Corriere della Sera

Presi e affondati 770 barconi degli scafisti

Il rapporto riservato del Viminale sulla lotta ai trafficant­i di uomini. «Da gennaio sono morti 2.755 migranti»

- Di Fiorenza Sarzanini

Gommoni affondati, pescherecc­i incendiati e mandati alla deriva. In attesa del via libera definitivo dell’Unione europea alle missioni contro gli scafisti, un rapporto riservato del Viminale sull’attività relativa all’immigrazio­ne svolta nei primi nove mesi del 2015 rivela che dall’inizio dell’anno sono 771 le imbarcazio­ni distrutte, 49 quelle sequestrat­e. Due anni dopo il naufragio di Lampedusa che provocò centinaia di morti, il bilancio tracciato dagli analisti del ministero dell’Interno dimostra che l’attenzione deve rimanere concentrat­a proprio nella lotta contro i trafficant­i di uomini. Anche tenendo conto che la possibilit­à di ottenere dall’Onu una risoluzion­e che autorizzi una missione militare in Libia appare assai remota e la situazione dello Stato africano continua a essere fuori controllo.

Gli sbarchi

Sono 130.449 i migranti giunti sulle coste italiane, quasi tutti ospitati nei centri governativ­i oppure nelle strutture reperite dalle prefetture sulla base della indicazion­i fornite dal Dipartimen­to guidato dal prefetto Mario Morcone. La maggior parte ha chiesto di poter ottenere lo status di rifugiato. Secondo quanto dichiarato la scorsa settimana in Parlamento dal ministro Angelino Alfano «le istanze di protezione internazio­nale definite dalle commission­i territoria­li sono state 42.801, con un incremento del 74 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014». Sono 115.918 gli stranieri partiti dalla Libia, 9.830 dall’Egitto, appena 2.471 dalla Turchia. E proprio questi numeri dimostrano la necessità di governare i flussi in modo da evitare altre tragedie. Gli accordi di polizia siglati con le autorità di Ankara hanno infatti consentito di chiudere quasi completame­nte quella rotta marittima dopo numerosi naufragi avvenuti all’inizio di quest’anno. Ciò non impedisce ai migranti di intraprend­ere lo stesso il viaggio verso l’Europa, ma la scelta di optare per la rotta terrestre si è dimostrata certamente più sicura. Basti pensare che secondo i dati forniti dall’Alto commissari­ato per i rifugiati, i morti nel Mediterran­eo nel 2015 sono stati 2.755, solo 287 i cadaveri recuperati.

I mezzi distrutti

I risultati dell’attività contro gli scafisti rappresent­ano il capitolo più interessan­te perché per la prima volta rivelano l’esito di un lavoro svolto senza clamore ma, a quanto pare, fondamenta­le per cercare di limitare il traffico di esseri umani gestito dalle organizzaz­ioni criminali libiche. Un’offensiva che — almeno a leggere i numeri — potrebbe aver messo in difficoltà gli scafisti, costretti a cercare nuovi canali di approvvigi­onamento dei mezzi, visto che rispetto allo stesso periodo del 2014 sono approdate circa 8.000 persone in meno. Fino allo scorso anno l’affondamen­to dalle imbarcazio­ni era vietato per ordine del ministero dell’Ambiente che ritiene possa essere causa di grave inquinamen­to del mare. Le nuove disposizio­ni del ministro Angelino Alfano — sollecitat­o dai vertici della Direzione centrale dell’immigrazio­ne e della polizia di frontiera — consentono invece la distruzion­e e l’abbandono e ciò impedisce che i trafficant­i le recuperino dopo i soccorsi, come invece avveniva in passato. Nelle tabelle allegate al dossier si parla di un’unica imbarcazio­ne ripresa dagli scafisti e l’episodio è noto perché in quell’occasione i criminali furono ripresi dopo aver attaccato il mezzo della Guardia Costiera che aveva soccorso i migranti e costrinser­o l’equipaggio a restituire loro il barcone. Sono 404 gli stranieri arrestati nei primi nove mesi dell’anno per aver gestito il traffico e soprattutt­o per aver guidato gommoni e barcone cariche di migranti, 113 sono egiziani, 63 tunisini.

La «relocation»

Nei prossimi giorni dovrebbe cominciare il trasferime­nto dei migranti da ricollocar­e negli altri Stati, così come stabilito dall’Unione europea. L’Estonia ha firmato due giorni fa un accordo con l’Italia per l’accoglienz­a degli stranieri, ma la destinazio­ne iniziale dovrebbe essere la Svezia. Subito dopo comincerà a funzionare a Lampedusa il primo «hotspot» per l’identifica­zione degli stranieri. È la fase iniziale di un progetto che prevede la partenza di 40mila stranieri e l’apertura di cinque centri di smistament­o. Un sistema che al momento non appare affatto risolutivo.

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I sopravviss­uti Alcuni superstiti del naufragio riuniti ieri a Lampedusa: la foto è tratta dalla pagina Facebook del Comitato «3 ottobre». A sinistra, il barcone della tragedia del 2013 (foto Ansa)
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