali a una struttura medica di Kunduz».
Certo è che si è trattato di un bombardamento devastante e ripetuto per quasi mezz’ora dopo le due di notte, che ha ridotto in briciole parte della struttura e causato un grave incendio mentre i medici operavano i pazienti e davano soccorso alle vittime dei combattimenti iniziati lunedì. Il bilancio di sangue è grave: almeno 19 morti (fonti locali parlano già di «ben oltre venti»), di cui 12 tra medici e paramedici dell’organizzazione umanitaria. I feriti sono una quarantina, tra loro almeno 19 dipendenti di Msf. Pare però che un’altra trentina di persone tra le circa 180 presenti nell’ospedale manchi all’appello. «È stata distrutta la struttura medica più importante della zona che ancora funzionava. E ciò nonostante noi avessimo notificato l’attività dell’ospedale e la sua posizione Gps sia ai comandi Nato, che ai militari afghani e ai talebani», sostengono i responsabili di Msf puntando direttamente il dito contro le forze americane. « Tutto lascia credere che il bombardamento sia stato condotto dalla Coalizione Internazionale», aggiungono in un comunicato da Kabul.
Torna così per gli Stati Uniti e i loro alleati nella coalizione
Reazioni
L’Onu ha condannato il raid chiedendo un’inchiesta
Per Msf si tratta di una «grave violazione del diritto internazionale»
Le forze Usa ammettono «danni collaterali» nel raid su Kunduz Nato-Isaf uno dei problemi più ricorrenti dai mesi seguenti l’invasione dell’Afghanistan nell’autunno 2001 per scalzare Al Qaeda e gli alleati talebani dell’organizzazione terroristica: quello delle «vittime collaterali». Come operare con le nuove armi sofisticate contro una guerriglia che, come tutte le guerriglie, si muove tra i civili? Già nel luglio 2002 il bombardamento per errore di un corteo nuziale (44 morti) a sud di Jalalabad causò ondate di forte risentimento tra la popolazione pashtun. Il dilemma si è fatto via via più urgente con il ritorno talebano, prima nelle zone rurali, quindi nelle città. Tanto da scatenare la crisi aperta tra Washington e l’ex presidente Hamid Karzai. E ciò nonostante circa due terzi delle vittime civili in Afghanistan (in media poco più di 2.000 morti annuali dal 2009) sia provocata dagli attacchi talebani.
Ieri l’amministrazione del nuovo presidente Ashraf Ghani, noto per i suoi sentimenti molto più filoamericani di Karzai, ha rapidamente puntato il dito contro i talebani. Il suo ministero della Difesa ha infatti accusato i talebani di essere entrati in forze nell’ospedale. E il portavoce del ministero degli Interni, Sediq Seddiqi, ha dichiarato che «tra i 10 e 15 terroristi erano nascosti nell’edificio al momento del bombardamento». E ha aggiunto: «Tutti sono stati uccisi, ma sfortunatamente anche i dottori». Molto più dura la reazione del commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad al Hussein. «È stato un incidente tragico, inescusabile, forse anche criminale. Se fosse stabilito dall’inchiesta che è stato un attacco deliberato contro l’ospedale, potrebbe essere un crimine di guerra». Il Segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter, dopo aver ricordato che negli ultimi giorni Kunduz è stata al centro di intensi combattimenti e nelle vicinanze dell’ospedale sono posizionati i talebani, ha garantito che l’inchiesta è già avviata e offerto le condoglianze alle vittime. Zabbihullah Mujahidi, noto portavoce talebano, ha per contro negato vi fossero guerriglieri nell’ospedale.
Conseguenza immediata è comunque il rallentamento dell’offensiva anti-talebana. Lunedì scorso questi erano riusciti a occupare Kunduz, allargando il loro controllo sul nord del Paese. Da allora l’esercito afghano ha chiesto l’aiuto Usa per riprendere il territorio perduto.
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