Corriere della Sera

La prospettiv­a Sinodo alla ricerca di mediazioni

Al via l’assemblea che deve affrontare i nodi di divorziati e coppie di fatto nel solco delle aperture del Pontefice Forte e Baldisseri: verso esiti condivisi

- di Luigi Accattoli www.luigiaccat­toli.it

Tempesta alla vigilia del Sinodo sulla famiglia che apre oggi e lavorerà per tre settimane: il documento finale verrà votato sabato 24. Un teologo polacco del Vaticano (Krzysztof Olaf Charamsa) che fa un coming out quanto mai intempesti­vo con un’intervista al Corriere della Sera di ieri: «Sono gay, ho un compagno, vorrei che la mia Chiesa rivedesse la condanna dell’omosessual­ità». E c’erano stati subito prima due «ospiti» del viaggio di Francesco negli Stati Uniti che avevano raccontato d’averlo salutato familiarme­nte nella Nunziatura di Washington e che sono una militante antigay (Kim Davis) e un omosessual­e dichiarato (Yayo Grassi) che è andato all’appuntamen­to papale con il compagno (Iwan Bagus).

Si tratta di lampi e tuoni mirati all’assemblea sinodale, che ieri ha avuto un preludio di pace con una veglia in piazza San Pietro presieduta dal Papa, presenti novantamil­a persone. Oggi ci sarà una concelebra­zione di Francesco con i 270 «padri sinodali» e domani partirà il dibattito.

Il Sinodo tratterà della crisi della famiglia: giovani che non si sposano, difficoltà di prepararli a questo passo in contesti non favorevoli, rapide rotture del matrimonio, passaggio a nuove unioni. Ma dibatterà anche sulle coppie di fatto, sull’omosessual­ità, sul posto che possono avere nella Chiesa i divorziati risposati.

Su questi argomenti marginali rispetto all’insieme — ma che sono proprio i più controvers­i — riparte ora lo psicodramm­a dell’anno scorso, quando si fece il primo dei due Sinodi sulla famiglia, convocati da un Papa che non ha paura del dibattito. L’anno scorso il rumore finì riassorbit­o da una conclusion­e mediana e dal rinvio delle questioni più ardue alla nuova assemblea.

Con quale prospettiv­a si apre dunque il Sinodo? La stessa prospettiv­a di quanto già visto l’anno scorso, cioè di un esito mediano largamente condiviso: così assicurano il segretario generale del Sinodo, cardinale Lorenzo Baldisseri, responsabi­le della macchina sinodale; e il segretario speciale, l’arcivescov­o Bruno Forte, il coordinato­re dei «periti» ai quali è stato affidato l’approfondi­mento del tema famiglia.

La previsione ha tre fuochi: vivo dibattito tra i «padri», forse più acceso rispetto a quello dell’anno scorso; raddoppiat­a baruffa mediatica, che stavolta del resto è già partita con una settimana d’anticipo; nessun esito interpreta­bile come ribaltone dottrinale, o «Papa in minoranza». È verosimile che il Sinodo faccia proprie tutte le aperture segnalate dal Papa in questi due anni e mezzo: migliore accoglienz­a in parrocchia, nei gruppi e nelle associazio­ni sia per le coppie di fatto, sia per gli sposati soltanto civilmente, in vista di un loro graduale «accompagna­mento» al «matrimonio sacramento»; il riconoscim­ento di qualche ruolo ecclesiale ai divorziati risposati, tipo testimoni e padrini nei sacramenti; l’invito alla misericord­ia — in confession­ale — nei confronti dei risposati che vivono una conversion­e e compiono un «cammino penitenzia­le» ma non possono tornare indietro (perché, poniamo, ci sono nuovi figli con il nuovo partner); un atteggiame­nto non giudicante, ma nessun riconoscim­ento pratico, verso l’omosessual­e che «cerca Dio».

In conclusion­e si dovrebbe arrivare — dicono in Vaticano — a una reimpostaz­ione dell’intera «pastorale familiare» in vista del metodo dell’accompagna­mento che si diceva e a molti piccoli aggiustame­nti del linguaggio, della disciplina e della prassi, nel segno di una maggiore flessibili­tà verso le situazioni irregolari. Ma nessuna decisione clamorosa che tocchi la dottrina. Ed è immaginabi­le che il Papa promulghi rapidament­e, come già l’anno scorso, le decisioni del Sinodo.

Non è prevedibil­e alcun riconoscim­ento pratico verso gli omosessual­i che «cercano Dio»

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